Grecia: un Paese sempre più politicamente diviso
Lo scorso 2 dicembre Susanna Schlein, Prima Consigliera all’ambasciata italiana ad Atene, è stata vittima di un attacco incendiario che ha distrutto un’auto nel suo garage e ne ha seriamente danneggiata una seconda. L’azione terroristica è stata, sin da subito, ricondotta alla matrice anarchica, secondo quanto affermato dalla stessa Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni nelle ore immediatamente successive all’attentato.
L’ipotesi sembra aver trovato conferma a seguito della rivendicazione dell’attentato da parte dei “Nucleo di vendetta Carlo Giuliani”, una sigla della galassia anarchica greca. Il gruppo, che prende il nome dall’attivista italiano morto durante il G8 di Genova nel 2001, ha affermato di aver compiuto l’attacco in segno di solidarietà con Alfredo Cospito, un anarchico italiano di 57 anni in carcere per aver gambizzato nel 2012 Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo nucleare, e per aver collocato due pacchi bomba nel 2006 nella scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Cospito, condannato all’ergastolo e sottoposto al 41 bis (regime carcerario riservato ai soggetti ritenuti più pericolosi, di solito i capi delle associazioni mafiose), da tempo sta conducendo uno sciopero della fame allo scopo di denunciare la propria condizione e uscire dal regime di carcere duro.
La vicenda, al di là delle implicazioni di carattere strettamente giudiziario, testimonia l’attivismo del movimento anarchico greco, impegnato negli ultimi anni in uno scontro molto duro con il governo guidato dal leader conservatore di Nuova Democrazia Kyriakos Mitsotakis. Quest’ultimo, d’altra parte, sin dalla sua elezione a premier nel 2019, non ha fatto mistero di voler colpire duramente i movimenti radicali esistenti nel Paese. Poco dopo la sua elezione Mitsotakis ha infatti provveduto a cancellare una legge che impediva alla polizia di entrare nelle università. La legge, considerata intoccabile in Grecia, fu varata nel 1982 ed era conseguenza della violenta repressione messa in atto dalla dittatura dei Colonnelli contro gli studenti che nel 1973 occuparono il Politecnico di Atene per chiedere la fine del regime. Quell’episodio è ancora oggi considerato un passaggio centrale nel processo che portò al crollo della dittatura militare in Grecia.
Il premier greco non si è però solo limitato ad abrogare la legge, ma ha anche creato un’unità di polizia (OPPI – Ομάδες Προστασίας Πανεπιστημιακών Ιδρυμάτων – “Squadre di protezione delle istituzioni universitarie”), per la quale ha stanziato circa 50 milioni di euro, che ha il compito specifico di sorvegliare le università al fine di contrastare le attività di gruppi anarchici e sovversivi negli atenei del paese. I reparti dell’OPPI recentemente sono stati impiegati nei quattro maggior atenei di Atene e in quello di Salonicco spingendo, nel settembre scorso, studenti, docenti e altri lavoratori dell’università a protestare a Piazza Sintagma, davanti al Parlamento greco, contro l’impiego della polizia nei campus universitari e per spostare i fondi destinati all’OPPI sulla creazione di dormitori e infrastrutture universitarie più moderne e per assumere più docenti. Alla manifestazione hanno partecipato anche gli attivisti del Fronte di lotta studentesca (MAS) – appartenente all’area della sinistra radicale – e della Gioventù comunista (KNE).
La Grecia, d’altra parte, ha una lunga tradizione di movimenti studenteschi radicali e di proteste nelle università, la più nota delle quali fu certamente quella del Politecnico di Atene del 1973, sopra ricordata, e più in generale una lunga storia di violenza politica alle spalle. Nel 2008, appena prima che la crisi economica sconvolgesse il paese, l’omicidio del quindicenne Alexandros Grigoropoulos, colpito da un colpo di pistola sparato da un agente di polizia, scatenò durissime proteste e scontri tra gruppi radicali e forze di polizia che durarono settimane. L’omicidio avvenne nel quartiere di Exarchia, cuore storico dei movimenti anarchici e antagonisti ateniesi, dove da alcuni mesi è in atto un duro braccio di ferro tra il sindaco di Atene Nikos Bakoyannis e associazioni di residenti e gruppi anarchici.
