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Il primo bivio di Biden al Congresso

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A pochi mesi dal suo insediamento Joe Biden è già a un bivio: una presidenza di quelle che vengono definite transformational o qualcosa di molto meno altisonante? Il pacchetto di aiuti all’economia votato dal Congresso, che contiene misure che alcuni considerano una svolta nella concezione del welfare è un segnale della volontà di affrontare i problemi del Paese in maniera differente dal passato: la parte sull’infanzia ad esempio prevede assegni anche per le famiglie che non pagano tasse, le più povere, penalizzate dalle riforme Clinton che miravano a disincentivare la dipendenza dai sussidi.

Ma non tutto dipende dall’amministrazione. I democratici hanno infatti approvato senza voti repubblicani in Senato l’unica misura che consente di aggirare le regole che garantiscono il ruolo dell’opposizione. Senza i 60 voti necessari da regolamento (i membri del Senato sono 100, ma la maggioranza Dem arriva a 51) è molto difficile pensare di approvare una legge importante: l’American Rescue Plan da 1.900 miliardi di dollari è stato possibile solo per il meccanismo normativo che consente alle leggi di bilancio di aggirare il filibuster – l’ostruzionismo, cioè un meccanismo che peraltro non è previsto dalla Costituzione ma è ben radicato nella prassi. E grazie alle regole parlamentari bizantine del Senato, diverse delle ipotesi di grande riforma di cui il presidente democratico ha parlato – il piano di infrastrutture, la riforma del processo elettorale, la riforma dell’immigrazione – rischiano di rimanere degli ambiziosi slide show per conferenze stampa.

Il Senato prima del voto sull’American Rescue Plan

 

Corsa contro il tempo

Ma quali sono le priorità di Biden e cosa può fare per portarle a compimento prima delle elezioni di midterm del novembre 2022? Usiamo quella data perché potrebbe rivelarsi fatale nel caso della perdita di maggioranza al Senato, proprio come avvenne a Barack Obama nel 2010, oppure dare grande forza agli ultimi due anni, se i Democratici mantenessero la situazione attuale o addirittura si trovassero a guadagnare uno o due voti. Avendo vissuto la frustrazione degli anni di Obama, che godette della maggioranza al Congresso solo per due degli otto anni del suo mandato, Biden e la sua cerchia hanno certamente in mente un calendario politico, che deve però tenere assieme le promesse fatte, le attese di alcuni segmenti della popolazione e la realtà (ovvero i numeri e le regole del Congresso).

Il centro della proposta politica di Biden è senza meno quello slogan Build Back Better (BBB), che nell’idea del presidente coniuga investimenti infrastrutturali e transizione ecologica. La legge di stimolo approvata include finanziamenti per le tecnologie basate sulle energie rinnovabili, la ricerca e lo sviluppo; aiuti alle famiglie a basso reddito per installare panelli solari nelle loro case e risorse per il programma di trasporto sostenibile del Dipartimento per l’Energia.

Il prossimo passo è quello, appunto, di finanziare un piano infrastrutturale che contenga ad esempio elementi di transizione verso un sistema di trasporti più efficiente dal punto di vista energetico. Se l’industria dell’auto si sposta come annunciato verso l’elettrico occorrerà strutturare una rete di stazioni di servizio. Sarà poi possibile investire in sistemi di trasporto collettivo su rotaia, piste ciclabili nelle città e barriere di protezione dalle maree sulle aree costiere più vulnerabili.

Sappiamo che si sta lavorando a un piano da 3-4mila miliardi di dollari composto da due pilastri. La prima parte è quella relativa alle infrastrutture, che comprende un investimento “classico” in strade e ponti e un piano di transizione a un’economia con un’impronta ecologica ridimensionata: si tratta di misure sulle quali potrebbe non essere impossibile trovare dei voti repubblicani. I governatori e i sindaci possono essere interlocutori disponibili e i senatori di alcune aree del Paese che beneficerebbero della creazione di posti di lavoro industriale potrebbero non dire di no – tutti gli osservatori nominano il Midwest orfano di fabbriche.

Anche per questo Biden ne ha incontrati molti nelle settimane passate. La governatrice del Michigan Gretchen Whitmer è tra i sostenitori dell’idea che le prossime scelte siano nella direzione delle infrastrutture e il presidente della commissione Trasporti e Infrastrutture della Camera Peter DeFazio ha dichiarato che vorrebbe sottoporre una bozza di legge all’Assemblea a maggio.

 

Transizione ecologica, ricostruzione sociale

Quanti compromessi sulla parte ambientalista di questi investimenti sarà necessario fare per ottenere consensi repubblicani? La domanda è importante perché il piano piace a sinistra perché coniuga investimenti infrastrutturali e transizione ecologica. L’ala sinistra del Partito Democratico è soddisfatta dell’atteggiamento assunto da Biden e dai segnali lanciati con la sequela di ordini esecutivi delle prime settimane ed ha ingoiato senza troppo protestare la scomparsa dell’aumento del salario minimo da 15 dollari dall’American Rescue Plan.

Ambientalisti e sinistra riconoscono il cambio di passo, la centralità della questione ambientale come un grande passo in avanti, ma criticano la mancanza di disincentivi all’industria degli idrocarburi e del carbone. Questa assenza si spiega forse con i numeri stretti in Senato: ad esempio Joe Manchin, il moderato della West Virginia, non voterebbe nulla che contenesse tasse sul carbone, preferendo invece stimolare direttamente la competitività degli altri settori.

