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L’Australia nel grande scenario indo-pacifico

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L’Indo-Pacifico è diventato una regione strategica prioritaria per la politica estera statunitense durante la presidenza di Barack Obama (2009-2017), accrescendo così la rilevanza, tra gli altri, dell’Australia. Dal 2022, sotto il mandato di Joe Biden, l’Indo-Pacifico è stato inserito nella Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. L’importanza della regione è stata riconosciuta e anzi accentuata anche durante il primo mandato di Donald Trump (2017-2021), che però ha generato incertezze tra i partner strategici a causa della sua retorica spesso incoerente. Trump si è presentato come una controparte imprevedibile perché ha favorito gli accordi bilaterali rispetto ai quadri multilaterali, continuando soprattutto a sollecitare i Paesi alleati ad incrementare i loro sforzi finanziari e operativi come precondizione per il mantenimento del supporto militare statunitense. Per tale motivo, la rielezione di Trump ha suscitato preoccupazioni nella regione, soprattutto riguardo alla collaborazione tra Washington e Canberra, uno dei suoi principali alleati.

La regione indo-pacifica in un atlante del 1958

 

Durante il primo mandato di Trump, il Primo ministro australiano Malcolm Turnbull è riuscito a convincere i funzionari della Casa Bianca a esentare il suo Paese dalle tariffe statunitensi su acciaio e alluminio, sottolineando il surplus commerciale degli Stati Uniti con l’Australia, il quarto più grande a livello globale. Dal 2017 al 2021, i delegati australiani hanno lavorato principalmente con i membri dell’amministrazione Trump, anziché con il Presidente stesso. In questo periodo, diversi consiglieri hanno limitato l’imprevedibilità di Trump opponendosi ad alcune scelte in materia di politica estera o alleanze internazionali.

Tuttavia, in questa occasione il 47esimo Presidente degli Stati Uniti sta cercando di plasmare la nuova amministrazione secondo la propria visione. Trump ha spesso criticato le alleanze tradizionali degli Stati Uniti e se i suoi istinti dovessero incontrare pochi ostacoli, diverse alleanze, compresa quella con Canberra, potrebbero essere sottoposte a pressioni significative.

L’Australia potrebbe vedere compromesso il suo impegno nel Dialogo Quadrilaterale di Sicurezza (Quad) e nel Partenariato trilaterale per la sicurezza (AUKUS), due progetti strategici nei quali ha assunto un ruolo principale. Inoltre, le recenti tariffe imposte da Trump sulle importazioni cinesi renderanno un’escalation nelle tensioni con Pechino altamente probabile. Qualora la crescita economica cinese dovesse subire un rallentamento, ciò potrebbe incidere negativamente anche sulla crescita economica australiana. Con un volume degli scambi bilaterali aumentato del 9,3% nel 2023, la Cina ha consolidato la sua posizione di principale partner commerciale dell’Australia, con l’interscambio tra i due Paesi che ha raggiunto il valore di circa 200 miliardi di euro, quasi di cinque volte superiore rispetto a quello con gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, Trump potrebbe chiedere a Canberra di ridurre i suoi legami con Pechino in cambio del mantenimento del sostegno militare statunitense, aumentando così le incertezze per i progetti australiani.

Il Quad (Australia, India, Stati Uniti e Giappone) è stato fondato nel 2004 – ufficialmente – in risposta ai disastri provocati da uno tsunami nell’Oceano Indiano. Da allora si è trasformato in un meccanismo multilaterale di cooperazione, includendo non solo il lato economico ma anche – e forse soprattutto – quelli di sicurezza marittima e informatica. Di recente, le attività assertive della Cina hanno rafforzato ulteriormente l’impegno politico dei governi coinvolti nel Quad. Molto probabilmente gli Stati Uniti manterranno un ruolo attivo nel Quad anche durante il secondo mandato di Trump. Oltre ad aver elevato il Dialogo, nel 2019, a livello ministeriale degli Esteri, Trump ha ribadito la sua volontà di rafforzare il Quad durante una recente telefonata con il Primo ministro indiano Narendra Modi.

