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Guida web alla sopravvivenza elettorale

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Una guida di orientamento alle fonti d’informazione online sulla campagna elettorale americana diviene, oggi, un esercizio di comunicazione parziale e limitato. Ma al di là di questo avvertimento, indispensabile, le guide per muoversi nella Rete sono allo stesso tempo vitali.

L’esercizio è parziale perché estremamente personale, anche per il presunto esperto. Ma fondamentale perché a tutti noi servono dei fari per navigare nell’oceano sconfinato di internet, nel quale si corre sempre il rischio di affondare, o di rincorrere il canto delle sirene. Di conseguenza, prima di addentrarsi nella guida, alcune considerazioni – brevissime – su ciò che si sta per comunicare.

Tralasciando quello che il nostro cervello è effettivamente in grado di assorbire da ciò che acquisisce dalla Rete – centinaia di lavori scientifici descrivono e spiegano le conseguenze di questo sovraccarico informativo – va ricordato quanto si sia evoluta e diversificata l’abilità di costruzione di un proprio palinsesto personale delle notizie. Oggi, ogni individuo autoprogramma il proprio flusso di informazioni, nell’eroico tentativo di perseguire l’antico obiettivo di Max Weber: mettere ordine “all’infinità priva di senso del divenire del mondo”. Un secolo dopo, ci accontenteremmo di mettere ordine all’infinità priva di senso della Rete, e questo vale anche per le elezioni americane.

Rispetto a otto anni fa, quando grazie alla campagna di Barack Obama e alle sue tecniche di mobilitazione il “web” irruppe definitamente sulla scena quale attore/strumento del momento elettorale, è già cambiato tutto. Nel 2008 Twitter era nato da soli due anni, lontano dal successo di oggi, e Facebook non era ancora una delle fonti preferite dagli utenti per informarsi. La maggior parte di noi “addetti ai lavori” si riteneva soddisfatta con la propria costellazione di siti di riviste e quotidiani, nonché di blog di giornalisti ed esperti. A questi ultimi si chiedeva di coniugare velocità di risposta ai problemi di cronaca, buona qualità dell’informazione data e capacità di sintesi – magari con un tocco più personale che nel consueto articolo di giornale. Insomma: una semplice “espansione web” del lavoro di approfondimento giornalistico e scientifico, nella quale era del tutto secondaria la capacità di marketing delle idee – saper confezionare in modo sofisticato il prodotto, al fine di essere percepiti nella Rete – e quella dell’interazione social con utenti e colleghi.

Nel 2016, il volume di informazioni disponibili sulle elezioni americane è diventato un mare magnum da cui ci chiediamo come non essere travolti. A questo proposito, immaginiamo di classificare le nostre esigenze informative in 3 macro aree. Come capire chi vincerà? Quali esperti ascoltare? Che tipo di informazione generalista privilegiare?


1.
Chi vincerà? La domanda che tutti si pongono, con sfumature diverse: ci saranno sorprese? Chi è in testa nei sondaggi? L’evento X o Y ha favorito Hillary Clinton o Donald Trump? Già nel 2008 – appena trentenne – l’ormai celebre Nate Silver divenne il golden boy della previsione elettorale: sul suo blog 538 (cifra che rappresenta la somma dei voti dei collegi elettorali delle presidenziali) azzeccò il risultato di 49 Stati su 50 nel 2008 e di 50 su 50 nel 2012, utilizzando un metodo testato nel mondo del baseball. La previsione – che si esprime nell’attribuire a ogni candidato una percentuale di vittoria – consiste nel sintetizzare dati dei sondaggi, dati socio-demografici e lo storico dei risultati elettorali. Un altro vecchio punto di riferimento della Rete è 270towin, anche questo nato come sito-fai-da-te, non gestito da professionisti: come nel caso di Nate Silver, una fonte meno ufficiale e per questo molto apprezzata dalla rete, divenuta poi mainstream.

Così come Realclearpolitics, di orientamento conservatore, che seleziona gli articoli più importanti della giornata e soprattutto offre una vastissima panoramica di sondaggi, comprese le singole competizioni elettorali statali. Il sito del “veterano” Larry Sabato, accademico e strategist dell’Università della Virginia, invece alterna previsioni (da qui il nome di “sfera di cristallo”) ad articoli di approfondimento. In ultimo citiamo la pagina di Nat Cohn, del New York Times, da visionare non foss’altro che per il piacere di consultare le sue mappe.


2.
Il rischio di perdersi tra “gli esperti” è enorme. In questo senso, è bene avere un’attitudine “conservatrice”: scegliere i propri campioni – pochi e fidati – e accettare novità solo da chi gode di altrettanta fiducia. Si tratta quindi di scelte limitate e parziali, frutto della strategia individuale di ognuno di noi.

Se si crede che società e demografia siano oggi la chiave per comprendere la natura del voto, è consigliatissimo Ronald Brownstein (@RonBrownstein su Twitter) del National Journal e commentatore per The Atlantic. Brownstein scrive interventi impagabili, che fanno il punto della situazione in modo completo e aggiornato. Per quanto riguarda la politica estera (ma anche interna) degli Stati Uniti oltre alla testata su cui vi trovate si consiglia di leggere Mario Del Pero. Del Pero, storico di base a Sciences Po, compie un’operazione semplice e utile, che non tutti fanno: riversare su blog gli articoli che escono sulla stampa nazionale.

Chi scrive ha una passione particolare per gli accademici che sanno semplificare e contestualizzare i fenomeni di oggi, ponendoli alla luce della storia: aiuta a uscire dal “presentismo” e dal sensazionalismo del web, un mondo nel quale troppo spesso appare tutto come inaudito. Non è il caso si domandarsi qui come mai solo pochi accademici si sforzino di entrare in Rete con i linguaggi della Rete, ma intanto segnaliamo Shortcutsamerica del professore dell’Università di Pisa Arnaldo Testi. Categoria “food for thought”, a cui appartiene anche la sezione web dei giovani americanisti italiani.

Tra i tanti nomi di singoli articolisti che si potrebbero fare, scegliamo il notissimo Ryan Lizza (@RyanLizza) del New Yorker. Parlare di Lizza è forse scontato, ma tutti noi ricordiamo la qualità dell’articolo che nel 2008 ricostruì la carriera dello sconosciuto Obama nella politica locale dell’Illinois.

3. Per quanto riguarda l’informazione generalista, il primo consiglio è quello di scegliere una – e una sola – newsletter tematica (scegliere di essere informati solo su “politics”, per esempio) di un grande quotidiano. Anche senza limitarsi agli americani New York Times e Washington Post: il britannico The Guardian ha un’ottima sezione USA, e pur non avendo il tempo di leggere tutto, ogni giorno saprete di cosa si parla oltreoceano.

Quanto alle novità dell’editoria online, puntiamo su Vox, dove scrive un altro piccolo genio, Ezra Klein. In calo, in questo personale borsino, Huffington Post e Politico. Nel 2008 erano scorsi e consultati da tutti, ma poi hanno perso la capacità di cogliere così lucidamente ciò che accade intorno a loro.