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Il rimpasto di Sarkozy

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A Parigi è la fine dell’ouverture, con l’addio di Bernard Kouchner dal Quai d’Orsay, dove viene sostituito dall’ex ministro della Difesa, Michèle Alliot Marie, mentre al posto di quest’ultima arriva l’ex premier chiracchiano Alain Juppé, attuale sindaco di Bordeaux. Il nuovo governo di François Fillon, voluto dal presidente francese Nicolas Sarkozy, segna la fine del meticciato al potere e la crisi dell’apertura alle donne. Dopo Rachida Dati, la bella marocchina propulsa dal ruolo di portavoce della campagna per le presidenziali allo scranno di Guardasigilli e da lì precipitata al parlamento di Strasburgo, escono di scena la perla nera, Rama Yade, già sottosegretario ai Diritti dell’Uomo poi finita alla Sport. La sua colpa? La lingua biforcuta. S’era già fatta sentire nel dicembre 2007 all’epoca della visita del leader libico Gheddafi all’Eliseo, “Il nostro paese non è lo zerbino sul quale un politico, terrorista o no, possa venire a ripulirsi il sangue dei suoi crimini,” dichiarò intrepida. Non paga, di recente ha rincalzato la dose, prendendo le distanze dal discorso filocolonialista e politicamente scorretto che Sarkozy tenne a Dakar sull’uomo africano: “Cosa volete che faccia? E lui il presidente che i francesi hanno eletto”. Scompare anche un’altra perla rara dell’ouverture e dell’integrazione etnica, come l’algerina Fadela Amara, la femminista fondatrice di Ni putes ni soumises, che per anni ha lavorato a fianco del ministro per le Aree urbane, Christine Boutin. È il segno di un cambiamento innegabile, e la svolta è diretta a rassicurare l’elettorato più tradizionalista di destra e di estrema destra.

L’idea di Sarkozy, infatti, è di tentare l’impossibile, anche a costo di rinnegare il messaggio d’inizio mandato, per contrastare l’ascesa di Marine Le Pen: la figlia del fondatore del Fronte Nazionale è impegnata oggi in prima linea nella rimonta del partito di estrema destra, che tre anni e mezzo fa la vittoria di Sarkozy alle presidenziali aveva dato per spacciato.

Anche sul fronte della destra moderata Sarkozy ha preso le sue misure, offrendo un incarico di sottosegretario alla Solidarietà sociale a Marie-Anne Montchamp, e cioè alla portavoce del neonato partito di Dominique de Villepin. A sua volta, l’ex premier chiracchiano penalizzato dal processo Clearstream, e alfiere dell’antisarkozysmo, ora grida al tradimento di colei – la Montchamp appunto – che dichiarava non negoziabile la sua libertà. Di libertà parla anche il radicale Jean Louis Borloo che lascia il ministero dell’Ecologia. Sognava il posto di premier, ma  ha rinunciato sia agli Esteri, sia alla Difesa, per non perdersi l’elettorato di centro destra. In questa chiave di riposizionamento, dunque, bisogna leggere pure l’uscita di scena di un altro fedelissimo del presidente come Christian Estrosi, che lascia l’Industria per fare il capogruppo dell’Ump all’Assemblea nazionale al posto di Jean-François Copé, delfino e potenziale concorrente di Sarkozy – oggi comunque alleato del presidente. Copé assume infatti la presidenza del partito, dopo la batosta di marzo alle regionali, al posto di Xavier Bertrand, il quale rientra nel governo come ministro del Lavoro; succede in quel ruolo e Eric Woerth, rimasto coinvolto e fortemente debilitato dal caso Bettencourt.