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Rick Santorum, il candidato della questione religiosa

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Negli ultimi decenni l’enfasi sulla religione e sulle issues morali è diventata un costante cavallo di battaglia dei candidati repubblicani, per i quali assumere un atteggiamento intransigente (in particolare sulla morale sessuale) è diventato quasi un prerequisito per affermarsi nelle primarie. Fino ad oggi, tuttavia, pochi – almeno tra i candidati presidenziali con qualche chance di vittoria – lo avevano fatto con l’intensità e l’atteggiamento intenzionalmente provocatorio di Rick Santorum. Un atteggiamento non nuovo per il candidato cattolico italo-americano, che in passato è stato oggetto di duri attacchi su internet da parte degli attivisti pro-gay, per avere accostato l’omosessualità alla poligamia o perfino al sesso con animali. Santorum si distingue da avversari come Romney e Gingrich – che in passato hanno mostrato posizioni più centriste – per essersi sempre proposto come un duro e puro dell’oltranzismo repubblicano, anche in termini di politica estera e fisco.

A fare discutere maggiormente, già quando era una figura di punta del Partito repubblicano in Senato, nello scorso decennio, sono sempre state le sue posizioni sul ruolo della religione nella sfera pubblica, nell’istruzione e nella vita privata. Fra le battaglie che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico c’è il tentativo di inserire nel No Child Left Behind Act (una legge sull’istruzione promossa dall’amministrazione Bush) un emendamento in favore dell’insegnamento dell’intelligent design (ovvero la riproposizione in termini politically correct della dottrina creazionista, in contrasto all’evoluzionismo).

Santorum è il candidato che, più di ogni altro, ha cercato di mettere la religione al centro della campagna per le primarie presidenziali del 2012, anche quando i numeri dei sondaggi sembravano non dargli ragione. Fin dai primi dibattiti, è stato tra i più veementi critici del passato ‘moderatismo’ di Romney, accusato di appartenere a quella schiera di politici che cavalcano la questione dell’aborto per fini elettorali, per poi dimenticarla dopo la vittoria. Queste posizioni si sono accompagnate ad un lucido corteggiamento dell’elettorato repubblicano più conservatore, in particolare nello stato di avvio delle primarie, l’Iowa. Consapevole che tutte le chances di vittoria per un candidato provvisto di scarsi mezzi dovevano necessariamente passare per un successo iniziale, Santorum ha battuto per mesi tutte le singole contee dello stato. Questo attivismo gli ha permesso di vincere lo stato per un pugno di voti, rilanciando una campagna nazionale che sembrava affossata, soprattutto a livello di fondi. Oltre all’afflusso di denaro da nuovi potenti donatori, si sono anche registrate pubbliche manifestazioni di sostegno, come quella ricevuta dal ‘conclave’ dei religiosi Evangelical, tenutosi in Texas a metà gennaio. Nonostante alcune battute a vuoto  (con risultati non buoni in South Carolina e Florida) Santorum è così rimasto in corsa, riuscendo a tornare in auge il 7 febbraio con le vittorie in Colorado, Minnesota e Missouri.

A questo punto, diventato addirittura un possibile front runner, Santorum poteva scegliere se ripiegare tatticamente verso il centro, oppure proseguire nella sua linea di intransigenza. La scelta è stata per la seconda opzione, con un’apparente intensificazione, anzi, dei toni polemici. Sono così arrivate nuove dichiarazioni che hanno fatto molto discutere l’America: sulla contraccezione (definita “dannosa per la salute delle donne”); sulla separazione tra Chiesa e Stato (con la dichiarazione che il famoso discorso di Kennedy sul tema “lo aveva quasi fatto vomitare”); e sulla religiosità del presidente Obama (definito seguace di una “falsa teologia, non basata sulla Bibbia”). Nonostante il coro di critiche, Santorum è così andato avanti per la sua strada, cogliendo un convincente risultato nel Super Tuesday del 6 marzo, in cui ha conquistato North Dakota, Oklahoma e Tennessee e ha sfiorato la vittoria nel decisivo Ohio.

Tuttavia, è probabile che le posizioni oltranziste di Santorum, che miravano alla definitiva conquista dell’elettorato conservatore, siano risultate un boomerang quantomeno rispetto al voto femminile, che sembra avere pesato in alcune sconfitte. Un problema ancora relativo nella fase delle primarie repubblicane, caratterizzate da un voto in prevalenza maschile, bianco e di coorti di età più mature (in cui hanno un forte peso sia Evangelical che blue collar workers, i due bastioni del voto per Santorum); ma che diverrebbe molto grave in caso di un’eventuale campagna presidenziale contro Obama.

Secondo alcuni, questa strategia non sarebbe dettata tuttavia da ciechi impulsi fondamentalisti, ma da una lucida scelta: visto che il mormone Romney non si può permettere di parlare troppo di religione, tenere il fattore confessionale sempre in primo piano consente a Santorum di mettere alle corde il rivale. Tanto più in un momento in cui l’economia sembra riprendere fiato, e i candidati repubblicani sembrano costretti a spostare la campagna su altri temi, culturali e di politica estera.