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Come evolve l’organizzazione dell’impresa: gli esempi di Smart Working

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Negli ultimi anni, si stanno affermando modelli rivoluzionari nell’ambito del lavoro, con una sperimentazione incessante e contaminazioni tra settori anche molto diversi.

Un caso del genere ce lo offre la Virgin: l’azienda ha infatti deciso di convertirsi interamente allo smart working, ovvero al lavoro intelligente. Virgin Group è un esempio di azienda che ha come core business i settori viaggi e trasporti (aerei e ferroviari), lifestyle e intrattenimento, ma anche telefonia mobile, servizi finanziari.

La convinzione del gruppo dirigente dell’azienda, evidentemente vincente, è che l’eccellenza nel management  può essere trasferita in tutti i campi. Per la Virgin, la diversificazione non dipende dalle sue capacità tecniche o di produzione-distribuzione, ma è solo legata al carattere del marchio, che coincide con l’azienda.

Il gruppo, fondato da Richard Branson, si vede come una comunità, con idee, valori, interessi e obiettivi. La loro filosofia di gestione è attingere dalle persone di talento provenienti da tutto il gruppo. Ogni persona della Virgin porta con sé lo stile di gestione del marchio, competenze ed esperienze individuali in un contesto comune.

L’epocale cambiamento che riguarda il gruppo è l’aver dato ai dipendenti orario di lavoro libero e vacanze senza limiti. Per Branson, non sono importati le ore che i suoi dipendenti passano sul luogo del lavoro ma i risultati e gli obiettivi raggiunti. Nell’adottare tale modello, l’imprenditore britannico si è ispirato a Netflix, la piattaforma online che permette la visione di film e serie tv a noleggio, che a sua volta lo ha già sperimentato con risultati positivi.

“In futuro i dipendenti decideranno quando hanno voglia di prendersi qualche ora, un giorno, una settimana o un mese di ferie,” dice il magnate (e baronetto dal 1999), “con la sola consapevolezza che lo faranno quando la loro assenza non danneggerà né il lavoro, né la loro carriera”.

L’esempio della Virgin è stato seguito recentemente anche da aziende italiane. Lo stabilimento emiliano di Tetra Pak, vincitore dell’edizione 2013 dello Smart Working Awards, ad esempio, ha applicato la flessibilità oraria anche agli operai, nel settore del packaging. Sono state abolite le timbrature e, grazie all’organizzazione del lavoro in squadre, i lavoratori possono decidere in quale fascia oraria lavorare – fermo restando ovviamente il principio che deve essere garantita la copertura della produzione. Tetra Pak offre splendidi uffici e flessibilità, declinata ad ogni livello e mansione: orologi eliminati e smart working per tutti, ogni dipendente deve sentirsi un libero professionista. 

Come sottolineo nel mio ultimo libro Humanity. La conquista sociale dell’impresa (edizioni Palinsesto), alla base dello smart working c’è l’adattabilità: oltre agli orari flessibili, una migliore e più efficace comunicazione e collaborazione in azienda, anche grazie all’utilizzo di device digitali, danno una maggiore libertà e rendono più responsabili i lavoratori nel raggiungere gli obiettivi. L’azienda che adotta un modello smart adotterà dunque questi cambiamenti anche in funzione di una riorganizzazione degli spazi, creando aree destinate alla collaborazione, open space, aree di relax…[1] Creare luoghi, insomma, dove le persone amano lavorare. 

Ha operato in questa direzione anche Lilly, azienda farmaceutica, che oltre a riorganizzare gli uffici con luoghi di incontro per stare insieme in modo creativo, ha condiviso con i dipendenti strategie di benefit sviluppate su tre filoni: salute, tempo libero e famiglia.

Anche Sanofi Aventis (gruppo francese, ancora nel settore farmaceutico), si rivolge alla persona (anche quindi alla vita privata) e alla salute (polizza infortuni per 3.000 dipendenti, check-up gratuito, sconti sui farmaci, ecc.) e parallelamente punta su comunicazione, trasparenza e uffici di qualità (ristorante aziendale, analisi mensili delle polveri indoor, ecc.). 

Una forma di libertà è il concetto-guida di Welcome Italia (servizi per le telecomunicazioni), che consente anche un anno sabbatico ai dipendenti e rifiuta le rappresentanze sindacali “perché ognuno deve sentirsi libero di rappresentarsi da solo senza paura di essere punito”, spiega l’AD Stefano Luisotti.

“Flessibilità fuori e dentro” è il motto di InJob (99% donne; 70% dei dipendenti si dichiara felice) dagli orari agli spazi di lavoro confortevoli e attrezzati. 

Troviamo le tecniche dello Smart working, uffici molto accoglienti e capacità di stabilire relazioni interpersonali positive anche in ConTe (nel settore assicurativo), che tra i valori condivisi mette anche il divertimento (istituendo “Ministri del Divertimento” che organizzano eventi e party)[2].

Un altro interessante esempio in questa direzione ce lo offre La Alessi, storica azienda familiare e noto marchio del design italiano, che ha realizzato il progetto “Buon Lavoro – La Fabbrica per la Città”, che prevede la destinazione di un significativo numero di ore di lavoro dei dipendenti ad attività di utilità sociale sul territorio, in Piemonte[3]. Il progetto – dice Michele Alessi, Amministratore Delegato – ha diverse componenti: “la cura per le persone, che si traduce anche nel considerare il lavoro non solo come fonte di guadagno ma anche di soddisfazione; e il desiderio di portare avanti un impegno in ambito sociale, anche al di là della nostra attività ordinaria d’impresa. È da considerarsi (…) anche uno stimolo, per chi di dovere, per provare a pensare un nuovo modello di partnership tra pubblico e privato che crei sinergie positive tra diversi ordini di necessità[4]”.

Christopher Coleman, Global Design Director di Google, sottolinea che per creare un workplace da dove le persone non vogliono andare via, per prima cosa bisogna sapere ciò di cui i dipendenti hanno bisogno. Diversi sono i modi di lavorare delle persone: per questo, secondo Coleman è importante creare luoghi diversi così che la gente possa essere più produttiva possibile, dalle sale conferenze formali e informali, agli spazi per stretching, yoga o palestre. L’ufficio è l’ambiente in cui un lavoratore passa molte ore della giornata, per questo più è confortevole più si ottiene in termini di produzione.[5]

Un’intuizione che può sembrare perfino ovvia, se espressa in questi termini semplici e pratici; eppure, si tratta di una grande innovazione in grado di influenzare la produttività, la competitività, e certamente la qualità della vita.