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Gli Amish, la destra religiosa e il voto repubblicano

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Da almeno mezzo secolo il fattore religioso ha assunto una centralità sempre maggiore nel contesto politico degli Stati Uniti. La Christian right – fazione politica composta da individui di confessione cristiana, in particolare evangelica (dunque protestante), che tentano di influenzare la politica statunitense secondo una lettura tradizionalista delle Bibbia e conservatrice della società – è divenuta un blocco elettorale capace di condizionare l’andamento delle elezioni sia a livello locale che federale. Lo si è visto, ad esempio, con le elezioni del 2020 in cui la religione è stata, rispetto ad altre tornate elettorali, un fattore di mobilitazione – e di influenzare la legislazione e le decisioni delle corti supreme. Ciò avviene nonostante la maggioranza degli americani si riveli ormai poco religiosa o non credente. In tale contesto osservare la comunità Amish è un ottimo modo per comprendere quanto detto, ma anche per guardare a come piccole comunità possano riuscire ad essere determinanti nel decidere il voto negli swing states.

Un Amish a una manifestazione in favore di Donald Trump

 

Gli Amish sono un gruppo religioso protestante le cui radici affondano nelle prime comunità anabattiste europee. Accettano il progresso tecnologico in maniera selettiva, distinguendo tra ciò che può contribuire a rafforzare la comunità e ciò che può comprometterne il percorso spirituale. Dal 1965 si dividono in Old Order Amish, che attuano una lettura rigida dei precetti, e New Order Amish, più possibilisti verso le tecnologie. Sono letteralmente una minoranza tra le minoranze: Gli Amish sono circa 373.620, su un totale della popolazione statunitense stimata intorno ai 330 milioni: è Amish poco più di un americano su mille. Ma è una popolazione in crescita vertiginosa: il dato del 2021 era di circa 12.150 unità in meno.

La partecipazione al voto tra gli Amish viene, solitamente, scoraggiata, ma non per questo è vietata, soprattutto nei casi in cui un membro della comunità ritenga di dover difendere, con il voto, la propria libertà religiosa – quindi se si ritengono che le loro attività, tradizioni e il loro stile di vita siano minacciate da ingerenze esterne – oppure se si percepiscono che questioni morali estremamente rilevanti – è il caso dell’aborto e dei matrimoni omosessuali – siano in gioco. In circostanze di polarizzazione politica la partecipazione al voto degli Amish risulta storicamente maggiore e lo si vede nei tre casi in cui questa registrò dei picchi.

Il primo di essi risale alle presidenziali del 1896, elezioni di importanza cardinale perché i partiti si affrontarono su questioni essenziali che portarono ad una ridefinizione dei loro programmi. Il Partito Repubblicano candidò William McKinley con una proposta incentrata sugli interessi corporativi dell’industria. Una visione troppo distante da quella degli Amish che si identificarono con le proposte del democratico William Bryan, focalizzato sui piccoli agricoltori e la working class – la coltivazione della terra è l’attività a cui si dedicano maggiormente gli Amish. La partecipazione elettorale degli Amish tornò ad essere significativa solo nel 1960, con la sfida tra il repubblicano Richard Nixon e il democratico John Kennedy. Rilevante per molti cittadini americani, ma in particolar modo per gli Amish, era la confessione cattolico-romana di Kennedy. Molti vedevano nella Chiesa Cattolica un’istituzione intollerante, ma soprattutto si domandavano a chi avrebbe dato fedeltà il candidato democratico: al Papa o agli Stati Uniti? Gli Amish, considerando la cattolicità di Kennedy un problema, si mobilitarono in favore di Nixon, un quacchero, e a difesa di un’America protestante.

Intanto, dalle premesse degli anni Sessanta – segnate, in particolare, dalla candidatura repubblicana di Barry Goldwater alla presidenza nel 1964 con un programma di critica al big government che guardava all’elettorato irritato per le aperture in materia di diritti civili e ai mutamenti socioculturali – nacque, nel decennio successivo, la Christian right. Fu una rapida ascesa: già con l’elezione di Ronald Reagan nel 1981 la destra religiosa giocò un ruolo fondamentale, riuscendo poi ad influenzare il programma del Grand Old Party durante la convention del 1992, quando l’esponente della destra religiosa Pat Buchanan affermò che «There is a religious war going on in our country for the soul of America. It is a cultural war, as critical to the kind of nation we will one day be as was the Cold War itself. And in that struggle for the soul of America, Clinton & Clinton are on the other side, and George Bush is on our side. And so, we have to come home, and stand beside him».

Nel 2000 e nel 2004 la Christian Right, riconoscendo il born again Christian George Bush Jr. come proprio rappresentante, contribuì alla vittoria del candidato repubblicano che, una volta eletto, nominò diversi evangelici in posizioni di rilievo. Questa mobilitazione spiega anche le ragioni che portarono alla massiccia partecipazione al voto degli Amish in favore di George W. Bush nel 2000 – dei 2.134 Amish registrati per il voto nella sola contea di Lancaster (Pennsylvania, è la contea principale Amish e su cui la maggior parte delle ricerche si concentrano) andarono a votare 1,342 di loro, il 63% – e, soprattutto, nel 2004 – il terzo caso di cui si diceva, contro il democratico John Kerry – quando la partecipazione degli Amish fu tale che si arrivò a parlare di Bush Fever. Nella sola contea di Lancaster la voter registration tra gli Amish salì del 169%, per un totale del 21% degli adulti Amish che si registrarono al voto.

