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Il G20 di Cannes dalla prospettiva francese

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Molto deludenti dal punto di vista dei risultati concreti, ma non negativi per gli obiettivi politici di Nicolas Sarkozy. E’ in questi termini che la stampa francese ha sintetizzato gli esiti di un G20 (quello del 3-4 novembre) concentrato sui nuovi scenari della crisi dell’Euro: “dal greco al latino” è il gioco di parole con cui Libération spiega la crescente preoccupazione con cui i grandi del mondo guardano alla situazione italiana, una delle questioni centrali degli incontri di Cannes.

Benchè il presidente francese abbia parlato di risultati al di sopra delle aspettative, Le Monde sottolinea ampiamente il fallimento dell’obiettivo principale del vertice, cioè quello di associare altri paesi del mondo al Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (FESF). La zona Euro si viene dunque a trovare in una pericolosa condizione di dipendenza: la frittata fatta dal leader greco Papandreou con l’annuncio del referendum, e la scarsa credibilità attribuita  alle misure annunciate dall’Italia, hanno costretto i paesi europei a reagire in qualche modo, evitando sì il disastro ma dimostrando un’impotenza che i mercati continueranno a valutare negativamente.

Inoltre, la situazione ha facilitato una presa di distanza degli Stati Uniti, dei BRICs e addirittura del Regno Unito dal fondo salvaeuro. In particolare, ha colpito il sarcasmo delle dichiarazioni di David Cameron: “siamo felici dei progressi nella risoluzione della crisi; comunque stiamo preparando dei piani nel caso in cui la moneta unica dovesse sparire”. Completano il quadro i tanti sorrisi di Barack Obama, a cui secondo Le Monde non seguirà alcun atto concreto, e l’ironia delle parole della presidentessa brasiliana Dilma Rousseff: “perché dovremmo contribuire al fondo europeo? Ci sono già gli europei che lo fanno”.

Libération ha sottolineato la cattiva riuscita del vertice. Non solo l’obiettivo di raddoppiare le disponibilità del FESF è stato rimandato a una futura intermediazione del FMI, ma il quotidiano diretto da Laurent Joffrin considera insufficiente anche ciò che invece Sarkozy ritiene una vittoria personale: per la prima volta in un incontro del genere si è parlato di tassare le transazioni finanziarie. Tuttavia, l’aperto disaccordo sul tema tra Stati Uniti, Cina e Regno Unito fa pensare che si tornerà concretamente sulla questione solamente in sede europea, e comunque non a breve termine.

L’impegno personale del capo dello stato francese ha prodotto la stesura di una “lista dei cattivi”, cioè dei paradisi fiscali, che include tra l’altro Svizzera e Lichtenstein nella zona grigia della finanza mondiale: nient’altro che un successo simbolico, sempre secondo Libération, anche se lo stesso quotidiano riconosce che in occasione del G20 inglese del 2008 Sarkozy aveva dovuto minacciare di abbandonare il vertice solamente per ottenere che si parlasse di “giurisdizioni non cooperative”.

E’ Le Figaro, più spostato su posizioni di centrodestra,  a dare maggiore risalto al ruolo che Sarkozy ha saputo ritagliarsi in un G20 che obiettivamente si è tenuto in un clima difficilissimo, a partire dalla convergenza di vedute e dalla sintonia mostrata con Obama. Il presidente americano è stato ritratto mano nella mano col collega francese su tutte le prime pagine, ed entrambi dovranno affrontare una difficile campagna elettorale tra pochi mesi. Obama ha calorosamente espresso fiducia totale nell’”impressionante leadership” franco-tedesca, e si è complimentato per la risoluzione della crisi libica. Lo scarto rispetto all’abituale riservatezza è stato colto dal quotidiano, che celebra la conversione europea di Obama e soprattutto la disponibilità (anche se non incondizionata) a venire in soccorso della zona Euro. D’altra parte, vi sono ragioni oggettive per l’interessamento americano, visto che gli Stati Uniti rischiano di essere direttamente danneggiati da un eventuale aggravarsi dei problemi europei, e ciò entra ormai anche nel calcolo elettorale per le presidenziali del 2012.

Anche il quotidiano della capitale Le Parisien ha rilevato il protagonismo di Sarkozy, in un’ottica di contrapposizione con il rivale per le presidenziali François Hollande: l’obiettivo del presidente è naturalmente quello di apparire come l’uomo di stato più capace di guidare il paese contro la crisi, a differenza dell’”inesperto” avversario. La Francia dovrà attuare un ulteriore piano di austerità in primavera: è per questo che Sarkozy descrive come un successo e una garanzia per il lungo periodo le promesse di Obama e i vaghi impegni per la crescita e il sostegno alla domanda assunti dai paesi con i bilanci più solidi. Hollande, da parte sua, ha deciso di non criticare troppo aspramente i risultati del G20, temendo di essere tacciato di irresponsabilità. Ha preferito al contrario accusare Sarkozy di aver giocato un ruolo di secondo piano, esclusivamente di “animatore” di fatto lontano dalle stanze dove venivano prese le decisioni. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invece mantenuto il suo basso profilo, lasciando come sempre a Sarkozy le luci della ribalta – l’intesa tra i due resta per forza di cose costante. Tuttavia Le Monde non manca di notare come sia stata opera sua una delle risoluzioni più concrete adottate durante il vertice: quella di persuadere l’Italia ad accettare la supervisione fissa del FMI e dell’UE.

Vari commentatori hanno analizzato, al di là degli innegabili problemi, le tante risorse dell’economia italiana, partendo dal dinamismo delle piccole e medie imprese, dall’intatta capacità di esportare e dal risparmio delle famiglie. Alcuni hanno ricordato che, se non dovesse rimborsare gli interessi del debito, l’Italia potrebbe vantare uno dei migliori bilanci della zona Euro: insomma, davvero too big to fail. A differenza della Grecia, la cui uscita dalla moneta unica viene considerata realistica – a tal punto che, nelle pagine economiche, Le Figaro nota come anche i bookmaker inglesi ritengano un tale scenario molto probabile.