Tecnologia militare e sfida cinese: perché il declino americano non è inevitabile
Negli ultimi decenni, il dibattito pubblico ha visto più volte emergere la questione del declino geopolitico: il declino degli Stati Uniti, dell’Europa, della NATO e più in generale dell’Occidente. Uno degli ambiti dove questa visione è più ricorrente è senza dubbio quello tecnologico, e in particolare quello della tecnologia militare. Secondo la vulgata comune, vari fattori avrebbero permesso il potenziamento delle capacità militari di tutti quegli attori, statali e non, al di fuori dell’Occidente: il commercio internazionale, la crescita degli investimenti diretti esteri dai Paesi avanzati verso quelli in via di sviluppo, l’emergere di componenti commerciali che possono essere usati nelle piattaforme militari (“dual-use”), e le nuove opportunità di copiare tecnologie straniere (anche attraverso il cyber-spionaggio).
L’inseguimento cinese
Se questa visione è corretta, i suoi effetti dovrebbero essere direttamente osservabili nel paese che più di tutti ha tratto vantaggio da queste dinamiche: la Cina. Inoltre, negli ultimi 30 anni, la spesa militare cinese è aumentata di quasi il 3000%, da pochi miliardi di dollari a oltre 200 l’anno. Pertanto, la Cina avrebbe anche avuto modo di sviluppare a livello domestico le capacità necessarie o di sfruttare meglio questi trend. Per molti analisti e commentatori, la Cina sarebbe ormai riuscita a imitare le più avanzate tecnologie militari americane, avendo commissionato due portaerei, molte navi con sistemi missilistici avanzati, e finanche un caccia di quinta generazione. In altre parole, La Cina avrebbe beneficiato del vantaggio dell’arretratezza descritto dallo storico economico Alexander Gerschenkron, o da quello che gli studiosi di management chiamano vantaggio di partire secondo.
E’ una spiegazione plausibile, interessante e per certi versi anche preoccupante. Alla luce dei fatti, però, sembra che le cose non stiano proprio così. In un articolo uscito per la rivista International Security, abbiamo dimostrato, usando fonti liberamente accessibili, che la Cina non è ancora riuscita a replicare le più avanzate piattaforme militari degli Stati Uniti, come il caccia di quinta generazione F-22/A Raptor. Questo fatto contraddice quanto si è invece osservato in passato, come ad esempio quando la Germania guglielmina poté imitare, nel giro di un paio di anni, la più avanzata piattaforma militare del tempo, la nave Britannica Dreadnought.
Complessità, sapere scientifico e sistema industriale
La ragione si trova nel fatto che nel corso degli ultimi 150 anni, la tecnologia militare è aumentata drammaticamente in complessità. Gli aerei della prima guerra mondiale, per esempio, avevano poche centinaia di componenti. Al giorno di oggi ne hanno centinaia di migliaia. Questi componenti, inoltre, sono anche diventati singolarmente molto più complessi e sofisticati.
La parte più sofisticata di un aereo di inizio Novecento era il motore, che in realtà era un aggeggio meccanico che si poteva tranquillamente costruire, assemblare e montare in officine per biciclette – come l’esempio dei fratelli Wright dimostra. Oggi, il motore di un caccia è di per sé talmente complesso da rappresentare un “sistema”, con centinaia di migliaia di componenti, migliaia di codici di software, e componenti che devono operare e rimanere affidabili nonostante siano sottoposti a condizioni estremi (temperature che possono raggiungere oltre 2.000°C, e pressioni forze centrifughe superiori a 20.000 volte quella di gravità). Un caccia di quinta generazione è poi dotato di radar e sensori estremamente avanzati e integrati con altre piattaforme.
Infine, il contesto operativo è diventato molto più complesso e insidioso. Un sottomarino della prima guerra mondiale operava a poche decine di metri sotto il livello del mare. Al giorno d’oggi, i sottomarini più avanzati scendono invece fino a oltre un chilometro sott’acqua, e alcuni vanno addirittura oltre. In immersione, la pressione idrostatica aumenta di circa 1kg-forza per centimetro quadrato (1 bar) ogni 10 metri di profondità. Di conseguenza, il disegno, lo sviluppo e la costruzione di un sottomarino — e lo stesso vale per un caccia o un bombardiere — non possono tollerare il benché minimo errore, in quanto anche difetti apparentemente minori, come viti non perfettamente allineate o saldature non assolutamente perfette, possono portare a conseguenze catastrofiche.
