Lo scorso 15 maggio, il Consiglio dei Ministri degli Emirati Arabi Uniti ha ratificato la domanda di adesione al Gas Exporting Countries Forum (GECF), il principale organismo di settore che raggruppa i maggiori produttori mondiali di gas naturale. Il GECF, costituito a Teheran nel 2001, è ora composto da 13 membri (Algeria, Bolivia, Egitto, Guinea Equatoriale, Iran, Libia, Nigeria, Qatar, Russia, Trinidad & Tobago, Venezuela, Oman e, appunto, EAU) e da tre stati “osservatori” (Kazakistan, Olanda e Norvegia).
L’organizzazione, che ha sede a Doha in Qatar, raccoglie il 70% delle riserve mondiali di gas, il 38% delle pipeline e l’85% della produzione di gas naturale liquefatto (gnl). Il GCEF è guidato da Russia, Iran e Qatar – che rappresentano il 57% delle riserve mondiali di gas – e ha come obiettivo superare l’attuale meccanismo che vincola il prezzo del gas naturale a quello del petrolio. Con il 30% delle riserve globali, la Russia è il maggiore produttore mondiale di gas, mentre il Qatar è il primo esportatore di gnl, con una capacità produttiva pari a 77 milioni di tonnellate annue.
Gli Emirati si collocano comunque tra i leader del settore energetico: Abu Dhabi ha riserve petrolifere pari a 97,8 miliardi di barili ed è quarto al mondo per quantità di riserve di gas.
L’ingresso degli Emirati nel cosiddetto “OPEC del gas” dimostra ancora una volta l’intraprendenza e il crescente attivismo del paese. Come ha affermato lo sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum, primo ministro e vice presidente del Regno, l’adesione al forum internazionale del gas accrescerà il ruolo del paese sia all’interno del GCC (Gulf Cooperation Council), che nelle dinamiche politiche internazionali.
L’intraprendenza economica, commerciale e finanziaria stanno in effetti trasformando Abu Dhabi in un attore globale. Soprattutto grazie allo sviluppo di progetti in materia di green economy, gli EAU potrebbero diventare un formidabile hub politico-energetico per tutto il Medio Oriente e dare un forte impulso alla cooperazione energetica con i mercati europei e afro-asiatici (India e Cina in particolare), principali importatori di idrocarburi dal Golfo.
L’adesione emiratina al GCEF riflette evidentemente una strategia politica precisa: incidere sugli equilibri regionali, isolando l’Iran – secondo produttore mondiale di gas – e sfruttare le divergenze esistenti sull’assetto istituzionale e le priorità del GCEF. In assenza di una vera leadership nell’organizzazione, Abu Dhabi potrebbe diventare un punto di riferimento per i produttori gaziferi, promuovendo la salvaguardia dei loro interessi e cercando al contempo di stabilizzare il prezzo mondiale del gas.
È una strategia di non facile realizzazione, ma gli Emirati, grazie anche al loro spessore finanziario, potranno realmente diventare l’ago della bilancia regionale in un settore nevralgico, con importanti ripercussioni internazionali.