Prima dello scoppio della rivoluzione, i sindacati e le associazioni studentesche erano importanti laboratori della vita politica egiziana. È anche qui che si sono create le piattaforme dalle quali è iniziata la lotta contro il regime di Hosni Mubarak. Due anni dopo la caduta del dittatore, i risultati delle ultime elezioni di queste associazioni mostrano che il sostegno di cui godeva la Fratellanza musulmana al loro interno sta cambiando. La forza ora al potere è nel pieno di una crisi di popolarità.
Durante gli anni ’90, era in questi “cortili della politica” che la Confraternita islamista – all’epoca un movimento bandito per legge – consolidava e incrementava la sua popolarità e la sua presenza sull’intero territorio nazionale. Diversamente dal partito di regime, i sindacati rappresentavano un’efficace strumento di collegamento tra popolazione e politica, occupando importanti settori dello spazio pubblico. All’interno delle università, la Fratellanza era spesso il movimento più organizzato che riusciva ad attrarre anche coloro che, pur non essendo islamisti e non condividendo l’ideologia religiosa del movimento, si arruolavano nelle file degli Ikhwan – Fratelli musulmani – per combattere il regime. Dalla sua ascesa al potere, la Fratellanza ha perso consenso in questi gruppi, lasciando spazio ad altre istanze – radicali, liberali, di sinistra – che criticano il conservatorismo sociale e la gestione economica degli Ikhwan.
Nel sindacato dei giornalisti, la Fratellanza non si è aggiudicata neanche un seggio e anche in alcune sue roccaforti, come il sindacato dei medici, vi sono state manifestazioni contro la gestione islamista. A parte la vittoria in alcune università – Al-Ahzar, Damieta, Beni Suef e Damanhour – la Fratellanza non ha riscosso il solito successo neanche tra gli studenti, restando attorno al 10% delle preferenze.
Il rapido crollo di popolarità degli Ikhwan all’interno delle università indica un crescente scollamento con le classi più giovani e istruite che non si riconoscono più nel programma politico del presidente Mohammed Morsi.
Anche se le coalizioni non islamiste hanno incassato significativi successi, a vincere sono stati soprattutto candidati indipendenti che incentrano la loro azione su tematiche socio-economiche. Nella facoltà di ingegneria di Alessandria, per esempio, questi hanno ottenuto il 58,6% delle preferenze.
Gli analisti vicino alla Fratellanza accusano gli Ikhwan di aver commesso errori di calcolo, credendo di avere in tasca vittorie in roccaforti che sembrano in realtà erigersi su fondamenta fragili. Questi analisti invitano il movimento a prendere le distanze dal partito della Fratellanza per lasciare più spazio a quei giovani che fanno fatica ad emergere nel partito, ma che sono forze trainanti nelle università e, in alcune occasioni, nei sindacati.
Intanto, incoraggiate dai recenti risultati elettorali su scala locale, le forze non islamiste cercano di imparare la lezione per replicare i successi a livello nazionale, soprattutto in previsione delle prossime elezioni parlamentari. A seguito di una sentenza con la quale, il 6 marzo scorso, il Tribunale amministrativo del Cairo ha rinviato la legge elettorale all’esame della Corte costituzionale le legislative che dovevano iniziare a fine aprile sono state sospese a data ancora da definire, ma non si terranno, probabilmente, prima del prossimo autunno. Le circostanze concedono quindi ai vari partiti e movimenti altro tempo per meglio organizzarsi. Difficilmente però, le recenti vittorie all’interno dei sindacati e delle unioni studentesche si tradurranno automaticamente in un successo su scala nazionale. Come confermano gli ultimi risultati all’interno delle università, i movimenti che non hanno ispirazione religiosa registrano successo tra i più istruiti, ma devono ancora lavorare per raggiungere la maggioranza della popolazione egiziana. Dove le alleanze hanno funzionato, queste forze hanno capito che lo sforzo per superare le differenze ha portato risultati positivi. Per essere replicati su scala nazionale necessitano di uno sforzo ancora maggiore che sia in grado di superare la dicotomia islam-secolarismo per concentrarsi sulle questioni che riguardano i diritti economici e sociali. In questa ottica, il quadro è in continua evoluzione, come dimostra l’approvazione da parte della Camera alta del parlamento di una versione modificata della legge elettorale (come detto, attualmente rinviata alla Corte costituzionale) che consente l’uso di slogan religiosi in campagna elettorale.
Resta il fatto che, intanto, quasi tutti gli indicatori economici mostrano che l’Egitto è nel pieno di una grave crisi economica. Dallo scorso gennaio, la valuta è crollata del 10%. Il tasso di disoccupazione rischia di superare il 20% e la borsa registra continui cali. Il turismo, che rappresentava il 12% del PIL, è evaporato, mentre gli investimenti stranieri si sono prosciugati. I negoziati con il Fondo monetario internazionale, che ha promesso al Cairo 4,8 miliardi di dollari, si avviano alla conclusione, ma prima di incassare il generoso assegno Morsi dovrà intraprendere delle riforme che implicano misure di austerità mal viste dalla popolazione. Questa poi è sempre più delusa dalle prestazioni del nuovo regime che, fino ad ora ha mantenuto pochissime delle promesse fatte in campagna elettorale. Basti pensare alla crisi del carburante, che continua a scarseggiare visto che il Cairo non riesce a trovare i dollari con i quali pagare le scorte di diesel che importa dall’America (pari al 40% del fabbisogno), mentre le code per fare rifornimento si allungano fino a durare a volte anche 24 ore.
I risultati delle elezioni sindacali e studentesche mostrano, in ogni caso, l’importanza del coinvolgimento dei giovani che hanno sì trainato la rivoluzione, ma sono stati spesso esclusi dai processi decisionali dominati soprattutto dalle vecchie élite. Proprio in questi giorni Al-Dostour, il partito di El-Baradei nato proprio come movimento rivolto ai giovani egiziani, sta affrontando una crisi interna per non perdere il sostegno di chi inizia a criticare la struttura verticistica del partito Il 4 aprile, la giornalista e attivista Gamela Ismail è stata messa a capo della segretaria organizzativa di Al-Dostour. Per risolvere i conflitti interni tra vecchia e nuova guardia, El-Baradei ha anche deciso di modificare la data delle elezioni interne previste a settembre 2013, anticipandole a giugno. Il problema di una vera partecipazione giovanile, anche attraverso i vari corpi intermedi della società, non è certo di facile soluzione, ma quantomeno è stato identificato e compreso da alcuni attori della scena politica egiziana.