Il cielo sopra Kiev, e la nuova era dell’intelligence geo-spaziale commerciale
L’attivazione dell’European Union Satellite Centre (SatCen) di Madrid per fornire all’Ucraina intelligence geo-spaziale sui movimenti del corpo d’invasione russa è un’ulteriore dimostrazione dell’engagement dell’Unione Europea a fianco del governo di Kiev. Ma non solo. È anche la diretta conseguenza della visione e delle azioni di Bruxelles sulle questioni della difesa europea.
Nella comunicazione del 15 febbraio 2022[1], la Commissione ha voluto sottolineare la rilevanza strategica dello spazio per la libertà d’azione e la sicurezza dell’UE in un contesto “sempre più congestionato e conteso, teatro di una lotta di potere”. Il complesso delle azioni prioritarie proposte dalla Commissione è il frutto di una visione a tutto tondo delle capacità spaziali e delle loro ricadute nel campo della sicurezza, a partire dalla protezione dei programmi già operativi come Galileo e Copernicus[2] e quelli in corso di realizzazione come GOVSATCOM e SSA[3]. Ma in questo momento storico di “quasi belligeranza” dell’Unione, assumono una particolare rilevanza i suoi progetti in corso: per dotarsi della capacità di comando e controllo spaziale per l’allarme rapido contro le minacce balistiche tradizionali e le nuove minacce dei missili ipersonici, e per l’evoluzione anche difensiva di Copernicus, uno dei più importanti programmi a livello globale di osservazione della Terra per scopi civili.
È ben chiaro ai vertici europei che i bombardamenti, i morti e le colonne di profughi che vediamo nei campi e nelle città dell’Ucraina dove infuria la battaglia hanno un alter ego nelle operazioni militari spaziali.
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Già da alcuni mesi prima dell’invasione, i satelliti avevano cominciato a movimentare il tragico cielo sopra Kiev. Un’attività di cui abbiamo avuto il riscontro a partire dalle ultime settimane quando i media di tutto il mondo hanno iniziato a mostrare le immagini delle esercitazioni dei russi e della loro imponente logistica che veniva organizzata ai confini. Oltre alle immagini ufficiali fornite da Mosca, molte provenivano dall’osservazione dei satelliti non solo militari ma anche civili. E quest’ultimo è un elemento strategico di grande novità: è la prima volta nella storia bellica che l’intelligence geo-spaziale civile viene diffusa e utilizzata in modo così massivo; le immagini raccolte dai satelliti commerciali forniscono informazioni che nei conflitti precedenti erano disponibili solo alle forze armate e raramente rese pubbliche.
Tra i “profitti collaterali” – se così si può dire – la guerra tra Ucraina e Russia ha mostrato le capacità di aziende private come Maxar Technologies e BlackSky, per fare due esempi, le cui immagini satellitari ad alta risoluzione sono state onnipresenti con l’intensificarsi del conflitto. Al punto che in una call con gli analisti di Wall Street, Daniel Jablonsky, CEO di Maxar, ha affermato che la società sta “lavorando per aumentare la trasparenza globale” – il che tradotto commercialmente significa accordi con media o altre organizzazioni interessate a questo tipo di prodotti, incluso un accesso pro bono a gruppi ambientalisti e umanitari attraverso la piattaforma SecureWatch. In realtà l’utilizzo strategico è talmente importante che il primo cliente di Maxar è il National Reconnaissance Office (NRO)[4] degli Stati Uniti che paga circa 300 milioni di dollari all’anno per accedere ai quattro satelliti di immagini ad alta risoluzione e agli archivi dell’azienda. Un costo che il governo di Washington sostiene per decidere quali obiettivi la fotocamera deve riprendere in selezionate aree d’interesse del mondo, una sorta di corsia preferenziale. Più o meno come accade per la gestione di Cosmo-SkyMed, la costellazione di satelliti radar per l’osservazione della Terra gestita dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dal Ministero della Difesa, dove quest’ultimo ha ovviamente la precedenza.
Scott Herman, CEO di un’altra azienda del settore, Cognitive Space, è stato ancora più esplicito sul fatto che non c’è un’opportunità migliore di questa guerra per mostrare come il dato satellitare sia un business con un futuro promettente. Per oggi è un settore da 9 miliardi di dollari con una proiezione di crescita fino 37 miliardi entro il 2026[5]. Altro elemento sempre più evidente sia di questa nuova intelligence open source che del grado di integrazione della sensoristica tra i domini di terra, cielo, mare e spazio, è il tracciamento del traffico aereo effettuato da altre società che commerciano dati spaziali. La Spire utilizza nano-satelliti con ricevitori Automatic Dependent Surveillance-Broadcast (ADS-B) per tracciare gli aerei dotati dei medesimi transponder. Accade così che la raccolta di informazioni open source che prima si limitava ai social network, molto importanti anche per la geo-localizzazione dei video, ora si arricchisce con i dati che derivano dai satelliti e dal tracciamento di navi e aerei; per persone con una certa competenza ce n’è a sufficienza per realizzare una vera e propria “situation room” privata.
