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Protagonisti e assenti nelle convention nazionali

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Le convention che nominano ufficialmente il candidato presidente non sono più un luogo di conflitto politico da tempo. L’appuntamento quadriennale è considerato piuttosto l’avvio ufficiale della campagna elettorale per i duecontendenti alla Casa Bianca eun’occasione per i partiti di presentare una nuova immagine al paese per gli anni a venire. A volte, come fu il caso del discorso di Barack Obama del 2004, queste servono per lanciare sulla scena politica nazionale delle figure che il partito ritiene  possano avere un futuro nazionale.

Chi sono dunque gli invitati alla convention di quest’anno, quella repubblicana di Tampa in Florida e quella democratica di Charlotte in North Carolina? Ci sono figure importantiche non saranno presenti? Queste domande offrono una chiave di  lettura anche– su come Barack Obama e MittRomney decidono di forgiare il propriomessaggio agli elettori.

Cominciamo dalla lista degli assenti per scelta. Diversi eletti o candidati al Congresso eviteranno di farsi vedere,con motivazioni opposte: ci sono Democratici che corrono in Stati dove il presidente Obama non è mai stato popolare e Repubblicani che si trovano a dover lottare per un seggio in zone dove il presidente ha vinto nel 2008 e c’è qualche possibilità che torni a imporsi e dove, inoltre, la maggioranza GOPemersa dal voto del 2010 e influenzata dal messaggio del Tea Party non ha molti seguaci. Le assenze saranno insomma dettate dalla geografia elettorale. Un esempio è quello del senatore del Montana Joe Tester, eletto nel trionfo democratico delle elezioni di mezzo termine del 2006, che su alcuni temi è sempre voluto rimanere distante dalla Casa Bianca (nei suoi messaggi TV elettorali non manca mai un fucile). Il Montana è uno Stato dove il presidente non è popolare e non può vincere. Venire identificati con Obama è quindi un male e per questo Tester non andrà a Charlotte. Come del resto il suo sfidante Denny Rehberg, che sapendo di avere un avversario difficile da battere – Testerèuna figurapopolare in Montana- salterà Tampa per evitaredi essere visto come eccessivamente vicino a un GOPtroppo schierato. Rehberg, infatti, ha criticato la rigidità delle posizioni della maggioranza repubblicana alla Camera e un suo spot attaccaapertamente il budget presentato da Paul Ryan.

Come i due del Montana, molti altri: il senatore democratico della West VirginiaJoeManchin, gli sfidanti per un seggio alla Camera del Maryland e il candidato ed ex senatore della Virginia, il Repubblicano George Allen. L’assenza più importante, specie perché nel 2008 contribuì non poco alla campagna per le primarie a favore diObama, è quella di Claire McCaskill, senatrice del tendenzialmente conservatore Missouri. Ciascuna di queste figure politiche  ritiene che sia meglio mostrare la propria distanza da Washington epuntare sul proprio prestigio locale piuttosto che non passare tre giorni in una grande kermesse.

Infine, non ci sarà a Tampa l’ex presidente George W. Bush, e questa davvero è una questione di furbizia elettorale da parte repubblicana. Nel 2004 (da presidente e candidato) Bush aggirò la convention a causa dell’emergenza uragani che si addensavano sulle coste del Sud.. Ora il problema è che la crisi economica è cominciata quando il presidente era lui; Obama tornerà certamente a ricordarlo, e il partito repubblicano preferisce non facilitargli il compito.

Ma chi  sarà invece presente alle Convention? Partiamo da alcune osservazionigenerali, visto che, mentre scriviamo, non sappiamo ancora quali saranno gli interventi principali. Quest’anno al centro del dibattitosarà l’attacco all’avversario e la distinzione netta in termini di valori tra i due partiti.

Per il GOP si è parlato a metà luglio di un discorso del governatore del New Jersey Chris Christie. Sanguigno, duro, esemplareperfetto di un politico che sa parlare all’elettore bianco e lavoratore cui Obama non è mai piaciuto. Il governatore ha tagliato le spese senza aumentare le tasse ed è un politico molto diverso daMittRomney: uno magro ed elegante, l’altro corpulento e goffo, che perde le staffe facilmente.

