Il Brasile fra crescita economica e crisi ambientali
*Roberto Panzarani è vicepresidente dell'Associazione di Amicizia Italia-Brasile
Il Brasile si trova oggi in una situazione paradossale: da una parte una crescita economica che si prospetta superiore ai dati previsti, ma dall’altra in una crisi ambientale gravissima a causa di siccità, incendi e grave inquinamento nei maggiori centri urbani.
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Brasile è aumentato dell’1,4% nel secondo trimestre del 2024, confermando e perfino superando le aspettative che prevedevano una crescita intorno all’1%. Il risultato è stato in linea con le aspettative del mercato, che prevedeva una crescita nel periodo dello 0,9%. L’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) che ne ha dato notizia, riporta che il settore dei servizi e quello dell’industria hanno contribuito notevolmente a questa crescita, mentre l’agricoltura ha subito un calo del 2,3%. Ad aumentare sono stati i consumi delle famiglie e quelli pubblici, cioè più acquisti e più investimenti; e questo ha portato il PIL a 2,9 trilioni di R$, che, confrontandolo con il secondo trimestre del 2023, è aumentato del 3,3%, contro il 2,7% previsto.
Il Ministero dello Sviluppo, dell’Industria, del Commercio e dei Servizi riporta che il Brasile nel 2023 ha chiuso sul piano commerciale con un record di 98,839 miliardi di dollari, spinto soprattutto dal raccolto record di soia e dal calo delle importazioni. L’aumento del 60,6% che c’è stato rispetto al 2022 è dovuto proprio alle maggiori esportazioni (le vendite all’estero sono state 339,673 miliardi di dollari) e alla diminuzione delle importazioni (gli acquisti dall’estero sono stati pari a 240,835 miliardi di dollari), il Brasile non viveva una tale fase commerciale dal 1989. Le vendite all’estero si sono maggiormente registrate nelle esportazioni verso Cina, Indonesia, Messico, Vietnam, Argentina, Uruguay e Paraguay.
Il record delle esportazioni è dovuto principalmente all’aumento pari all’8,7% della quantità esportata, anche per via del raccolto record dei cereali; e sono diminuiti del 6,3% i prezzi medi delle materie prime. A questo riguardo, Geraldo Alckmin, ministro dello Sviluppo, dell’Industria, del Commercio e dei Servizi e Vicepresidente della Repubblica, ha dichiarato che “Anche con il calo dei prezzi delle materie prime e la minore crescita dell’economia mondiale, il Brasile è cresciuto dell’8,7% in volume delle esportazioni e dell’1,7% in valore delle esportazioni. Le nostre esportazioni sono cresciute dieci volte di più della media mondiale. A livello mondiale, l’anno scorso le esportazioni sono cresciute dello 0,8%”. Sempre Alckmin riferisce che l’obiettivo del Brasile ora è raggiungere 348 miliardi di dollari di esportazioni nel 2024.
Riguardo agli investimenti, Rebeca Palis, dell’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), afferma che “Diversi fattori spiegano questo balzo degli investimenti: c’è un miglioramento nell’edilizia che genera reddito e occupazione, e questo muove il mercato del lavoro; c’è un calo dei tassi di interesse e siamo vicini al periodo elettorale, con lavori da fare e portare avanti. Esistono anche programmi governativi come il PAC e altri che incentivano l’edilizia e di conseguenza gli investimenti”, mentre sulla situazione agricola pesano indubbiamente le situazioni ambientali che hanno colpito il Brasile. Palis nota anche che “Quest’anno si prevedeva già uno scarso rendimento dell’agricoltura a causa delle questioni climatiche, e con la tragedia nel Sud è andata peggio per la soia, che è la nostra coltura principale”.
E purtroppo, tra incendi, alluvioni e siccità, il Brasile è il quinto tra i Paesi del mondo più inquinati, secondo l’indice del World’s Air Quality. Sono stati oltre quattordicimila gli incendi dolosi nella prima metà di agosto, il 25,8% in più rispetto a luglio, nella foresta amazzonica e il Governo ha già stanziato 450 milioni di real, cioè 74 milioni di euro, del fondo per l’Amazzonia. E sempre in quelle zone, dalla metà del 2023 lo stato di siccità eccezionale continua a procurare effetti devastanti per l’ambiente. In Amazzonia il livello dei fiumi non era così basso da centoventi anni.
La ricercatrice del Cemadem (Centro Nacional de Monitoramento de Desastres Naturais) Ana Paula Cunha ha detto a O Globo che «Abbiamo avuto gravi siccità nel 1998, poi nel 2015 e nel 2016, e ora la siccità del 2023 e 2024 supera tutte quelle precedentemente classificate come le più intense. E con questa maggiore durata della siccità, anche gli impatti si stanno intensificando. Si tratta di una siccità multifattoriale. Siamo passati da un Pacifico caldo (El Niño) a un Nord Atlantico più caldo. Non c’è stata tregua tra i due eventi e questo ha causato un graduale peggioramento della situazione di siccità in ciascuna regione fino a raggiungere uno scenario di siccità in tutto il Paese».
In conclusione, al Brasile manca, come spesso è mancata nel passato, una visione complessiva di sviluppo sostenibile della propria economia. Molte delle potenzialità che da sempre ci sono, e che quest’anno si presentano anche con buoni risultati economici, vengono poi frustrate da un’incapacità di gestire il rapporto con un contesto naturale complesso e potente come quello brasiliano.
Anche se al momento ci sono segnali nella giusta direzione, ancora siamo lontani dall’obiettivo di raggiungere questo equilibrio. Anche le notevoli ambizioni internazionali del governo guidato da Lula da Silva – al suo terzo mandato, dopo gli anni di semi-isolamento della presidenza Bolsonaro – sono condizionate da questi limiti strutturali: l’attivismo diplomatico del Brasile, soprattutto ma non soltanto nell’ambito dei BRICS, ha bisogno di un ancoraggio solido alla politica economica e ad un modello di crescita più efficiente e sostenibile.
Leggi anche: Brazil, back on the world stage
Sarà anche importante vedere alla luce dell’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti come cambierà l’assetto economico e strategico non solo per il Brasile, ma per il Sudamerica in generale – e naturalmente per i BRICS.