La guerra in Ucraina è l’ultima dimostrazione che quella satellitare è una super-infrastruttura strategica, di cui l’intelligence geo-spaziale è solo un aspetto. L’ambiente spaziale è diventato lo snodo dove si intrecciano la dimensione militare e quella economica con una produzione immensa di dati assolutamente complementari; entrambe le tipologie di informazioni sono rilevanti ai fini dell’analisi della situazione geo-spaziale dal punto di vista della sicurezza sia militare che economica ed infatti i grandi operatori privati sono sempre più importanti anche negli assetti di sicurezza.
Ma quali saranno gli effetti di questa estensione delle potenzialità e della pubblicità del dato satellitare commerciale? Le implicazioni sono molte, sia quelle strategiche che quelle tattiche. Dal primo punto di vista, la realizzazione di grandi costellazioni private di satelliti per le comunicazioni, come Starlink di Elon Musk, che fa già parte dell’architettura di comunicazione dell’esercito statunitense, o di costellazioni per l’osservazione della Terra come quelle sopracitate, ha già segnato un ulteriore vantaggio per il governo di Washington – l’unico a poter contare su un’industria privata con quella forza tecnologica, economica e commerciale, seppur finanziata copiosamente dal governo federale.
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Anche dal punto di vista tattico le cose sono cambiate. Questa guerra ci ha fatto notare due cose: primo, le immagini satellitari commerciali vengono gestite da società private che possono porsi con gradi diversi rispetto agli obiettivi dei paesi a cui appartengono; non tutte, infatti, rientrano nel caso di Maxar, dove non è immaginabile un’autonomia rispetto agli obiettivi del cliente principale, l’NRO. In altri casi questi legami possono non essere così vincolanti o non esserci affatto, e allora il rilascio di informazioni così sensibili entra in una diversa dinamica informazione/disinformazione.
Ad esempio, in questa guerra abbiamo visto sostanzialmente quello che facevano i russi ma non il contrario. Il motivo è abbastanza ovvio: i paesi che sostengono e riforniscono di armi Kiev puntano su una narrazione dove le forze soverchianti di un invasore prepotente guidato da un autocrate hanno invaso un paese che non ha chance di resistere; allo stesso tempo l’Occidente non ha alcun interesse a far avere a Mosca informazioni sugli assetti dell’esercito ucraino – proprio la mancanza di informazioni corrette spiegherebbe in parte l’efficacia della resistenza delle forze armate ucraine, nonostante la loro netta inferiorità numerica. I russi dal canto loro non vogliono mostrare la guerra per quello che è, preferendo utilizzare nella narrazione interna la dicitura “operazione militare”. Sicuramente il dato satellitare è destinato anche ad essere centro di una guerra di informazione.
A questo punto è normale chiedersi che cosa accadrebbe se i russi decidessero di danneggiare o distruggere uno di questi satelliti commerciali così utili alle operazioni militari. Uno scenario di questo tipo è già stato preso in considerazione dall’Alleanza Atlantica ed è bene ricordare alcune cose: 1) nel 2019, gli alleati hanno adottato la politica spaziale della NATO e hanno riconosciuto lo spazio come un nuovo dominio operativo, insieme ad aria, terra, mare e cyberspazio; 2) nel 2020, i ministri della Difesa hanno deciso di istituire un centro spaziale della NATO presso l’Allied Air Command a Ramstein, in Germania; 3) al vertice di Bruxelles del 2021 la NATO ha annunciato lo sviluppo del Strategic Space Situational Awareness System (3SAS); 4) nello stesso vertice ha riconosciuto che gli attacchi verso, da o all’interno dello spazio rappresentano una chiara sfida alla sicurezza dell’Alleanza e potrebbero portare all’invocazione dell’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico[6] (per cui la decisione verrebbe presa dal Consiglio del Nord Atlantico caso per caso). Se pensiamo che i satelliti operativi dei paesi dell’Alleanza sono oltre duemila, è chiaro che non si tratta di un “case study” meramente ipotetico.
E infatti. Il giorno prima dell’invasione dell’Ucraina il direttore del NRO, Christopher Scolese, ha affermato che sia i sistemi satellitari del governo che quelli commerciali sono potenziali obiettivi aggiungendo che i russi estenderanno certamente il conflitto nello spazio. Lo scopo e di interrompere le comunicazioni e i servizi di navigazione e posizionamento globale (GPS), quell’attività di jamming (disturbo), che secondo Scolese è già in corso proprio per i sistemi GPS.
