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La Confindustria francese per l’integrazione europea

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Il Medef (la Confindustria francese) ha deciso di intervenire nella campagna elettorale presidenziale con due sostanziose novità nel mese di febbraio. Intanto nel modo: Laurence Parisot, presidentessa in carica dal 2005, ha presentato alla stampa, con l’aiuto di uno schermo gigante, un libro digitale che contiene le 23 priorità di cui il futuro Capo di Stato dovrebbe occuparsi.

E poi nel contenuto: la pubblicazione, intitolata Besoin d’aire (il nome gioca sull’assonanza tra le parole aria e area), indica la rapida formazione di un’Europa federale come l’unica soluzione perchè le imprese transalpine oggi in sofferenza (da qui il bisogno d’aria) possano recuperare la competitività perduta. Dunque, gli “Stati Uniti d’Europa”: è questa l’unica “area”, retta da un comune governo economico e politico, che offrirebbe le frontiere di sviluppo e le opportunità di espansione necessarie per tornare a crescere.

Laurence Parisot ha illustrato un vero e proprio manifesto; raramente un dibattito precedente a un’elezione presidenziale è stato tanto condizionato dai temi economici e dalla politica continentale, sia perchè la Francia del presidente Sarkozy si trova alla guida della strategia europea anticrisi, sia perchè la stessa crisi economica ha colpito tanto profondamente il paese da accendere una discussione sulla sostenibilità del suo sistema di protezione sociale.

Gli Stati Uniti d’Europa immaginati dalla presidentessa del Medef si richiamano non solo al celebre discorso di Winston Churchill, ma idealmente vogliono ricollegarsi all’auspicio espresso da Victor Hugo nel lontano 1872 al Congresso per la Pace di Lugano: “avremo una patria senza frontiere, un bilancio senza parassitismo, un commercio senza dogana, una circolazione senza barriere”. Mentre però l’assemblea tenuta a Lugano si occupò soprattutto di femminismo e abolizione degli eserciti, l’Europa federale immaginata da Parisot si concentra attorno a due idee chiave: esecutivo forte e gestione centralizzata dell’economia.

Questa nuova entità statale somiglierebbe molto, almeno politicamente, alla sua consorella americana: un presidente dell’UE eletto a suffragio universale a capo di un governo in cui è centrale la figura del commissario all’economia – che presiederebbe anche l’Ecofin. L’obiettivo da raggiungere nel più breve periodo sarebbe infatti quello dell’armonizzazione tecnica, fiscale e giuridica, da accompagnare alla creazione di un brevetto unico dell’Unione Europea.

Naturalmente, le priorità del Medef non si limitano a questa suggestiva descrizione, ma sono ben ancorate al contenuto dei programmi dei principali candidati alla presidenza. Non mancano le convergenze con le intenzioni di Nicolas Sarkozy. Laurence Parisot approva la rapida introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Costituzione (cavallo di battaglia dell’attuale direttorio franco-tedesco), che dovrebbe “imperativamente” portare a un attivo di bilancio a partire dal 2016. Il riaggiustamento dei conti sarebbe basato sulla riduzione delle spese piuttosto che sull’aumento delle tasse, e su un patto sociale che porti a una diminuzione delle  prestazioni sociali erogate, a cominciare dalle pensioni; le imprese che investono sulla formazione dei lavoratori più anziani riceverebbero invece dei forti sconti fiscali, secondo l’esempio della Germania.

È evidente infatti la distanza dalle posizioni di François Hollande: la visione europea del candidato socialista non contempla l’adozione di un nuovo trattato vincolante sui bilanci pubblici dei membri dell’UE, nè è favorevole alla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. In politica interna, Hollande vuole ricavare i miliardi necessari a un più efficace intervento dello stato in economia soprattutto attraverso l’aumento dell’imposizione sui redditi più alti – ha fatto scalpore la recente proposta di tassare al 75% i contribuenti che dichiarano più di un milione di euro. L’aumento dell’età pensionabile oltre i 62 anni e dell’Iva per ridurre le tasse alle imprese – misure considerate prioritarie da Sarkozy e considerate dal Medef un buon primo passo – non sembrano far parte del carnet dei provvedimenti di un futuro governo socialista.

Inoltre, il “bisogno di autonomia” delle parti sociali evidenziato da Parisot non si accorda troppo con la volontà, diffusa nell’elettorato di sinistra, di contenere quelli che sono considerati gli eccessi degli attori economici e finanziari.

Ma Besoin d’aire costituisce anche una netta presa di posizione contro il fascino crescente esercitato da Marine Le Pen su una parte degli industriali francesi, delusi dal quinquennato di Sarkozy. L’associazione imprenditoriale Ethic, a fine gennaio, aveva ricevuto in una sala strapiena la candidata del Fronte Nazionale, applauditissima durante il suo intervento: piace molto la sua intenzione di creare dei sindacati autonomi sotto il controllo del FN, che potrebbero indebolire la forza delle sigle classiche.

In un libro pubblicato cinque mesi fa, Laurence Parisot si era già dedicata a demolire il programma economico di Marine Le Pen. Oggi, torna a sottolineare con decisione l’assurdità, per le imprese e per tutto il sistema economico, di un ritorno al franco francese e al protezionismo (punti cardine dell’estrema destra), individuando invece nell’immigrazione e nell’apertura delle frontiere un fattore di arricchimento, grazie all’integrazione con le esperienze di diverse culture. Solo in questo modo lo spirito d’impresa potrà conservare quella “ambizione umanista” che ne fa uno strumento decisivo nella costruzione del futuro e dell’Europa di domani.

Restando al presente, il manifesto del Medef consiste nell’appoggio formale alla riconferma di Nicolas Sarkozy. Non è detto che un sostegno così diretto sia politicamente utile al presidente uscente: per François Hollande sarà più facile essere percepito dall’elettorato sfiduciato e colpito dalla crisi come il “candidato della sinistra” e dei lavoratori.