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Perché la Cancelliera Merkel resta saldamente in sella

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All’indomani delle elezioni in Nordreno-Westfalia la stampa europea ha dipinto la sconfitta della CDU come un voto contro la signora Merkel e la sua politica comunitaria fatta di rigore e austerità. Le cose non stanno davvero così.

In Germania le elezioni nei Länder sono innanzitutto sfide locali, che si decidono sulla base della personalità dei candidati e dei programmi elettorali da essi presentati. Nel caso di specie, la governatrice in carica, la socialdemocratica Hannelore Kraft scelse nel marzo scorso di dimettersi per andare ad elezioni anticipate, dopo che Die Linke, il partito dell’estrema sinistra, le tolse l’appoggio su una proposta di revisione del bilancio del ministero degli Interni locale. La signora Kraft era infatti alla guida di un governo di minoranza tra socialdemocratici e verdi, nato dopo le elezioni regionali del 2010. Nei due anni passati, la governatrice è riuscita a farsi amare dall’elettorato per i suoi modi ad un tempo decisi e gentili. Chi il 13 maggio ha votato SPD l’ha fatto soprattutto perché voleva confermare alla guida del Land la “pasionaria” socialdemocratica, non perché riconosca sin d’ora nei socialdemocratici un’alternativa più credibile alla CDU per il governo federale.

Rispetto all’SPD, la CDU locale (travolta da diversi scandali di corruzione negli scorsi mesi) ha mantenuto un atteggiamento ambiguo e certo non rigorista sui conti pubblici, senza offrire un’alternativa credibile all’elettorato. Anzi, la candidatura di Norbert Röttgen, attuale ministro dell’Ambiente del gabinetto Merkel, è stata percepita a Düsseldorf come un’imposizione del centro sulla periferia. Röttgen, apparso debole e fiacco in tutti i confronti con la governatrice, non ha dato alcuna garanzia di cambiamento; è stato perfino accusato dai liberali dell’FDP di fiancheggiare in realtà i verdi e la signora Kraft, nella speranza di una grande coalizione o di un’alleanza nero-verde. Se si aggiungono le gaffe commesse in diretta TV, Röttgen era insomma destinato alla sconfitta già ventiquattro ore prima dell’apertura dei seggi. L’elettorato liberal-conservatore ha scelto di voltargli le spalle, rimanendo a casa (neanche il 60% degli elettori si è recato alle urne) oppure scegliendo gli alleati liberali, il cui capofila, Christian Lindner, possedeva tutte le caratteristiche che mancavano a Röttgen: idee chiare, parlantina veloce e capacità di entusiasmare il pubblico. Come ha spiegato in un’intervista al quotidiano Handelsblatt anche il politologo Gerd Langguth, biografo della Cancelliera, il voto non ha quindi niente a che fare con la Grecia o con l’austerity voluta dalla signora Merkel. La Cancelliera rimane il politico più popolare insieme con il suo ministro delle Finanze e la CDU il primo partito a livello federale. Senza contare che in un sondaggio Emnid, divulgato proprio domenica scorsa, quasi l’80% dei tedeschi si diceva favorevole all’interruzione degli aiuti ad Atene, alla luce dello stallo politico creatosi dopo le legislative.

Anche se non imputabile alla signora Merkel, la disfatta della CDU in Nordreno avrà certamente conseguenze a livello federale. SPD e Verdi sono infatti ringalluzziti dal grande balzo in avanti e promettono di mettere sotto ulteriore pressione la maggioranza in vista dell’approvazione parlamentare del Fiscal Compact prevista per fine maggio. Come noto, tuttavia, la signora Merkel non è un politico che si sottragga al compromesso; anzi, nel corso degli anni ne ha fatto la cifra della sua azione politica. Non è un’elezione nel Land roccaforte dei socialdemocratici a scalfirne la leadership o, men che meno, a segnarne il tramonto politico.