Come detto all’inizio, l’Europa ha tutti i numeri per essere protagonista delle sfide della sicurezza spaziale. Basti pensare agli importanti assetti dei tre primi paesi dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per contributo e per capacità spaziali: Germania, Francia e Italia. Si tratta di importanti costellazioni come quella francese di satelliti ottici CSO-1 e CSO-2 entrati al posto dei vecchi Helios, Parigi ha anche lanciato a fine dicembre 2021 la costellazione di tre satelliti CERES per l’ascolto elettromagnetico di alto livello[7]; la già citata costellazione italiana a radar sintetico[8], Cosmo Sky-Med arrivata già al secondo satellite di seconda generazione; i satelliti radar SAR-Lupe tedeschi che verranno rimpiazzati dai SARah di nuova generazione. Tutte costellazioni istituzionali nate per esigenze di sicurezza militare e civile, con prestazioni molto più potenti dei nuovi arrivati nel club dell’intelligenza geo-spaziale.
Ma tutto questo, dal punto di vista della sicurezza, non è ancora stato messo a sistema come invece è accaduto a livello civile con l’integrazione dei dati della costellazione europea per l’osservazione della Terra Copernicus e quelli delle costellazioni nazionali. In questo contesto politico l’Italia rischia di perdere terreno mentre la Francia, coerentemente all’idea che ha di sé stessa e al fatto che è l’unica potenza nucleare dell’Unione, cerca di assumere un ruolo guida. Parigi ha realizzato un comando interforze che partecipa al Combined Space Operations (CSpO) Vision 2031, una sorta di Five Eyes (FVEY) allargato a francesi e tedeschi e da cui l’Italia è assente.
È bene ricordare che la Francia oltre ad avere una posizione molto forte all’interno dell’Agenzia Spaziale Europa, esprime anche il Commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, che nel suo portafoglio ha anche la delega spaziale e da cui passerà la realizzazione delle future politiche spaziali dell’Unione Europea. Tra queste c’è l’intenzione di recuperare terreno nei confronti degli alleati americani sul fronte downstream, ossia dei dati spaziali. Questo è l’obiettivo dello stanziamento di un miliardo di euro in cinque anni per il programma Cassini, che finanzierà le start-up spaziali europee, annunciato da Commissione europea, Banca Europea per gli Investimenti e Fondo Europeo per gli Investimenti.
Lo studio Spacew Market presentato dalla Commissione ITRE del Parlamento europeo, responsabile della politica industriale, della politica in materia di ricerca e innovazione e della politica spaziale, insiste molto sulla necessità dello sviluppo delle applicazioni fondate sui dati. In particolare, si sollecita la presentazione di esempi vincenti di capitale di rischio realizzati attraverso il nuovo programma Cassini nel settore spaziale. Lo scopo è quello di incoraggiare e finanziare le nuove piccole e medie imprese nel settore dei dati spaziali, che come abbiamo visto sono ormai parte della strategia di sicurezza degli Stati Uniti.
Note:
[1]Contributo della Commissione alla difesa europea
[2] Galileo/EGNOS, posizionamento, navigazione e misurazione del tempo; Copernicus, osservazione della Terra.
[3] GOVSATCOM per le comunicazioni satellitari governative sicure; SSA per la conoscenza dell’ambiente spaziale.
[4] L’NRO è l’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di progettare, costruire, lanciare e mantenere i satelliti dell’intelligence americana. NRO raccoglie anche immagini e informazioni da operatori satellitari commerciali come Maxar, Planet, BlackSky e altri. nro.gov
[5] Geospatial Imagery Analytics Market by Type, Collection Medium, Application, Deployment Mode, Organization Size, Vertical and Region – Global Forecast to 2026.
[6] L’articolo 5 del trattato istitutivo della NATO afferma che un attacco a uno qualsiasi dei 30 alleati sarà considerato un attacco all’Alleanza nel suo complesso.
[7] Una capacità unica a livello europeo che permette l’individuazione delle fonti radar nemiche terrestri.
[8] Il SAR ha la capacità di osservare oggetti la notte, attraverso le nuvole e, anche se solo parzialmente, attraverso le precipitazioni. In questo sistema i dati rilevati sono sottoposti a una complessa procedura di post-elaborazione che consente la generazione di immagini ad alta risoluzione spaziale. Viene utilizzato comunemente a bordo di aerei e satelliti oppure su sistemi a terra. Antenne radar ad apertura sintetica sono state montate, per esempio, sui satelliti ERS, Envisat, COSMO-SkyMed ed in passato sui satelliti russi Okean, Cosmos e ucraini Sich.