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L’importanza transatlantica dell’approccio italiano all’Algeria

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In quello che è stato il suo primo viaggio in Nord Africa da quando è entrata in carica alla fine di ottobre 2022, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha visitato Algeri per una visita di “cooperazione e amicizia”. Accolta il 22 gennaio dal primo ministro algerino Aymen Benabderrahmane, Meloni ha incontrato il giorno dopo il Presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. Italia e Algeria hanno firmato una dichiarazione congiunta e quattro protocolli d’intesa in diversi settori: energia, tecniche di riduzione delle emissioni, cooperazione spaziale a fini pacifici e cooperazione economica.

Meloni e Tebboune ad Algeri

 

Il crescente interesse di Roma nei confronti di Algeri non è legato a preferenze specifiche di un partito politico né è temporaneo. Si inserisce in una visione geopolitica sistemica, condivisa dall’intero assetto politico e istituzionale italiano, che vede l’Algeria come il pilastro della stabilità regionale e, di conseguenza, come uno degli attori cruciali per la stabilità del Mediterraneo allargato, prima area di interesse geostrategico per l’Italia. L’Italia considera l’Algeria un attore cruciale nel Maghreb, e la sua influenza può aiutare Roma anche rispetto ad altri dossier regionali, ad esempio in Paesi considerati fondamentali nei calcoli geopolitici italiani come Libia e Tunisia.

Inoltre, per l’Italia, l’Algeria è anche un elemento di stabilizzazione nel Sahel, grazie alla sua esperienza nell’antiterrorismo, oltre che alla conoscenza dei Paesi e dei leader regionali. C’è la crescente percezione che, nonostante la sua politica estera fieramente anti-coloniale e anti-imperialista basata sul principio ineludibile della non-interferenza esterna, l’Algeria si stia trasformando e stia prendendo sempre di più in considerazione l’idea di muoversi anche militarmente nel suo vicinato per gestire crisi che rischiano di andare completamente fuori controllo, come le tante che stanno mettendo a repentaglio la tenuta dei Paesi della striscia saheliana.

L’Algeria nello scenario nord-africano

 

Questa crescente attenzione dell’Italia verso l’Algeria può anche aiutare la stabilità del rapporto tra Algeri e l’Unione Europea, così come può servire anche gli interessi americani e transatlantici. L’Algeria, storicamente, teme l’isolamento, come anche ingerenze straniere dirette e perentorie. La continuità tra l’amministrazione di Donald Trump e quella di Joseph Biden sulla questione del Sahara Occidentale – il territorio Sahrawi che ha dichiarato l’indipendenza, sostenuto dall’Algeria, mentre Washington vi ha riconosciuto la sovranità marocchina – e il fatto che il Marocco faccia ora parte dei cosiddetti Accordi di Abramo (siglati a partire dal 2020), ha creato ha creato ansia ad Algeri e innescato un impulso ad avvicinarsi a Russia, Cina e Paesi radicali, ad esempio l’Iran.

Se gli Accordi di Abramo sono di per sé sono positivi, come è positivo tutto ciò che va nella direzione di una de-escalation regionale e del mutuo riconoscimento diplomatico tra paesi arabi e Israele, allo stesso tempo il fatto che questi accordi siano stati raggiunti mettendo da parte i palestinesi in realtà non aiuta il raggiungimento di quello che dovrebbe essere il vero obiettivo finale di ogni tentativo diplomatico volto a risolvere il conflitto israelo-palestinese: quello di una pace giusta per tutti, anche per i Palestinesi. In tal senso, Il Presidente Tebboune continua a insistere su questo punto: nella conferenza stampa congiunta con la premier Meloni, ha apertamente accennato alla necessità di perseguire una pace equa e giusta per i Palestinesi, quale precondizione per un più ampio accordo regionale.

Da questo punto di vista, quindi, l’Italia non sta facendo solo i propri interessi, ma aiutando anche gli interessi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, visto che un’Algeria più vicina a Russia, Cina, Iran e altri non fa comodo a nessuno a Bruxelles e a Washington. Come dimostrano i problemi con Spagna e Francia, e il fatto che il Marocco abbia ora una maggiore rilevanza agli occhi degli americani dopo l’adesione agli Accordi di Abramo, il rischio di mandare all’Algeria il messaggio che è sempre più isolata resta concreto, e l’azione italiana permette di stemperare questa percezione e di dimostrare all’Algeria quanto il Paese sia importante anche in ottica euro-atlantica.