Quale è l’implicazione diretta di questa crescita di complessità della tecnologia militare per l’ascesa cinese? La vera novità è ancora all’inizio del Novecento le grandi potenze potevano facilmente imitare le innovazioni militari dei loro avversari. Il caso già menzionato della Germania è molto istruttivo: essa riuscì addirittura a superare in pochi anni le Dreadnought inglesi, tanto che nella Battaglia di Jutland del 1916, il più importante scontro navale della Prima Guerra Mondiale, le navi tedesche mostrarono di essere almeno alla pari di quelle britanniche.
La frontiera tecnologica
Da allora, però, molto è cambiato. Per poter produrre piattaforme militari avanzate è oggi necessario possedere capacità tecnologiche e industriali sempre più ampie e sempre più sofisticate. Il numero di ambiti disciplinari è infatti aumentato a dismisura e in ogni ambito è necessario possedere conoscenza e competenze molto specifiche.
Inoltre, i sistemi d’arma più avanzati operano quasi sempre sulla frontiera tecnologica. Pertanto, la conoscenza su cui si basano è spesso tacita e collettiva in quanto trattenuta solo nella mente dei tanti scienziati, ingegneri, tecnici e disegnatori che vi lavorano. Le implicazioni sono presto dette: ci vogliono anni e ingenti investimenti per sviluppare queste capacità tecnologiche e industriali. E anche se, per puro miracolo, un Paese potesse ottenerle nottetempo, il loro impiego richiede esperienza e conoscenza che, a loro volta, richiedono tempi molto lunghi. Per sviluppare un sottomarino nucleare, per esempio, servono tecnici con 10 anni di esperienza, oltre a un dottorato di ricerca. Mentre un secolo fa un solo ingegnere poteva ideare una nuova piattaforma — come dimostra il caso di John Holland, l’inventore del sottomarino — al giorno d’oggi servono gruppi di decine, se non centinaia o migliaia di persone.
Proprio l’esperienza cinese conferma questo profondo cambiamento in atto. A partire dagli anni Novanta, la Cina ha cercato di imitare il caccia di quinta generazione F-22/A Raptor di produzione americana con il suo J-20. Molti fattori avrebbero dovuto logicamente favorirla in questo processo: aziende quali Rolls-Royce, Boeing e Airbus hanno investito in Cina a partire dalla fine degli anni Settanta, e le aziende aerospaziali cinesi hanno avuto accesso a piattaforme e tecnologie russe, israeliane e addirittura americane (tramite Israele, il Pakistan e la Serbia). La stessa Cina ha infine rubato 50 terabyte di dati, tramite attacchi cibernetici, relativi ad aerei quali F-22/A Raptor e F-35 Lightning/II Joint Strike Fighter.
Nonostante i miliardi di dollari investiti e queste condizioni favorevoli, il J-20 non è però ancora al livello dell’F-22: la Cina non è infatti ancora in grado di produrre motori turbofan, e dipende per questo componente centrale dalla Russia; l’industria cinese ha problemi nello sviluppo di software di controllo di volo; e il disegno del J-20 mostra ritardi tanto nelle capacità di progettazione che nell’ambito delle tecnologie stealth, volte a ridurre la visibilità a radar nemici.
La crescita militare cinese è stata fino ad ora impressionante e poderosa. La Cina di oggi è, senza ombra di dubbio, molto più potente militarmente di 20 anni fa e probabilmente anche di tutti i Paesi confinanti. Il caso del J-20, però, ci dice che, rispetto a inizio Novecento, non è più possibile imitare velocemente le piattaforme militari straniere e svilupparne addirittura di migliori.
In futuro, magari, l’intelligenza artificiale e la robotica cambieranno quest’equazione: non sappiamo però ancora se, come e quando ciò accadrà. Per il momento, le dinamiche tecnologiche in atto suggeriscono che chi vuole sviluppare le più avanzate piattaforme militari moderne come caccia e sottomarini deve investire vaste risorse, sviluppare un’avanzata base industriale, scientifica e tecnologica, e passare per tutti le fasi necessarie prima di poter raggiungere i suoi avversari. Per il Paese leader attuale, gli Stati Uniti. il declino non è insomma inevitabile.