La Christian right ha altresì contribuito all’elezione di Donald Trump nel 2016, anche grazie alla figura del Vicepresidente Mike Pence, un evangelico, e a Faith & Freedom, un’associazione creata dal consulente politico e lobbysta Ralph Reed al fine di instaurare un ponte tra il movimento populista di destra del Tea Party e gli evangelici.

 

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La presidenza Trump è, probabilmente, quella in cui l’influenza della destra religiosa è stata più marcata, come dimostrano anche le nomine alla Corte Suprema dei giudici Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett che hanno contribuito a ribaltare la sentenza Rose vs Wade (1973) sull’aborto. Una centralità che ha consentito alla Christian right di avere alla Casa Bianca l’Evangelical Advisory Board guidato da Paula White, tra le predicatrici più note negli Stati Uniti. L’influenza di questo blocco religioso la si è vista anche nella politica estera, sia con lo scontro tra la diplomazia vaticana e quella statunitense riguardo l’accordo siglato nel 2018 da Papa Bergoglio con la Cina per la nomina dei vescovi, sia con la decisione di spostare l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme.

La risposta positiva di Trump alle sollecitazioni della destra religiosa spiega quindi le ragioni del supporto che questa fazione continua a garantire a Donald Trump. Le statistiche sono, in tal senso, esplicative.

L’ex Presidente raccoglie molto sostegno tra i White Christian, il 71% tra i bianchi che frequentano regolarmente le funzioni religiose, di cui circa il 60% ritiene che la teoria delle “elezioni rubate” (da Joe Biden nel 2020) sia veritiera. L’81% degli evangelici ha, inoltre, votato per Trump – peraltro, la maggior parte dei 139 eletti che hanno votato contro la certificazione ufficiale della vittoria elettorale di Joe Biden provengono da distretti elettorali a prevalenza evangelica. Trump è stato capace anche di riempire il vuoto nel voto mormone lasciato da Evan McMullin nel 2020, raccogliendo il 15% dei voti in più rispetto al 2016 tra gli elettori di questa confessione. Biden, invece, nel 2020 raccolse la maggioranza dei voti, il 94%, tra chi frequenta poco una chiesa, l’86% tra gli atei e gli agnostici e il 94% tra i Black Protestant.

Anche la Chiesa Cattolica, a sua volta, ha acquisito un protagonismo prima sconosciuto: sei giudici della Corte Suprema sono di questa confessione, come lo stesso nuovo presidente Joe Biden, la cui amministrazione è la prima senza protestanti. Ciò̀ segnala che la radicalizzazione della politica americana comprende anche l’aspetto confessionale e delle pratiche religiose.

Il fatto, comunque, che la maggior parte dei membri del Partito repubblicano si contenda i voti dei religiosi ha comportato la presa di posizioni sempre più conservatrici incentivando la polarizzazione. Lo si è visto, ad esempio, nella vittoria alle primarie repubblicane per le elezioni a governatore della Pennsylvania di Doug Mastriano, un sostenitore delle teorie cospiratrici di QAnon che, come senatore statale, provò a non certificare l’elezione di Biden arrivando a prendere parte all’assalto al Congresso. Mastriano è un fervente religioso che afferma che la separazione tra Stato e chiesa deve finire.

Quelli citati non sono elementi da sottovalutare perché sono la base del coinvolgimento dell’elettorato religioso, un elettorato che tende per costituzione a rispondere con forza quando è mobilitato. Sono, inoltre, elementi di polarizzazione che chiamano in causa questioni che gli Amish possono sentire come prioritarie.

La maggior parte degli Amish, oggi circa 160.000 persone, si concentra in Pennsylvania e Ohio, swing states su cui le attenzioni degli strateghi elettorali di Donald Trump si sono infatti concentrate. Fu una strategia consapevole: soprattutto nelle contee di antico insediamento come, ad esempio, Lancaster (fondata nel 1760 in Pennsylvania) e Holmes (nata nel 1808 in Ohio), la mobilitazione degli Amish è facilitata dal loro inserimento nel tessuto sociale locale che ne incoraggia lo sviluppo dell’identità civica. Per incentivare il voto tra la comunità Amish nel 2016 ad Arlington (Virginia) è stato creato lo Amish PAC che vede anche la collaborazione di ex membri della comunità Amish. Nonostante i grandi impegni profusi – si stima che siano stati spesi 139,692.88 dollari tra l’aprile e il dicembre del 2016 – è difficile stimare il successo dell’operazione nelle presidenziali che videro sfidarsi Hillary Clinton e Donald Trump.

