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Il nuovo ruolo dei BRICS visibile a Kazan

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Non molti si aspettavano che un rapporto di Goldman Sachs del 2001 sul potenziale economico di quattro economie emergenti – Brasile, Russia, India e Cina – avrebbe catturato l’immaginazione globale. La decisione di costituire il gruppo dei BRIC fu presa in un incontro dei quattro a margine del G8 nel 2006 a San Pietroburgo, quando la Russia ne era ancora membro. Il loro desiderio non era quello di rompere il cordone ombelicale con il mondo sviluppato, ma di utilizzare tutte le leve per raggiungere i propri obiettivi di sviluppo.

Xi Jinping, Vladimir Putin e Narendra Modi al vertice BRICS di Kazan

 

Il forum ha poi incorporato il Sudafrica nel 2010, diventando BRICS, fino a raddoppiare, negli anni, i suoi membri e da ultimo a istituire a Kazan, nel vertice di fine ottobre, il formato BRICS+, un nuovo livello di partecipazione che trova espressione  nella dichiarazione finale sul “rafforzamento del multilateralismo per uno sviluppo e una sicurezza globali giusti”. In sostanza, viene ancora una volta ribadita la rivendicazione di una governance globale equa, auspicato il ripristino della pace attraverso il dialogo e incoraggiata la cooperazione tra i paesi del Sud del mondo. Una Dichiarazione ricca di espressioni di intenti, dunque molto politica, ma scarsa in impegno e misure per attuarle.

Il vertice di Kazan, il XVI dall’istituzione del formato, è stato il primo incontro in assoluto dei BRICS+ e ha visto la partecipazione di rappresentanti provenienti da alcuni nuovi Paesi aderenti, come Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita, che deve ancora formalizzare la sua adesione, al vertice ha partecipato con il ministro degli Esteri. L’ingresso di questi Stati ha moltiplicato il peso economico e politico dell’organizzazione, e dopo questo vertice ogni partecipante rivendica un successo..

Il presidente russo, Vladimir Putin, ostracizzato dall’Occidente, può affermare di aver ospitato un incontro al quale hanno partecipato con entusiasmo i principali Stati del cosiddetto “Sud del mondo”. Il primo ministro indiano, Narendra Modi, e il presidente cinese, Xi Jinping possono affermare di aver ripristinato una certa normalità nei legami sino-indiani grazie all’accordo su pattugliamento e disimpegno delle frontiere. I leader dei nuovi membri, infine, possono dire di aver acquisito un posto in un club privilegiato non occidentale.

 

I BRICS fra critiche e risultati

Una delle critiche ai BRICS è che siano troppo diversi per essere coerenti. Questo raggruppamento comprende democrazie, regimi autoritari e monarchie. Inoltre, anche le sue economie non sono paragonabili. Per fare un esempio, quella cinese è più grande dell’insieme delle economie di tutti gli altri membri messi insieme. Da questo punto di vista, difficilmente c’è spazio per l’emergere di un blocco coerente.

 

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Ciononostante, essi sono riusciti a lavorare su aree di convergenza, come ad esempio la nascita, nel 2015, di una banca politica e di investimento, ora nota come New Development Bank, che agisce come banca internazionale per lo sviluppo delle infrastrutture, con un’enfasi sulle tecnologie verdi. La NDB, di cui fanno parte anche Paesi considerati in alcune occasioni come molto vicini ai BRICS come Argentina, Bangladesh, e il neo-membro Iran, investe in progetti che devono essere sviluppati dai suoi membri, e finora ha finanziato progetti per un valore di 30 miliardi di dollari. In sostanza, i risultati degli ultimi 15 anni, dall’ingresso del Sudafrica, sono modesti, ma non insignificanti.

 

Perché i BRICS – e la Russia – contano

Negli ultimi anni, e in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i BRICS hanno costantemente sollevato la questione della discriminazione e della gerarchia nel sistema internazionale. I suoi membri sottolineano di non essere adeguatamente rappresentati in istituzioni come il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, dove secondo loro gli stati occidentali continuano a esercitare un’influenza sproporzionata, come articolato nella dichiarazione di Kazan.

Dal febbraio 2022 l’Occidente ha cercato di marginalizzare la Russia. Putin non può viaggiare in molti paesi perché la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, motivo per cui ha saltato l’ultimo vertice dei BRICS in Sudafrica e con ogni probabilità quest’anno salterà il vertice del G20 in Brasile. Alla luce di queste circostanze, ospitare un vertice ha un significato simbolico e sostanziale per il regime di Putin, perché può rivendicare una prova che la Russia non solo non è marginalizzata a livello globale, ma che è politicamente attiva allo scopo, condiviso da molti Paesi, di rimodellare l’ordine mondiale. Testimonianza ne è anche la tanto criticata partecipazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

È un fatto acclarato, quindi, che i paesi non occidentali vogliono impegnarsi con la Russia, anche per la sua importanza strategica e come cruciale fornitore di armi,  energia e altri beni primari. Dal canto suo, Putin ha accusato l’Occidente di cercare di arginare il crescente peso del “Sud del mondo” con “sanzioni unilaterali illegali, palese protezionismo, manipolazione della valuta e dei mercati azionari, e l’incessante influenza straniera che promuove apparentemente la democrazia, i diritti umani e l’agenda del cambiamento climatico”.. “Tali metodi e approcci perversi – per dirla senza mezzi termini – portano all’emergere di nuovi conflitti e all’aggravamento di vecchi disaccordi”, ha detto Putin.

