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Come rispondere alla scommessa di Mosca sul “Sud Globale”

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Si riteneva che le sanzioni economiche imposte dall’Occidente alla Russia, a seguito dell’invasione totale dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, avrebbero comportato un rapido declino dell’influenza russa, soprattutto nel Sud Globale (SG). Tuttavia, il SG cerca di trarre vantaggio da un mondo sempre più multipolare e guarda anche alla Russia per diversificare le proprie relazioni. Per tale motivo, nonostante l’Unione Europea e gli Stati Uniti continuino a essere importanti partner del SG, vari Paesi stanno mettendo in atto strategie di multi-allineamento, accelerate dai cambiamenti che stanno avvenendo a livello globale.

 

L’attuale contesto, segnato dalla difficoltà economica e politica dell’Europa, dalla sospensione degli aiuti del Dipartimento di Stato e dell’USAID decisa da Washington, e dall’introduzione di dazi imposti dalla seconda amministrazione Trump, contribuirà ad aumentare la cooperazione tra il SG e la Russia. A tutto ciò si aggiunge un elemento strategico spesso sottovalutato: diversi leader del SG sono convinti che un avvicinamento alla Russia possa permettere loro di ricevere maggiore attenzione da parte dell’Occidente. In effetti, i viaggi del Presidente russo Vladimir Putin in Asia (Vietnam, Mongolia e Corea del Nord), così come il tentativo dell’Indonesia di rafforzare la cooperazione in ambito difensivo con il Cremlino, abbiano suscitato preoccupazioni tra i decisori occidentali.

Il SG non è un blocco unico, bensì un insieme di Stati con i propri interessi, alcuni dei quali Mosca riesce a soddisfare. Oltre alla fornitura di cereali e fertilizzanti, la Russia è fortemente attiva nel settore energetico. Mentre l’Ungheria, la Turchia e l’India sono tra i Paesi che acquistano più combustibili fossili, la compagnia statale russa Rosatom sta conducendo progetti nucleari per un valore stimato di 200 miliardi di dollari distribuiti su 40 siti internazionali.

 

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Sul piano militare, Mosca risulta come il terzo venditore mondiale di armamenti, e le sue società militari, come il Gruppo Wagner, hanno una presenza notevole nel continente africano. A tale proposito, è opportuno sottolineare una differenza tra l’Occidente e Mosca nell’approcciarsi con il SG. Mentre i Paesi occidentali vorrebbero dei cambiamenti politici – come i diritti umani e la trasparenza istituzionale – il Cremlino non impone condizioni esplicite, preferendo avere certe concessioni, in particolare quelle minerarie, facilitando così la relazione con il SG.

L’esempio più eclatante è il rafforzamento della cooperazione economica e militare tra la Russia e l’Alleanza degli Stati del Sahel (Niger, Burkina Faso e Mali) avvenuto il 3 aprile a Mosca. Inoltre, Mosca offre una diversificazione diplomatica utile ai Paesi del SG come arma di leva nei confronti dell’Occidente. A lungo termine, tuttavia, per evitare una dipendenza eccessiva da Mosca, molti Paesi continueranno a impegnarsi con Washington e gli europei. Anche le difficoltà dell’economia russa porteranno a questa decisione prudente. La Russia si trova in un momento in cui la Banca centrale ha aumentato i tassi di interesse al 21% e i prezzi al consumo sono aumentati del 10,3% su base annua a marzo.

Parallelamente, anche i Paesi dell’Asia centrale stanno cercando di trarre vantaggio da questo mondo multipolare. Nonostante i forti legami storici, economici e militari con la Russia, i cinque -Stan (Kazakstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) stanno aumentando i loro rapporti con la Cina e i Paesi occidentali. Un tempo colonizzati dall’Impero russo e poi integrati nell’Unione Sovietica, i Paesi centroasiatici vedono nell’avvicinamento all’Occidente un’opportunità per costruire una nuova relazione con il Cremlino. Pur condividendo alcuni punti con il SG, ad esempio l’astensione nel condannare l’invasione russa dell’Ucraina, tale atteggiamento dell’Asia centrale ha un significato e una posizione diversa.

