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New York e il ritorno della violenza

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New York non è un’evasione, ma un impegno e una guerra. Lo diceva anni fa Pier Paolo Pasolini e deve essersene reso conto anche Eric Adams, diventato ufficialmente sindaco della città il 1° gennaio di quest’anno. Nato il 1 settembre 1960, figlio di un macellaio e di una donna delle pulizie, è il secondo Mayor afro-americano nella storia di New York. Per il primo bisogna tornare indietro di trent’anni, fino al 1990, quando ad essere eletto fu David Dinkins, un democratico proprio come Adams.

Nel 1984 Adams si è diplomato all’Accademia della Polizia, dando il via a una carriera fra le forze dell’ordine durata ventidue anni e iniziata dopo essere stato vittima, appena quindicenne, di un’aggressione da parte degli agenti. È una storia che si è giocato bene, in campagna elettorale, presentandosi ai cittadini e soprattutto all’elettorato nero come l’unico candidato ad avere esperienza in prima persona del rapporto tra polizia e minoranze etniche. Un argomento che negli Stati Uniti è molto delicato, soprattutto dopo l’omicidio di George Floyd e il boom del movimento Black Lives Matter.

Ma il suo non è soltanto un passato da poliziotto. Sul curriculum ha anche un trascorso importante come “Borough President” di Brooklyn, un ruolo che in città conta parecchio. New York è composta da cinque distretti e Brooklyn è uno di questi. Gli altri sono Manhattan, Queens, Bronx e Staten Island. Essere presidente del distretto significa sedere al tavolo insieme al sindaco e rappresentare per lui il consigliere del quartiere. Nelle elezioni dello scorso novembre ha vinto la sfida con il fondatore dei Guardian Angels, Curtis Sliwa: il successo è stato talmente netto da essere stato reso noto appena dieci minuti dopo la chiusura dei seggi.

 

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Il primo mese per lui non è stato affatto semplice. New York, dove l’Attorney General Letitia James ha nel frattempo accusato Donald Trump e la sua organizzazione di pratiche fraudolente e ingannevoli per pagare meno tasse, si è richiusa in se stessa con il dilagare della variante Omicron. Nonostante le poche persone presenti tra le strade, però, la NYPD (il dipartimento di polizia cittadino) ha registrato un aumento sostanziale della delinquenza.

Testimone oculare ne è stato proprio lo stesso Adams. Poche ore dopo essere diventato sindaco, ha preso i mezzi per andare al lavoro. Arrivato a una delle stazioni della metropolitana di Brooklyn, in attesa dell’arrivo del treno, ha visto due uomini mettersi le mani addosso. Immediata la chiamata al 911 e pronto l’intervento degli agenti.

Il giorno stesso del suo insediamento, ad Harlem un poliziotto si è ritrovato un proiettile in testa. Non era in servizio, stava riposando sdraiato al posto di guida della sua auto, una pratica comune seguita da molti colleghi, ogni volta che le brande del commissariato sono già occupate. Quando ha sentito il rumore di uno sparo si è svegliato di soprassalto e, vedendo il finestrino infranto in mille pezzi, ha realizzato: quel colpo era per lui. Con il sangue che gli colava dalla testa è uscito barcollando dalla vettura, mentre alcuni colleghi davano l’allarme. È intervenuta un’autoambulanza che lo ha portato in ospedale. È vivo per miracolo e nessuno sa chi sia stato a far partire il colpo.

La polizia sul luogo di una quadrupla sparatoria a Brooklyn

 

Troppa violenza e con troppa frequenza, tanto che il sindaco si è visto costretto a pubblicare il “Blueprint to End Gun Violence”. Pressato dalle critiche dell’opinione pubblica, Adams ha reso noto il progetto per rendere New York una metropoli più sicura.

“Un seme di violenza sta contaminando la nostra città – ha detto di fronte ai cittadini – e in quanto sindaco ho promesso che questo non sarebbe successo”.

La nuova amministrazione ha in programma il sequestro delle molte armi illegali che circolano a New York, anche grazie alla creazione di nuove unità ad hoc in borghese.

“Stiamo rimuovendo migliaia di pistole dalle strade – ha spiegato – ma è un circolo vizioso. Sembra che ogni volta che ne eliminiamo una, ne arrivino subito altre cinque”.

 

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La situazione è così delicata che in città è arrivato anche il presidente Joe Biden, chiamato per discutere con il sindaco delle strategie volte a diminuire crimine e sparatorie. C’era grande attesa per l’incontro fra i due, perché non si trattava soltanto di un evento istituzionale.

Sul tavolo un piano che include finanziamenti di portata storica, pensati per far scendere in strada un numero maggiore di poliziotti e investire in programmi comunitari per la prevenzione della violenza. “Non vogliamo tagliare fondi, vogliamo finanziare sempre di più – ha dichiarato Biden, citando indirettamente lo slogan ‘Defund the police’ propugnato dal movimento Black Lives Matter – ci servono assistenti sociali, lavoratori del campo della salute mentale e più risorse per le forze dell’ordine”.

“La Casa Bianca è un nostro alleato”, ha twittato Adams, allegando un estratto della conferenza stampa della portavoce Jen Psaki. “Il presidente sa cosa ci vuole per mantenere le nostre strade sicure e il suo supporto sarà essenziale nel portare a termine il nostro lavoro”.

Il problema di base negli Stati Uniti è che, nonostante tutti sappiano quanto grave sia la questione della violenza, le leggi per l’acquisto di pistole e fucili continuino a rimanere intaccate. Troppo forti sono le lobby delle armi, per riuscire a portare avanti una modifica legislativa. Bloccano a suon di dollari le campagne elettorali dei rivali politici e atrofizzano così qualsiasi tentativo di riforma.

Fino ad ora non sono bastate nemmeno le parole di Biden, che ha sottolineato più volte come la “violenza trafigge l’anima della nostra Nazione. Le armi da fuoco sono un’epidemia. Non possiamo accettarla. Dobbiamo reagire”.

Nel 2021, a New York, i crimini d’odio sono aumentati del 100% rispetto all’anno precedente. È questa la città con cui bisogna fare i conti ora: più pericolosa, violenta e imprevedibile. Come se si fosse tornati tra gli anni ’70 e ’80, quando si camminava per strada guardandosi intorno con sospetto. Allora era uso comune, parlando dei newyorkesi, dire che avessero gli occhi anche sul retro della testa, per vedere tutto ciò che accadeva alle loro spalle. È così anche oggi e sono gli stessi residenti a confermarlo.

Adams vuole risolverlo davvero questo problema che, con il tempo, potrebbe crescere a dismisura.

“Perché sono qui?”, ha chiesto partecipando alla veglia dedicata a una bambina del Bronx ricoverata in condizioni critiche dopo essere stata sfiorata da una pallottola vagante. “Perché voglio che sia chiaro: i generali non mandano le loro truppe in battaglia, ma le guidano. Sono il sindaco e perciò devo essere qui, in prima linea nella lotta alla violenza”.