Il secondo segmento del “BBB” riguarda il welfare: scuola, università accessibile, asili nido e trasformazione del bonus fiscale appena approvato per i bambini poveri in permanente. Qui il sostegno repubblicano è praticamente impossibile. Se le misure verranno infilate tutte in una legge “omnibus” forzando la mano con soli 50 voti al Senato più quello della vicepresidente Kamala Harris, oppure verranno spacchettate in vari segmenti, è una cosa che alla Casa Bianca stanno valutando. Ma per vedere cosa sarà di quella che si immagina come la legge chiave della presidenza Biden occorreranno mesi.

La pandemia ha creato 8 milioni di nuovi poveri negli Stati Uniti nella seconda metà del 2020

 

Tanto più che l’amministrazione democratica, per bocca della Segretaria al Tesoro Janet Yellen, ha introdotto il tema della tassazione dei profitti delle corporation e dei grandi redditi. La volontà è quella di finanziare almeno una parte dei grandi piani alzando le tasse e questo è un ulteriore terreno di scontro – così come lo è la definizione di cosa siano le infrastrutture.

 

Cina, fattore di convergenza

Il vero terreno di convergenza possibile con i Repubblicani – e con l’opinione pubblica di entrambi gli schieramenti – è quell’intreccio di politica economica ed estera che va sotto il nome di relazioni con la Cina. Specie dopo i toni aspri tenuti dalle parti dopo il primo vertice sino-americano ad Anchorage, in Alaska del 19 marzo.

Il capo dei senatori democratici Chuck Schumer lavora alla riscrittura di un testo di legge già presentato nella scorsa legislatura assieme al collega repubblicano Todd Young. Il tema in questo caso è la competizione tecnologica sui semi-conduttori: investire 100 miliardi in cinque anni in ricerca e sviluppo, puntellare le catene di approvvigionamento degli Stati Uniti, espandere la produzione americana di semiconduttori, creare reti 5G a livello nazionale. Ricerca e industria o, per dirla meglio, politica industriale che veda il pubblico e il privato lavorare nella stessa direzione per produrre avanzamenti che siano al contempo utili alla competizione internazionale e garantiscano la sicurezza nazionale.

Ma sono allo studio anche altre leggi che riguardano la competizione con la Cina e il commercio internazionale che potrebbero tutte convergere in un pacchetto che includa elementi dell’agenda politica di Biden e raccolga consensi repubblicani. Schumer ha messo otto commissioni al lavoro e spera di votare il testo entro la primavera.

 

Le aspettative dell'”accampamento” Dem

I temi per i quali molte delle numerose costituency democratiche si aspettano riforme importanti sono anche altri: la riforma dell’immigrazione, la regolazione della vendita di armi, la riforma del sistema giudiziario. Il Partito Democratico è una “grande tenda” e i gruppi organizzati, i giovani, le campagne, le minoranze, tutti elementi fondamentali per vincere le elezioni, attendono da Biden risultati in tutte queste direzioni. È probabile che per intervenire su questi temi Biden aspetti un’occasione. Ad esempio una mobilitazione delle campagne per il “gun control”, oppure la conclusione del processo per la morte di George Floyd (specie se si dovesse risolvere con un’assoluzione per il poliziotto, con le conseguenti proteste) che è attualmente in corso.

L’epidemia rende però più difficile misurare la temperatura della società su temi che tendono ad essere mediamente o molto popolari. Le due stragi in sequenza di Atlanta (16 marzo) e Boulder (22 marzo) hanno offerto un’occasione a Biden per intervenire: il presidente è tornato a parlare di più controlli alla vendita, divieto di vendita delle armi a ripetizione e altre misure. Si dice che in caso di impasse in Congresso si stia pensando a un Executive Order, di diretta emanazione presidenziale.

E qui si torna al filibuster. Il senatore Manchin di cui sopra, che riesce a farsi rieleggere in West Virginia dove Donald Trump ha preso il 68%,  ha detto di essere contrario a nuovi controlli sulle armi ma ha anche lasciato una piccola finestra aperta all’idea di ritoccare le norme attuali. Il Capo dello staff di Biden, Ron Klein, ha fatto capire che il tema riguarda il Senato e non il presidente.

La questione della riforma si potrebbe però porre nel momento in cui i Democratici proveranno a portare in Senato il cosiddetto John Lewis Voting Rights Act, che introduce riforme per incoraggiare e facilitare la partecipazione al voto. Con centinaia di leggi statali presentate e una approvata in Georgia, i Repubblicani sono infatti diretti nella direzione opposta, cioè che restringa la partecipazione al voto, a danno soprattutto della minoranza afro-americana, ed è probabile che userebbero l’ostruzionismo nel caso del John Lewis Act.

A quel punto il dibattito sul filibuster diventerebbe di stringente attualità. L’opzione che circola è quella di limitarne l’uso ad alcuni casi e tornare all’obbligo delle maratone oratorie, mentre oggi basta che un senatore invochi il filibuster e per procedere nella discussione di una legge serve una maggioranza di 60 voti (la legge per venire approvata avrà bisogno della maggioranza semplice di 50+1). Con la riforma proposta, chi fa ostruzionismo sui lavori parlamentari dovrebbe almeno pagare un prezzo politico più alto, ed essere mostrato in TV.

Un celebre “filibuster” cinematografico, nel film “Mr. Smith va a Washington”, del 1939, di Frank Capra, con James Stewart nella parte del senatore ostruzionista

 

Da una riforma, anche parziale, di una norma che viene usata in maniera crescente e non costringe neppure i senatori a maratone oratorie in aula, passa molta della possibilità di Biden di portare avanti un’agenda ambiziosa.

Senza quello, a meno di inversioni a U dell’atteggiamento repubblicano in Senato, Biden diverrebbe un Obama 2.0: una o due riforme importanti, la ripresa economica e la fine della pandemia, ma non quell’azione riformatrice profonda che i suoi atti delle prime settimane hanno fatto immaginare.