La violazione dell’integrità territoriale ucraina da parte di Mosca ha risvegliato il timore di poter essere i prossimi a subire invasioni. Anche se il Cremlino ha intensificato i suoi rapporti con i cinque –Stan a seguito dell’invasione dell’Ucraina, la posizione europea nella regione si è rafforzata. Un importante passo nella relazione tra Bruxelles e i Paesi centroasiatici è stato segnato dal primo vertice UE-Asia centrale, svoltosi a Samarcanda il 3 e 4 aprile. La regione potrebbe offrire risorse fondamentali: dall’energia, incluse le fonti rinnovabili, ai minerali critici, oltre che una manodopera giovane e qualificata. Anche la sua posizione geografica potrebbe svolgere un ruolo importante per gli approvvigionamenti europei.

Dal punto di vista strategico, l’area centroasiatica potrebbe fungere da contrappeso nei confronti delle grandi potenze mondiali. Per avere più successo in questo ruolo, sarà necessaria una maggiore integrazione regionale, utile anche per gli stessi cinque –Stan. La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo potrebbe sostenere tale processo promuovendo industrializzazione e investimenti infrastrutturali, rendendo la regione più unita e indipendente da Mosca – e, in prospettiva, anche da Pechino. Infine, l’Asia centrale offre rotte commerciali abbastanza stabili che connettono l’Europa non solo alla Cina ma anche all’India. Il Corridoio di Trasporto Internazionale Transcaspico (TITR), noto anche come il “Corridoio di Mezzo”, rappresenta un’ottima alternativa ai percorsi che attraversano la Russia, l’Iran, l’Iraq e il Canale di Suez.

Sia il SG sia l’Asia Centrale vengono sfruttate dalla Russia (e sempre più dalla Cina) per promuovere i propri programmi politici ed economici. Consapevoli della natura incerta del supporto occidentale, i leader del SG sospettano che questo possa venire meno da un momento all’altro.

 

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Invece che aumentare gli aiuti finanziari, sarebbe allora meglio per l’Occidente ottimizzare il proprio approccio di multi-allineamento. Uno degli aspetti prioritari su cui l’UE e gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi è la sicurezza, presupposto indispensabile per una crescita economica stabile. Ovviamente, per distinguersi dal Cremlino, l’aiuto occidentale dovrebbe essere mantenuto entro un quadro che rispetti i diritti umani. Per garantire un supporto più efficace, Paesi come l’India potrebbero essere inclusi nei progetti securitari. Per quanto riguarda gli -Stan, Bruxelles ha espresso la volontà di proporre “un’offerta equa, un’offerta speciale”, durante il vertice UE-Asia centrale. Ciò potrebbe includere anche il trasferimento di tecnologia in grado di processare i minerali a livello locale non solo per l’esportazione ma anche per la produzione industriale.

L’energia è un altro settore al quale i Paesi occidentali dovrebbero dare più attenzione. Una condivisione più ampia della tecnologia nucleare potrebbe rafforzare la posizione dell’Occidente. A tale proposito, sarebbe utile un maggiore coordinamento tra Londra, Parigi e altri leader nel campo come Ottawa, Seul e Tokyo. Lo stesso vale per il soft power occidentale. Paesi come l’Australia e il Giappone condividono gli stessi valori democratici dell’UE, ma a differenza di alcune potenze occidentali, vengono percepite meno condiscendenti dal SG. Un coordinamento più efficace tra queste nazioni e gli Stati europei, soprattutto nei programmi di aiuti umanitari rivolti ai Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico, potrebbe migliorare la posizione dell’Occidente.

Persino “la guerra dell’informazione” richiede maggiore attenzione. Il bilancio degli otto principali media internazionali occidentali è di 2,1 miliardi di dollari. D’altra parte, le cifre dei media russi e cinesi sono stimate tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari. Senza un cambio di strategia, si rischia di perdere terreno nei confronti della propaganda russa – e cinese.

Infine, l’Occidente farebbe meglio a migliorare il rapporto con Paesi come la Turchia. Ankara potrebbe facilitare l’accesso ai famosi droni Bayraktar TB2 (già forniti all’Ucraina) e cooperare attivamente con gli europei in Africa e Asia centrale.

Negli ultimi anni, la Turchia ha iniziato a espandere in modo deciso la propria influenza in entrambe le regioni, sfruttando legami culturali, linguistici e religiosi. Inoltre, il territorio turco è attraversato dal TITR, una via commerciale che corrisponde agli obiettivi del programma europeo Global Gateway. A riprova delle molte sinergie possibili tra gli interessi tra gli interessi dell’Occidente e quelli del resto del mondo.