Le voci sul Partito Democratico parlano, invece, di Elizabeth Warren, candidata al senato in Massachussets che ha ideato la CFPA (Consumer Financial Protection Agency), l’agenzia di protezione dei consumatori dalla finanza. Warren, che proviene da una carriera universitaria ma  si sta dimostrando efficace in campagna elettorale, sarebbe perfetta per parlare ai liberal e per tracciare il solco tra Democratici e le banche e gli speculatori, i miliardari che aggirano le tasse- proprio come la campagna Obama ha dipinto Romney nei primi mesi della competizione. Warren, professoressa di economia, potrebbe anche spiegare la crisi, ricordarne le origini e quindi smitizzare i cattivi numeri relativi all’occupazione. Entrambe sono solo ipotesi, ma ci danno indicazionidicome i partiti intendono presentarsi agli americani. Per il momento, Christie ha smentito, perché spera di essere scelto come vice di Romney.

Di una cosa possiamo essere certi:alla convention repubblicana avranno notevole visibilità gli operai bianchi delle zone in crisi, probabilmente provenienti dagli swing states del Midwest, mentre a quella democratica ci saranno operai dell’industria dell’auto, latinos e militari omosessuali. Categorie,queste ultime, che in una forma o nell’altra hanno beneficiato direttamente delle politiche presidenziali.

Un discorso a parte merita la presenza scomoda degli ultra-conservatori alla convention repubblicana. Dal 2010  – e durante tutta la prima fase delle primarie di quest’anno – una serie di figure più o meno presentabili sono comparse sulla scenapubblica,generalmente collocandosi alla destra del partito. L’elenco è presto fatto: Sarah Palin, Herman Cain, Rick Santorum, Michelle Bachmann, NewtGingrich. E poi, con una storia più lunga, Ron Paul. Tutti personaggi che hanno più o meno reso noto il desiderio di intervenire durante i lavori di Tampa.

Paul,rappresentante del Texas e campione dei libertari dentro al GrandOld Party, non è riuscito ad ottenere durante le primarie un numero di delegati sufficiente agarantirsi il podio, ma ha contrattato con Romney un propriointervento dal palco. Forse per annunciare che lo appoggia ufficialmente, cosa che fino a oggi non ha fatto. Non farlo parlare avrebbe indispettito i suoi seguaci, pronti a donare e militanti molto attivi. Discorso simile riguarda Sarah Palin: i suoi ammiratori non costituisconoun movimento come quelli di Paul, ma sono comunque cittadini conservatori attivi che ne hanno ammirato i modi di fare schietti e i toni accesi. Escluderla significherebbe deluderli, ma farla parlare potrebbe rivelarsi problematico. Palin infatti, come anche gli altri speaker potenzialmente pericolosi, se dovesse parlare lo farebbe per rappresentare istanze conservatrici e per regalare ai sostenitori della causa un momento di gloria che consenta loro di continuare a esistere sulla scena pubblica. A questo gruppo di politici repubblicani fare un discorso moderato non servirebbe a nulla anche se eccedere nei toni potrebbe causare problemial partito.

Decidere come gestirli richiedeinsomma un difficile equilibrismo per la leadership del GOP.La scelta fatta dall’establishment di puntare su MittRomney, il più moderato dei candidati alle primarie che avesse realmente qualche chance di farcela, è proprio un tentativo di mitigarel’immagine eccessivamente estrema offertadal GOP negli ultimi due anni. Ma frenaredel tutto la spinta conservatrice che ha portato i Repubblicani in maggioranza alla Camera significherebbe correre un rischio enorme con gli elettori.

Se c’è una cosa che i Repubblicani sannotrdizionalmente fare meglio dei Democratici è proprio gestire le differenze che esistono all’interno del partito. A Tampa capiremo se ci riusciranno di nuovo.