Renata Bueno, avvocato, è la prima parlamentare italo-brasiliana eletta alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione America meridionale. Membro della III Commissione Affari esteri e comunitari e della Commissione Infanzia e Adolescenza, è anche presidente dell’Intergruppo Brasile-Italia.
Dalla sua particolare prospettiva, come descriverebbe l’atmosfera prevalente che si respira oggi in Brasile tra la gente comune: entusiasmo, incertezza per il futuro, orgoglio nazionale?
Il Brasile viene da anni di crescita economica che ha procurato entusiasmo diffuso soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. Oggi la crescita segue ritmi quasi fisiologicamente più lenti, in parte a causa della crisi mondiale e in parte per gli ostacoli strutturali che il paese deve ancora superare. Si assiste così a diffuse riflessioni sull’immaturità della nuova middle class, che non ha visto la propria crescita economica accompagnata da un’analoga crescita culturale.
Che rapporti ci sono tra opinione pubblica (comprese le fasce più povere), classe politica e istituzioni? È diffuso il senso dello Stato come strumento di sviluppo? E come si combina questo aspetto con l’atteggiamento verso il libero mercato?
Comincia a farsi spazio nella popolazione, in particolare proprio le categorie più favorite da quella sorta di “ascensore sociale” che ha continuato a salire negli scorsi anni, una sorta di rabbia verso la classe politica: questa viene accusata di non aver saputo approfittare appieno della congiuntura favorevole per preparare un ricambio di classe dirigente e un ammodernamento dello Stato. Si vive con sempre maggiore disagio l’invadenza dello Stato nel mercato, anche se è indubbio il potere catalizzatore dei programmi di investimento federale di lotta alla povertà.
Che lezioni può imparare il Brasile dall’esperienza dei lunghi preparativi per la Coppa del Mondo?
Il calcio è certamente un totem della cultura brasiliana, eppure questo non è bastato per evitare le proteste di piazza, anche molto violente, balzate all’onore delle cronache mondiali negli ultimi mesi. In Brasile (come del resto è accaduto in passato in altri paesi ospitanti) i lavori per la Coppa del Mondo hanno evidenziato le arretratezze del sistema degli appalti pubblici, spesso viziato da clientele e fenomeni di affarismo di varia gravità.
Quante somiglianze ravvisa tra il Brasile e l’Italia, in termini ad esempio di cultura politica, problemi con le strutture burocratiche ecc.?
I due paesi sono molto più simili di quanto si pensi. Insieme a una cultura politica mediamente sempre più bassa, si è verificato in questi anni un fenomeno di prevaricazione della burocrazia: in altri termini, anche in Brasile spesso la struttura tecnica della pubblica amministrazione ha supplito alle carenze della classe politica, arrogandosi quei compiti che non sempre è corretto demandare a una tecnostruttura.
Che tipo di legami persistono con l’Italia, sia tra i brasiliani di più lontana origine italiana sia tra i “nuovi migranti” delle ultime generazioni?
In generale il legame è molto forte. Le generazioni più vecchie sono quelle che hanno ottenuto maggiori vantaggi: oggi gli italo-brasiliani di prima generazione godono di un prestigio sociale generalmente elevato, e questo consente loro di essere i testimoni naturali di una storia di rapporti di successo. I più giovani invece, quelli di seconda, terza e anche quarta generazione, guardano all’Italia con l’orgoglio di chi è consapevole di avere una matrice genealogica ricca di storia e cultura, in una terra in cui le città più vecchie hanno poco più di un secolo. Se proprio vogliamo schematizzare, il legame dei più anziani era di tipo economico, mentre tra le nuove generazioni prevale una riscoperta storica e culturale.
Dove sono le maggiori opportunità per l’Italia nel paese?
Il Brasile può senza dubbio risultare un ottimo mercato di approdo per molte imprese italiane. In modo particolare, godono di maggiore appeal le aziende della tecnologia e dello stile italiano, ma anche energia e salvaguardia ambientale sono oggi settori in rapido sviluppo in Brasile. Per le aziende tecnologiche e del Made in Italy certamente il sud rimane il territorio di maggiore sviluppo, mentre il nordest e l’ovest possono rappresentare ottime destinazioni per portatori di know-how specifico nei settori delle infrastrutture di trasporto ma anche nell’agroindustria e nel comparto energetico.