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Bruxelles: è il momento di fare in fretta

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A settembre, Josè Manuel Barroso è stato ricompensato per lo stile incolore con la conferma a Presidente della nuova Commissione. Il mandato dell’esecutivo UE scadrà il prossimo 30 Ottobre, vi è quindi un’impellente necessità di rinnovare il resto della squadra. Qui vi sono opzioni e vedute diverse. Quando il trattato di Lisbona entrerà in vigore, il numero di Commissari continuerà ad essere pari a quello degli stati membri, mentre secondo il trattato di Nizza (attualmente in essere), il numero dovrà essere inferiore di almeno una unità rispetto al numero di stati membri. A complicare la situazione il fatto che secondo Nizza l’Alto Rappresentante è anche il Segretario Generale del Consiglio, mentre secondo Lisbona diventerà anche Vice Presidente della Commissione (peraltro, anche il mandato di Solana come Segretario Generale dell’Unione Europea Occidentale scade il 24 novembre).  

La caccia alla poltrona è dunque ufficialmente aperta. Alcuni posti sono stati già assegnati. Il conservatore polacco Jerzy Buzek è stato nominato presidente del Parlamento Europeo, Irina Bukova è stata eletta all’UNESCO e questo dovrebbe aver sistemato i paesi dell’Europa centrale ed orientale. Gli scandinavi hanno avuto sia la NATO, con il liberale danese Anders Fogh Rasmussen, che il Consiglio d’Europa, con il norvegese Thorbjørn Jagland. Ciò è probabile che tagli fuori due possibili candidati al posto per Alto Rappresentante, il Ministro degli esteri svedese Carl Bildt – per molto tempo il candidato più accreditato di parte conservatrice – ed il liberale finlandese Olli Rehn, attuale Commissario per l’allargamento.

I paesi dell’Europa mediterranea hanno Barroso alla Commissione ed il francese Jean Claude Trichet alla Banca Centrale Europea. Voci di corridoio sostengono che Nicolas Sarkozy vorrebbe muovere Bernard Kouchner a Bruxelles. In effetti il brillante Ministro degli esteri francesi potrebbe ben servire l’Unione Europea: nonostante la dispersione del potere fra i vari vertici istituzionali, se l’Unione Europea riuscirà ad agire con successo sulla scena internazionale ciò dipenderà in ultima istanza dalla personalità dell’Alto Rappresentante. Se Kouchner, un socialista, lo diventasse, è probabile che un conservatore prenderebbe il posto di Presidente dell’Unione Europea.

Questa ipotesi è probabile, vista la prevalenza dei governi di centrodestra in Europa. Naturalmente, è un’ipotesi che esclude Tony Blair. Va aggiunta l’opposizione Tory e il fatto che appare comunque improbabile che una persona proveniente da un paese fuori dall’area Euro e dagli accordi di Schengen possa diventare il primo Presidente dell’Unione Europea. Un Alto Rappresentante socialista e proveniente dal sud Europa escluderebbe anche l’ex primo ministro spagnolo Felipe Gonzalez, quasi ringiovanito dopo la nomina a presidente del gruppo di riflessione sul futuro dell’Europa. Dopo le elezioni tedesche, tuttavia, le opportunità che una poltrona vada ai liberali è nuovamente cresciuta. I tedeschi hanno appena concluso il loro mandato alla presidenza del Parlamento europeo con il conservatore Hans-Gert Pöttering. Il suo ex capo di gabinetto Klaus Welle (anch’egli conservatore), è stato nominato segretario generale del Parlamento europeo lo scorso maggio. In questo quadro, è probabile che il liberale Guy Verhofstadt, ex primo ministro (fiammingo) del Belgio, sia fra i primi nella lista per ricoprire il ruolo di Presidente UE – scelta che piacerebbe al fronte dei paesi “piccoli”.

Evitare la politica della struzzo
I candidati quindi, ci sono. Perché non precedere alla nomine dunque? L’alternativa sarebbe (ed è probabile che sia) l’estensione dell’attuale Commissione e di Solana fino alla fine di dicembre. Sarebbe tuttavia una politica dello struzzo, cioè una pessima decisione le cui conseguenze si pagherebbero per un lungo tempo a venire – come accadde per la crisi della sedia vuota del 1966.

Innanzitutto, la Commissione avrebbe le mani legate: potrebbe occuparsi solo di ordinaria amministrazione e rischierebbe ricorsi in caso si avvalesse dei suoi poteri propositivi in materia di legislazione. In altre parole, sarebbe assente dal panorama politico europeo, e la storia ci insegna che solo una Commissione attiva vuol dire una UE attiva. Oltre che giuridicamente complicata, la proroga sarebbe la tomba del sistema comunitario, uno scenario che sicuramente ad alcuni paesi non dispiacerebbe affatto.

Allora perché non procedere alla nomina della nuova commissione seguendo il dettato di Nizza? Si potrebbero infatti nominare ventiquattro Commissari (oltre a Barroso). Resterebbero fuori il rappresentante ceco e quello del paese che otterrebbe l’Alto Rappresentante. Barroso potrebbe trattenere a sé le competenze della Commissione europea in materia di Relazioni Esterne ed un eventuale altro portafoglio. Una volta che Lisbona entrerà in vigore, l’Alto Rappresentante diventerebbe anche Vice Presidente della Commissione europea assumendo il portafoglio relazioni esterne ed il Consiglio Europeo potrebbe nominare un ulteriore commissario ceco dopo la firma di Klaus. Che è ormai probabile: Klaus otterrà un opt out sulla carta dei diritti e quindi il veto ceco decadrà dopo la sentenza della Corte costituzionale, attesa per la prima metà di novembre.