 

I BRICS e l’economia russa

Nel tentativo di ridisegnare l’ordine internazionale, la questione che più preme al Cremlino è quella che riguarda le transazioni commerciali, un’idea ventilata da quasi due decenni che sta molto a cuore a Putin, che nei primi anni di presidenza si impegnò per ripagare in anticipo il debito internazionale della Russia. Prima della guerra in Ucraina, ovviamente, Mosca era membro del FMI, della Banca Mondiale, della Banca dei Regolamenti Internazionali e di altri gruppi finanziari internazionali, ma ora i rapporti sono congelati. Di conseguenza, il Cremlino vuole creare organizzazioni che, in primo luogo, includano la Russia e in secondo luogo non possano escluderla.

“Il sistema finanziario globale è obsoleto e non è in grado di affrontare le sfide odierne”, ha affermato la società di consulenza Yakov and Partners (ex McKinsey Russia) in un rapporto pubblicato prima del vertice e prodotto con il Ministero delle Finanze russo e la Banca Centrale. “I suoi meccanismi non possono adattarsi alle nuove realtà, il che porta ad un accumulo di squilibri e ad una maggiore frammentazione”. Il rapporto Yakov and Partners riconosce anche i problemi causati alla Russia quando è stata esclusa dal sistema di pagamento internazionale SWIFT. Anche se l’idea di una moneta BRICS non è stata nemmeno oggetto di discussione a Kazan, i membri sostengono l’idea di condurre scambi commerciali nelle valute nazionali. Quasi il 92% degli scambi commerciali tra Russia e Cina avviene nelle valute locali. Mosca è inoltre desiderosa di espandere questo sistema con India e Brasile, i BRIC originali, appunto.

E l’economia della Russia si è dimostrata molto più resistente alle sanzioni di quanto si pensasse in origine. Il Fondo monetario internazionale ha seguito la Banca mondiale nel migliorare le sue previsioni per la crescita economica russa quest’anno, al 3,6%. Tuttavia, per il prossimo anno, il FMI prevede un brusco rallentamento economico, fino quasi al punto di stagnazione. Il governo russo ha previsioni simili, anche se leggermente meno pessimistiche.

 

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La ragione principale addotta dal FMI per la revisione al rialzo è stata il calo dei consumi e degli investimenti privati ​​in un contesto di crescente carenza di manodopera. Il FMI ha inoltre evidenziato come uno dei principali rischi per l’economia globale sia la crescente frammentazione del commercio mondiale conseguente all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Tra le notizie più positive per la Russia, il FMI ha previsto che i prezzi dell’energia scenderanno più lentamente di quanto previsto in precedenza.

E’ bene sottolineare che nelle ultime settimane il FMI è stato costretto ad annullare una missione a Mosca in seguito alle critiche giunte da Kyiv. L’istituzione guidata da Kristalina Georgieva è stata accusata di normalizzare la guerra in Ucraina e di assecondare il regime di Putin, ripetendo le narrazioni del Cremlino e utilizzando acriticamente le statistiche russe. Tuttavia, la stessa affermazione è stata avanzata anche nel 2023, quando il FMI è stata la prima organizzazione internazionale ad abbandonare (correttamente) le sue proiezioni catastrofiche per l’economia russa, allineandosi con gli economisti russi, che già parlavano di crescita. Fra le altre critiche all’FMI c’è anche la nomina di Ksenia Yudayeva, ex vice capo della Banca centrale russa, a direttore nazionale del FMI per la Russia. Yudayeva, descritta come la “compagna di Putin”, è stata sanzionata dagli Stati Uniti nel 2022 per i suoi legami con la nazionalizzata Otkritie Bank.  Tuttavia, non ha mai fatto parte della cerchia ristretta di Putin, né è considerata vicina al presidente.

 

La virata anti-occidentale

Fino al 2021, i programmi dei BRICS mancavano di molta sostanza ma, dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, la Russia, sostenuta dalla Cina, vero motore dell’espansione dei BRICS, sta cercando di trasformare il forum in una piattaforma antioccidentale.

A Kazan si sono visti capi di stato, di governo e  rappresentanti di 36 paesi, evidenziando il fallimento degli sforzi occidentali per isolare la Russia. Yevgeny Popov, giornalista e propagandista russo, ha detto che l’Occidente ha finito per isolare sé stesso nel tentativo di isolare la Russia. Questa è ovviamente un’esagerazione, però rimane un dato di fatto che Mosca non è isolata, in termini politici, né è stata messa in ginocchio, in termini economici, dalle decisioni e dalle sanzioni adottate dall’Occidente a guida americana dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. Quella russa è praticamente diventata un’economia di guerra con caratteristiche peculiari, che riesce a sostenersi mediante triangolazioni (benché non si sappia quanto sostenibili o durature), e mediante l’utilizzo delle proprie risorse primarie.

Allo stesso tempo, il vertice di Kazan ha certificato l’ascesa dei BRICS+, se non come alternativa al G7, senz’altro come piattaforma che non può essere ignorata nella quale discutere e provare a modificare alcuni aspetti dell’ordine internazionale, in particolare quello economico, per molti versi ancora poggiato sui pilastri costruiti dopo la Seconda guerra mondiale.

 

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La Nuova Banca per lo Sviluppo è la prima banca multilaterale di sviluppo al mondo istituita e guidata da economie emergenti e i cui cinque membri fondatori rimangono azionisti in uguale misura. Nelle istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, l’influenza statunitense – ed europea – è dominante. Questo per dire che i BRICS possono contribuire a dare nuova forma all’ordine mondiale, quantomeno negli auspici dei suoi membri. Come poi questo possa effettivamente accadere è un altro discorso.