international analysis and commentary

La Germania cinese

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In Europa, improvvisamente, ci sono due Germanie: una è la Repubblica federale tedesca, l’altra è la Repubblica popolare cinese. La prima sorveglia da Berlino i conti pubblici del resto d’Europa. La Signora Merkel ha cambiato carattere: non è più materna, non cerca più il consenso, si è trasformata in una Lady di ferro. Che – come ha scritto pochi giorni fa Süddeutsche Zeitung – gioca a poker con poste molto alte: la revisione dei Trattati, come modo per garantirsi la futura stabilità dell’euro. È l’Europa tedesca; il punto è che questa Germania ha pochi alleati.

Ma c’è anche la Cina tedesca: la più grande economia in espansione, che – esattamente come la Germania – vive di export e ritiene che i problemi dei paesi in deficit non siano responsabilità dei paesi in surplus. In Europa, la Cina tedesca gioca però tutt’altra partita: l’acquisto di buoni del Tesoro nei paesi a rischio di default. Prima la Grecia, poi la Spagna e da domani il Portogallo – dove il presidente Hu Jintao svolgerà una nuova visita cinese ad alto livello.

Sull’Europa mediterranea, ammonita da Berlino, si stende così il paracadute di Pechino. Strana partita a distanza, il cui risultato sarà comunque un’euro (troppo) forte. Cosa che va bene a entrambe: alla Germania, che continua a vedere nell’euro il marco europeo; alla Cina, che può rendere un po’ più flessibile il tasso di cambio della propria moneta verso il dollaro, facendosi scudo con l’euro.

 

 

 

Vedi: Aspenia 50: la Cina post-americana, Ottobre 2010