Considerando, comunque, che Trump in Pennsylvania vinse con uno scarto solo dello 0,72%, conquistando la maggioranza anche a Lancaster County dove la maggioranza degli Amish dello stato risiede, è possibile che gli Amish possano aver contribuito alla vittoria proprio perché in contesti elettorali così poco definiti anche una manciata di voti può essere determinante.

L’Amish PAC potrebbe aver esercitato una certa influenza anche sull’elettorato repubblicano e sugli indecisi. Nel corso del Novecento all’immagine diffusa tra la popolazione americana degli Amish come un insieme di persone che vivono al di fuori della comunità si è infatti sostituita quella che li considera dei grandi lavoratori e delle persone di fiducia perché attaccate ai valori tradizionali e alla terra. Il PAC sarebbe stato, quindi, in grado di capitalizzare l’immaginario degli Amish come protettori dei “valori perduti” al fine di associare questa immagine a quella di alcuni candidati repubblicani. Un’operazione resa possibile dalle culture wars – il dibattito conflittuale su temi quali l’aborto, i matrimoni tra persone dello stesso sesso, i diritti delle donne, delle minoranze e degli afroamericani – per cui un politico o un partito che si richiama a dei valori rurali e al credo cristiano risulta capace di mobilitare l’elettorato.

Ciò accadde, ad esempio, con le elezioni presidenziali del 2004. Allora il Partito repubblicano aveva promosso tra gli Amish la registrazione per il voto in Pennsylvania e Ohio, ma la risposta entusiastica fu dovuta al fatto che molti di loro ritenevano Bush un sincero cristiano e un difensore dei valori rurali e conservatori. Fondamentale, inoltre, fu la consulenza di Chet Beiler, nato da genitori Amish ma cresciuto al di fuori della comunità che i genitori lasciarono quando aveva tre anni. Beiler iniziò a lavorare per il Partito Repubblicano nel 1999, come coordinatore della campagna elettorale a Lancaster per la corsa a senatore di Rick Santorum. Fu lui che nel 2004, sfruttando il proprio retroterra Amish e la conoscenza del Pennsylvania German, l’antica lingua delle comunità Amish, ideò il piano di registrazione al voto degli Amish per la campagna per la rielezione di Bush.

Un gruppo di Amish accoglie George W. Bush nella campagna elettorale del 2004

 

Tra ciò che potrebbe portare gli Amish al voto anche alle midterm di novembre, oltre che alle prossime presidenziali, sono anche questioni a carattere pratico, di difesa delle proprie prerogative. Gli Amish hanno una posizione di deferenza nei confronti del governo: ne riconoscono la legittimità, ma ritengono anche di poter disporre di margini di autonomia a salvaguardia del loro stile di vita improntato ai dettami religiosi.

Tra i rappresentanti del GOP che hanno cercato di rispondere a questa esigenza è il membro della Camera dei rappresentanti Bob Gibbs, eletto nel distretto a forte insediamento Amish di Holmes County. Nel dicembre 2021 Gibbs ha introdotto una legislazione per consentire alle persone con determinate credenze religiose, come gli Amish che vedono nella fotografia una forma di idolatria, per essere esentati dal possedere un documento di identità con una fotografia che li ritrae. Sempre nel dicembre 2021 Gibbs ha presentato un ulteriore disegno di legge favorevole agli Amish, come ha rivendicato lui stesso, per consentirgli di rinunciare alla detrazione per la previdenza sociale e Medicare dai loro stipendi nei casi in cui si trovino a lavorare per delle società non Amish. Nello stesso anno, la Corte Suprema a maggioranza repubblicana ha risolto una lunga diatriba che ha contrapposto gli Amish della contea di Lenawee (Michigan) alle autorità locali, dando ragione ai primi. Al centro della questione era la gestione delle acque nere che gli Amish smaltiscono con un procedimento considerato non conforme dagli ufficiali sanitari.

 

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Casi come questo, che hanno coinvolto anche altre comunità Amish in Ohio, Minnesota e in Pennsylvania possono portare gli Amish ad avere un’opinione positiva del Partito repubblicano e di Trump sia per il principio del less government, sia perché entrambi si promuovono come protettori delle libertà religiose. Del resto, la decisione della Corte Suprema è un’eredità della presidenza Trump, che ha politicizzato, anche in senso religioso, i tribunali con nomine ultra-conservatrici.

Per quanto all’interno del mondo religioso americano si levino voci critiche nei confronti di Trump, al contempo la polarizzazione e le battaglie culturali hanno fatto dell’ex Presidente, anche per puro pragmatismo (focalizzarsi sui fini anziché sui mezzi), il rappresentante della destra religiosa – e anche tra gli Amish c’è chi ha espresso sostegno a Trump apertamente.

È difficile dire con certezza se gli Amish si recheranno alle urne questo novembre e alle prossime presidenziali ma, come si è visto, il terreno sembra essere favorevole per una loro quantomeno parziale mobilitazione. Del resto, nella destra religiosa così come tra gli Amish si potrebbe ritenere questo il momento propizio per difendere le conquiste fatte durante la presidenza Trump e, quindi, riportare il Partito Repubblicano al potere.