 

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L’azione italiana ha anche bilanciato i problemi che l’Algeria ha avuto con altri Paesi europei. Ad esempio, le critiche della Spagna contro l’Algeria, quando Madrid ha affermato che la decisione dell’Algeria di rompere il trattato di amicizia era dovuta al suo allineamento con la Russia e le pressioni di Mosca nei suoi confronti, sono state molto infelici. La decisione dell’Algeria è stata invece dovuta al fatto che la Spagna ha posto fine a cinque decenni di neutralità sul Sahara Occidentale solo poche settimane prima. L’Algeria non agisce mai sulla base di quanto dicano forze esterne, anche se sono partner più o meno vicini.

Per quanto riguarda la Francia, gli ultimi anni hanno visto un progressivo deterioramento delle relazioni causate dai persistenti problemi ereditati dal lungo passato coloniale, ma anche dalle controversie nate a causa di osservazioni più recenti sulla storia coloniale fatte dal presidente francese Emmanuel Macron. Entrambe le parti stanno cercando di ricucire i rapporti, come dimostra la visita del Capo di Stato Maggiore Saïd Chengriha, che si è recato a Parigi 17 anni dopo l’ultima visita di un Capo di Stato Maggiore algerino in Francia; ma la strada verso un ritorno delle relazioni alla forza di quando c’era l’ex presidente Abdelaziz Bouteflika, considerato più accondiscendente con Parigi rispetto alle élite attuali, è ancora lunga e accidentata.

Un’eventuale percezione di isolamento crescente in Algeria provocherebbe il tentativo di approfondire ulteriormente le relazioni con Russia, Cina e altri attori radicali, Iran in primis. In particolare, i rapporti di Algeri con Mosca, nonostante la tesi sostenuta da molti che l’Algeria sia “fedele alleato” russo, implicando una certa dipendenza politica. In realtà, tali rapporti sono molto più sfaccettati e sfumati e vanno messi nel giusto contesto. Il fatto che l’Algeria abbia relazioni storiche significative con la Russia non significa che la sua agenda sia sempre allineata a quella di Mosca, anzi.

Si ricorderanno le tensioni tra Russia e Algeria quando Vladimir Putin lanciò l’idea dell’OPEC del gas intorno al 2006-2007, progetto che poi infatti è naufragato. L’Algeria ha espresso in più di un’occasione la sua contrarietà alla presenza delle forze di Wagner in Africa.  In Libia, Algeri e Mosca sono su posizioni diametralmente opposte. Certamente, l’Algeria è neutrale rispetto alla guerra russa in Ucraina, ma al tempo stesso sostenere che l’Algeria si trovi in una posizione di sudditanza rispetto ai russi è fuorviante ed esagerato.

I due Paesi hanno certamente legami profondi nel settore della difesa, ma questi sono dovuti all’eredità della Guerra Fredda – un’eredità storica che rende questo rapporto in qualche modo simile a quello che l’India intrattiene con la Russia – e al fatto che europei e americani sono stati storicamente riluttanti a vendere armi all’Algeria. Inoltre, va ricordato che l’Algeria vede gli altri Paesi come partner, ma è molto più cauta nel considerarli amici o alleati. Questo approccio vale anche per Mosca. L’Algeria è aperta alla collaborazione con chiunque rispetti la sovranità e l’indipendenza algerine e, al contempo, rifiuta ingerenze straniere, le imposizioni esterne e i tentativi di costringerla a seguire agende determinate imposte da altri. Da questo punto di vista, l’idea che l’Algeria agisca in un certo modo a causa delle pressioni della Russia – come suggerito dalla Spagna dopo i problemi dello spostamento di Madrid sul Sahara Occidentale – non solo è sbagliata ma anche controproducente.

Insomma, in questo contesto, appare chiaro come l’Italia abbia una missione non solo per sé, ma anche per l’Europa e il partenariato transatlantico: rappresentare, in questo momento, il legame europeo e transatlantico algerino, evitando così che Algeri si senta isolata e, a seguito di questa percezione, cerchi di approfondire i rapporti con Paesi per noi decisamente problematici o apertamente ostili.

Questo passaggio è delicato e richiede che il rapporto con l’Algeria sia visto non solo attraverso la lente dell’energia e dei flussi migratori, ma tramite un approccio più complessivo e maturo, in cui si considerino partnership anche in altri settori, in particolare la difesa. E’ esattamente ciò che sta facendo l’Italia, in un rapporto bilaterale che sta diventando ormai cruciale anche come collante delle relazioni tra Algeri, Europa e Stati Uniti.