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La Cancelliera che non vuole cambiare

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“Sarò la Cancelliera di tutti”. Cosi ha esordito Angela Merkel raggiante, al termine della lunga giornata elettorale del 27 settembre. La Cancelliera venuta dall’Est guiderà ancora la Germania, il primo paese europeo, la quarta potenza mondiale, ma questa volta a capo di una coalizione con i liberali.

Coerente con il suo stile, la Merkel ha subito voluto sgombrare il campo da eventuali dubbi. Bene la vittoria, ottima l’alleanza con i liberali, ma lei resta quella che è, ovvero la Cancelliera di tutti. “Non sono diventata una persona diversa” ha dichiarato durante l’Elefanten Runde, la tradizionale trasmissione televisiva a cui partecipano i leader dei maggiori partiti a margine dei risultati delle elezioni.

Poche parole per chiarire la sua posizione, ma anche per rassicurare l’elettorato, in particolare il “suo”. Dopo quattro anni di Große Koalition, in cui, nonostante le aspettative negative, sono stati raggiunti risultati importanti come la riforma delle pensioni e quella del sistema federale, la Merkel sembra voler continuare con il suo “metodo”: un metodo fatto di pragmatismo, piccoli passi e apertura verso i temi della socialdemocrazia. La Cancelliera è riuscita con la sua azione ad occupare il centro della scena politica tedesca, rubando voti alla sinistra moderata, che è stata infatti seccamente sconfitta. Ora non può certo perdere questo nuovo bacino di elettori. La linea centrista resta e lei vuole continuare a essere la garante dell’equilibrio tra le esigenze di giustizia sociale e quelle del libero mercato. Questo in sintesi il significato delle sue parole.

Cosa ci dobbiamo aspettare allora di nuovo da questa nuova coalizione giallo-nera?

Intanto, Angela Merkel vuole insediare il governo per il 9 novembre, quando Berlino sarà al centro dell’attenzione per le celebrazioni del ventennale della caduta del Muro. I liberali di Guido Westerwelle sono intenzionati a far valere tutto il loro peso politico: almeno quattro ministeri –  tra cui quello strategico degli esteri – e attuazione del programma così come illustrato durante la campagna elettorale, campagna in cui le parole d’ordine sono state  “chiarezza e credibilità”. E ora, non sono disposti a compiere passi indietro: dunque, un vero tentativo di svolta liberista. Ma se sulle riforme da attuare le affinità tra la Cdu e la Fdp sono molteplici, il terreno di scontro sembra riguardare l’entità e i tempi: il come e il quando. A cominciare dalla riforma fiscale.

Westerwelle chiede un piano di sgravi fiscali da attuare il prima possibile –  riduzione dell’aliquota minima e massima, innalzamento della quota del reddito non tassabile a ottomila euro, alleggerimento della tassa di successione sopratutto per le piccole e medie imprese –  per arrivare a un sistema con tre aliquote (15, 25 e 35 per cento). Una vera rivoluzione che implicherebbe tagli per circa 50 miliardi di euro.

La Merkel è molto più cauta e ipotizza – per ora – “solo” 15 miliardi di euro di tagli, da attuare “appena le condizioni lo renderanno possibile”. Con un disavanzo oltre il 3% per l’anno in corso e ben oltre il 6% nel 2010, la Cancelliera è consapevole che i margini d’azione sono piuttosto stretti. A questa difficile situazione dei conti pubblici va aggiunto un ulteriore vincolo: non va dimenticato che nel giugno scorso è stata cambiata la Costituzione tedesca per limitare, a partire dal 2016, il disavanzo federale allo 0,35% del prodotto interno lordo. Un obiettivo ambizioso che richiederà allo Stato un risparmio di circa 40 miliardi di euro negli anni tra il 2011 e il 2016.

Reperire le risorse per realizzare la riforma fiscale tanto voluta dai liberali non sarà quindi facile. Ecco perchè si parla sempre più spesso di un incremento dell’IVA e di un ridimensionamento dello stato sociale. Interventi che la Merkel, almeno in questa fase iniziale del suo secondo mandato, desidera evitare. Per due motivi.

In primo luogo, la Cancelliera non vuole ripetere gli errori passati. Nella campagna del 2005, propose un programma ultra-liberista, che fu poi pesantemente punito dal voto. I tedeschi ebbero paura di fronte a misure tanto drastiche ed è per questo motivo che, nonostante un vantaggio iniziale di oltre venti punti rispetto al cancelliere uscente Schröder, la Merkel fu alla fine costretta a guidare una Große Koalition. Ora che ha ottenuto la maggioranza ambita, vuole procedere con cautela e gradualità.

In secondo luogo, essendo una stratega, la Merkel è abituata ad adottare una visione di lungo periodo. E infatti, nonostante sia l’ora dei festeggiamenti, già pensa al prossimo appuntamento elettorale, quello del maggio prossimo nel Nord-Reno-Westfalia. Una regione, che con i suoi otto milioni di abitanti e una ricchezza prodotta pari a quella dell’Olanda, rappresenta una delle zone industriali più importanti del mondo. Tradizionale roccaforte socialdemocratica, questo Land è attualmente governato da Jürgen Rüttgers, esponente di spicco della Cdu. Politiche troppo liberali potrebbe mettere a rischio l’esito del voto e la Cancelliera non vuole rischiare. Anche perchè una sconfitta in questa regione potrebbe significare la perdita della maggioranza nel Bundesrat, il senato federale. La strategia della Merkel è chiara: agire con prudenza e aspettare almeno fino a giugno 2010, dopo il voto nel Nord-Reno-Vestafalia.
 
Il quadro che si delinea non è poi così dissimile da quello precedente, anche se questa volta il mandato degli elettori appare più chiaro. Il messaggio è il seguente: avanti con le riforme ma attenzione allo Stato sociale. In definitiva, gli elettori chiedono il proseguimento del modello tedesco dell’economia sociale di mercato: e sembrano aver dato alla Merkel il compito di porre l’accento sul “sociale”, a Westerwelle quello sul “mercato”. 

Si apre quindi una nuova stagione di mediazione, arte di cui la Merkel è esperta. La cancelliera dovrà mediare all’esterno, con i liberali. Ma anche all’interno del suo partito, tra l’ala liberale e quello più sociale. Non ultimo, dovrà scendere a patti con il leader dell’alleata bavarese Csu, Horst Seehofer, che ha già dichiarato di non essere disposto a virare in maniera drastica verso politiche liberiste.

Anche in questa coalizione la Cancelliera dovrà usare le sue doti diplomatiche, la sua capacità di trovare il consenso, la sua abilità di ascolto. Non ci sarà dunque una “nuova Merkel” perchè il suo metodo restà quasi certamente immutato. Semplicemente, in presenza di una maggioranza di centrodestra, ci si aspetta qualche compromesso in meno e qualche scelta più decisa e coraggiosa.

Forse la Cancelliera venuta dall’Est smetterà di essere considerata la “Mamma della Nazione”, pronta ad assecondare e rassicurare tutti. Ma, certamente, non diventerà una Lady di ferro: non è nella sua indole. E poi, alla Merkel il paragone non è mai piaciuto. In primo luogo, la Thatcher è un chimico mentre lei è un fisico – dettaglio non secondario per gli esperti in materia. In secondo luogo, la premier inglese era contraria alla riunificazione della Germania, e questo è motivo sufficiente per rendere il confronto inaccettabile, soprattutto di questi tempi.