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Nuove vie dell’Artico

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Se guardiamo il classico planisfero, quello con la contestata ma difficilmente sostituibile proiezione di Mercatore, le regioni polari sono ai margini del mondo. Vediamo una striscia bianca e vuota dell’Antartide, e nulla dell’Artico. Come se non esistesse. E in effetti, se non per qualche spedizione avventurosa e qualche esploratore entrato nel mito, da Roald Amundsen a Umberto Nobile, ce ne siamo a lungo davvero dimenticati.

Ma il Polo Nord è stato capace di prendersi la più fredda delle vendette, negli ultimi anni: è tornato al centro della competizione geopolitica tra le grandi potenze globali, e si sta trasformando in un crocevia di nuove rotte e di interessi coincidenti e contrapposti.

Eccone tre esempi fondamentali.

1) La rotta artica

Nel settembre 2025 la famosa “rotta artica”, il tragitto commerciale che dalla Cina raggiunge l’Europa in metĂ  tempo rispetto al classico passaggio da Suez, è stata finalmente aperta. Il transito di porta-container sarĂ  regolare – tra la Cina orientale e i grandi porti europei, inclusi Amburgo e Rotterdam – per sei mesi l’anno, da marzo a ottobre. Le acque del Mar Glaciale Artico si sono scaldate quattro volte piĂą della media mondiale, negli ultimi anni, rendendo così possibile questo cambiamento.

E’ un gran vantaggio economico per l’industria cinese: riduce sensibilmente i tempi di consegna delle merci, e riduce sensibilmente i rischi legati al tragitto nel Mar Rosso, tra il Canale di Suez e Bab el-Mandeb, che aumentano costi assicurativi e tempi di percorrenza.

Ma è anche un gran vantaggio geopolitico per Pechino. Al risparmio di soldi, al rischio minore costituito dall’evitare i teatri di guerra di Yemen e Gaza, si aggiunge che il nuovo percorso è praticamente tutto in acque “amiche”: quelle della Russia. Il che spiega – si veda la mappa – l’insistenza dell’attuale amministrazione USA su Alaska e Groenlandia: una rotta commerciale globale sino-russa sarebbe un colpo importante all’egemonia marittima americana.

Inoltre, passare per l’Artico evita alla Cina – che è la prima potenza industriale e la prima potenza esportatrice del mondo – la minaccia della strozzatura degli Stretti di Malacca e Taiwan, se anche nel Pacifico dovesse scoppiare la guerra.

2) Il “tesoro” di Lomonosov

Anche qui il cambiamento climatico gioca un ruolo fondamentale. La dorsale di Lomonosov è stata scoperta nel 1948 da una spedizione navale sovietica – è una catena montuosa sottomarina a 3000 metri di profonditĂ  esattamente sotto il Polo Nord.

Ciò che importa, però, è che quelle montagne sommerse contengano enormi quantitĂ  di gas e petrolio. Non solo: abbondano anche di quei minerali senza i quali il mondo odierno semplicemente non esisterebbe – quelle terre rare di cui la Cina ha il quasi monopolio, e di cui di recente ha vietato l’esportazione negli Stati Uniti, all’interno della guerra commerciale che oppone Pechino a Washington.

Chi può sfruttarle? La competizione tra Russia, Canada e Danimarca è aperta: tutti e tre i Paesi stanno chiedendo alle Nazioni Unite, che sancirono nel 1982 il Trattato di Diritto Internazionale del Mare – non riconosciuto dagli Stati Uniti – di allargare i rispettivi diritti di sfruttamento esclusivo oltre il limite delle 200 miglia nautiche previsto dal trattato. Nel 2007, due batiscafi arrivati sul fondale della Dorsale lasciarono un oggetto di titanio mai visto in quelle profonditĂ  glaciali: una bandiera della Federazione Russa.

 

3) Il potere della Siberia

Un Paese che non si è mai dimenticato dell’Artico è la Russia – le prime mappe le fece fare proprio Michail Lomonosov, padre della scienza russa. Oggi, oltre il 20% del pil russo ha origine a nord del Circolo Polare, dove ad esempio si trovano i giacimenti “super giganti” di gas della penisola di Yamal.

E’ da lì che partono i gasdotti che hanno alimentato a lungo l’Europa – oggi quasi in disuso per le sanzioni successive all’invasione dell’Ucraina del 2022. Sappiamo che la Russia ha spostato parte delle sue esportazioni su Cina e India – ma non nella stessa quantitĂ , anche perchĂ© non esistono gasdotti che da Yamal si dirigano verso l’Asia meridionale.

All’inizio di settembre, mentre assistevano insieme alla parata militare per gli 80 della vittoria cinese nella Seconda guerra mondiale, sembra che Vladimir Putin e Xi Jinping si siano accordati sulla costruzione di Power of Siberia 2, la condotta che dovrebbe appunto collegare direttamente Russia e Cina.

 

Tre sviluppi enormi per gli equilibri globali: tutti arrivati dall’Artico.