 

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L’AUKUS rappresenta una cooperazione strategica nel settore della difesa articolata su due pilastri principali. Il Pilastro 1 si focalizza sul sostegno a Canberra in una prima fase rivolta all’acquisto di sottomarini a propulsione nucleare (SSN) e in una successiva fase indirizzata alla loro costruzione. In attesa dei nuovi SSN, dal 2030 Canberra potrà comprare tre sottomarini Virginia Class dagli Stati Uniti. Successivamente, Londra prevede di mettere in servizio il primo AUKUS SSN nel Regno Unito, che sarà costruito da BAE Systems. Tale esperienza permetterà all’azienda britannica di costruire, in una joint venture con ASC, ad Adelaide il primo sottomarino australiano AUKUS, che dovrebbe entrare in servizio poco dopo il 2040. Il Pilastro 2 si concentra a intensificare la cooperazione dei tre Paesi in settori strategici come sicurezza informatica, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e sottomarine. Si stima che il finanziamento dei progetti AUKUS da parte dell’Australia supererà i 150 miliardi di euro. Come parte del suo impegno finanziario, Canberra sta già investendo 7 miliardi nei cantieri navali degli Stati Uniti e del Regno Unito.

 

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Tuttavia, la retorica unilateralista e “America First” di Trump stanno alimentato incertezze sull’affidabilità e la continuità dell’impegno di Washington in iniziative simili. John Bolton, ex consigliere americano per la Sicurezza nazionale, ha espresso preoccupazioni sul fatto che la nuova amministrazione possa percepire l’AUKUS come troppo costoso per il bilancio statunitense. Qualora Trump dovesse chiedere un maggiore impegno da parte dell’Australia, diversi esperti si domandano quale dovrebbe essere il valore di questo contributo aggiuntivo.

Ad oggi, il 2% del PIL australiano viene investito nella difesa (e si presume che aumenterà fino al 2,3% nei prossimi dieci anni), Canberra offre un significativo supporto economico alle alleanze nelle quali partecipa e il suo territorio viene messo a disposizione per le operazioni militari statunitensi. In questo contesto, Scott Morrison, l’ex Primo ministro australiano, si è detto fiducioso che la futura amministrazione Trump sosterrà l’AUKUS perché il suo Paese contribuisce significativamente a sostenere l’industria statunitense della difesa. A conferma di ciò, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, nel suo primo incontro con il Ministro della Difesa australiano, Richard Marles, ha affermato che Washington rimarrà impegnata nell’AUKUS, soprattutto a seguito del primo pagamento di 550 milioni effettuato dall’Australia come parte dell’accordo.

Tuttavia, in una successiva conferenza stampa, Marles ha evitato di commentare se gli Stati Uniti abbiano intenzione di richiedere ulteriori fondi. Per limitare i rischi di fronte a potenziali imprevedibilità, il ruolo strategico di Quad e AUKUS nel contenere le sfide comuni nella regione Indo-Pacifico sarà evidenziato dai leader australiani di fronte a Trump. Inoltre, è probabile che Canberra includa temi cruciali come i minerali critici, fondamentali per gli Stati Uniti, per convincere Trump dell’utilità di tali alleanze. Parallelamente, l’Australia cercherà di rafforzare le sue altre alleanze regionali. È lecito supporre che saranno intensificate le collaborazioni con partner chiave come Giappone, Corea del Sud, India e Filippine sia a livello economico sia militare, coinvolgendo anche settori strategici quali l’industria navale e lo spazio.

La Cina si è sempre opposta a qualsiasi iniziativa che percepisca contraria ai suoi interessi. Particolarmente, Pechino considera il Quad come una sorta di “NATO asiatica” e sostiene che l’AUKUS possa comportare il rischio di proliferazione nucleare e accrescere la corsa agli armamenti nell’Indo-Pacifico. Un altro motivo di preoccupazione per i decisori cinesi sembra essere un potenziale allargamento dell’AUKUS. L’anno scorso, i leader di Londra, Washington e Canberra hanno dichiarato di valutare la possibilità di cooperare con Tokyo attraverso i meccanismi dell’AUKUS. Un sondaggio condotto da Lowy Institute dimostra che il 71% degli australiani pensa che sia “abbastanza probabile” o “molto probabile” che la Cina diventi una minaccia militare per l’Australia nei prossimi 20 anni. Effettivamente, la spesa militare cinese per il 2024 registra un aumento del 7,2%, raggiungendo i 222 miliardi di dollari. Inoltre, il patto di sicurezza del 2022 tra Pechino e le Isole Salomone, situate a 1200 miglia a nord-est dalle coste australiane, ha permesso all’esercito cinese di estendere la sua presenza nel Pacifico.

Anche se la diplomazia australiana ha intensificato la sua azione, concludendo e solidificando accordi di sicurezza con gli Stati dell’Oceano Pacifico, tra cui, Tuvalu, Nauru e Papua Nuova Guinea, la sfida principale per Canberra sarà quella di riuscire a trovare un equilibrio tra i rapporti di sicurezza con gli Stati Uniti e la propria interdipendenza economica con la Cina.