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La strategia della Fratellanza in Libia: allearsi con i liberali

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“Si teme che Tripoli non sia in grado di garantire la sicurezza durante le elezioni”, titolava il quotidiano panarabo Al Quds al Arabi venerdì scorso, alla vigilia del voto libico, citando a sua volta vari report occidentali. L’alta e sorprendente affluenza alle urne – 2.7 milioni di elettori su una popolazione totale di circa sei milioni – ha dimostrato il desiderio di buona parte del popolo libico di voltare pagina. Tuttavia, nonostante i plausi della comunità internazionale, bisogna analizzare il contesto libico con lucidità. Sono due le questioni cruciali per il destino del paese, una di carattere militare e di sicurezza e l’atra di carattere politico, che se non affrontate dal prossimo governo rischiano di consegnare il paese nelle mani delle milizie armate.

I libici sono stati chiamati ad eleggere i duecento membri del nuovo parlamento, su un totale di 2.639 candidati indipendenti e 1.202 candidati di liste politiche. Le elezioni si sono svolte all’ombra di tensioni e alcuni incidenti. Intanto, si continua a sparare in diverse aree tribali del sud-ovest della Libia.

I principali partiti attivi nel paese sono l’Alleanza delle Forze Nazionali, composto da circa 65 partiti liberali e guidato da Mahmud Jibril; Giustizia e Costruzione, ala politica dei Fratelli Musulmani in Libia e guidato da Muhammad Sawan, Al Watan, dell’ex jihadista Abd al Hakim Belhajj, il Fronte Nazionale, il partito salafita Al Asala (Autenticità) e la Corrente Nazionale Moderata, un partito guidato da Ali Tarhuni, già ministro del Petrolio. “Abbiamo superato questo difficile esame nonostante le tensioni”, ha dichiarato al quotidiano Al Sharq al Awsat il premier libico Abdel Rahim al Kib. Nonostante i vari disordini avvenuti in diverse città della Libia, dove alcuni cittadini hanno cercato di chiudere i seggi elettorali, al Kib si è detto compiaciuto ed ottimista.

Secondo quanto reso noto dal Comitato Supremo Elettorale, circa 100 seggi elettorali, su un totale di 1.524, sono rimasti chiusi a causa dei disordini, soprattutto nella Cirenaica. Il compito dell’Assemblea Costituente libica sarà quello di dare vita a un nuovo governo di transizione e redigere una  nuova Costituzione.

Stando ai risultati parziali delle votazioni, la Libia potrebbe non seguire il filone islamista di Egitto e Tunisia, dove al potere sono saliti partiti direttamente legati alla Fratellanza musulmana. Diverse fonti libiche confermano che l’Alleanza di Jibril ha ottenuto un grande successo, a Tripoli ma soprattutto nella Cirenaica, culla della rivoluzione libica. Un dato, questo, che ha lasciato basiti gli islamisti che tuttavia non hanno potuto non confermare l’avanzamento del movimento di Jibril, come sottolineato dallo stesso leader del partito Giustizia e Carità, Muhammad Sawan.

Intanto, Stati Uniti e Unione Europea si sono detti soddisfatti per il clima in cui si sono svolte le prime elezioni libere del paese negli ultimi sessant’anni. La Libia, dunque, sceglie di “togliere il mantello dei Fratelli”, si legge il 9 luglio sul quotidiano arabo edito a Londra Al Hayat. Nel paese c’è già chi pensa perfino a una nuova Dubai del Nord Africa. Secondo l’uomo d’affari libico Salim Muhammad, residente a Tripoli, con le  sue risorse energetiche ed economiche, e la stabilità politica, il paese ha le potenzialità per diventare un polo regionale attivo e attrarre  ingenti investimenti esteri.

In vista di una grande vittoria del movimento di Jibril, anche il ribelle islamista Abdallah Naker, leader di una milizia a Tripoli e fondatore del partito Al Qimma, ha annunciato la sua adesione all’Alleanza. Intanto, Jibril fa già sapere che la “riconciliazione” sarà lo slogan della prossima fase, facendo capire che la Libia, per ora, non potrà che essere governata da un governo consociativo a di unità nazionale. Se si considera che nelle ultime settimane i Fratelli musulmani hanno mostrato grande apertura nei confronti di Jibril, e che l’ex premier libico ha lasciato più volte intendere che il prossimo governo sarà di coalizione, si può ritenere che la Fratellanza in Libia – storicamente meno organizzata rispetto a quella in Egitto – sia in una fase di pianificazione strategica per un futuro prossimo. Come dimostrano gli ultimi decenni, per i Fratelli il fattore tempo non è determinante per il raggiungimento di un obiettivo.