Bakoyannis, importante esponente di Nuova Democrazia – il partito del governo – e nipote dello stesso Mitsotakis, appena eletto nel 2019 ha annunciato la propria intenzione di “riportare ordine” nel quartiere, ordinando lo sgombero di molti edifici occupati da gruppi radicali o da migranti senza permesso di soggiorno. Ciò ha prodotto forti tensioni, che si sono fatte ancor più forti in seguito alla decisione del comune di Atene di dare avvio a due progetti, la costruzione di una stazione della metro nella piazza di Exarchia e il recupero della vicina collina di Strefi.
Il primo progetto riguarda appunto la costruzione di una stazione della nuova linea 4 della metro nella piazza centrale del quartiere. Il cantiere è stato avviato nell’agosto del 2022, quando un’ampia area della piazza è stata transennata, sotto il controllo di decine di poliziotti che da allora stazionano stabilmente nella piazza per proteggere i lavori. Il secondo progetto riguarda invece, nelle intenzioni rese pubbliche dall’amministrazione comunale, la riqualificazione della collina di Strefi, vicina alla piazza di Exarchia, spazio verde ma anche luogo di illegalità e di spaccio di droga.
La presenza fissa delle forze dell’ordine, qualcosa di assolutamente inedito per il quartiere, ha spinto i gruppi radicali a denunciare la natura politica di questi due progetti. Secondo questi gruppi, infatti, vi sarebbe una strategia da parte di Nuova Democrazia tesa a cancellare la storia e la natura di Exarchia per ragioni di carattere politico e a mettere in atto un vero e proprio processo di gentrificazione. In realtà tale processo è già in atto da tempo e attualmente il quartiere ospita un gran numero di Airbnb. Ciò si deve soprattutto al fatto che la Grecia, a partire dal 2013, ha deciso di concedere un permesso di residenza di 5 anni ai cittadini stranieri che avessero investito almeno 250 mila euro nel settore immobiliare. Molti, anche considerando il crollo dei prezzi degli immobili seguito alla crisi economica del 2009, hanno deciso di approfittare dell’opportunità. Investitori cinesi hanno comprato interi blocchi di edifici, molti dei quali sono stati trasformati in case vacanze, cosa che ha fatto salire i prezzi degli affitti nel quartiere costringendo molti abitanti ad abbandonarlo.
Le attuali tensioni che si registrano oggi a Exarchia sono certamente parte di una più ampia radicalizzazione dello scontro politico che si sta registrando nel paese, la quale si inserisce nel solco della tradizionale contrapposizione tra una sinistra anti-autoritaria e anarchica e una destra caratterizzata da un certo autoritarismo e da una gestione del potere non sempre limpida, come confermato d’altronde dal recente scandalo sullo spyware Predator che ha riguardato molto da vicino lo stesso premier Mitsotakis.
Alla fine dello scorso giugno l’europarlamentare Nikos Androulakis, leader del Pasok, si è avvalso del servizio del Parlamento Europeo che consente ai parlamentari che ne facciano richiesta di esaminare i propri smartphone per verificare se siano oggetti di attività di spionaggio. Dal controllo è emerso che il telefono di Androulakis era stato attaccato da uno spyware, a quanto pare attivato da agenti greci. La denuncia del leader del Pasok alla Corte suprema greca ha portato alle quasi immediate dimissioni di Panagiotis Kontoleon, capo dei servizi di intelligence greci (EYP), e di Grigoris Dimitriadis, segretario generale dell’ufficio del Primo ministro e altro nipote dello stesso Mitsotakis.
Ad agosto il premier greco ha peraltro ammesso che Androulakis era stato sottoposto a sorveglianza (negando però che fosse stato utilizzato lo spyware Predator), definendo la scelta come legale ma sbagliata e non chiarendo nello specifico chi e per quali ragioni avesse deciso di mettere sotto controllo il telefono di un esponente di un partito politico di opposizione. Lo scorso novembre il giornale Documento ha poi pubblicato una lista di 33 nomi di persone che sarebbero state spiate attraverso lo spyware, tra i quali perfino membri del governo, loro familiari, esponenti delle opposizioni, giornalisti e uomini di affari, soprattutto del settore dei media (tra cui Alexis Papachelas, editore di Kathimerini, uno dei più importanti quotidiani del paese).
Lo scandalo ha ricevuto una grande attenzione anche da parte delle istituzioni europee. La Commissione ha sottolineato come la questione sia stata approfondita nel rapporto 2022 sullo stato di diritto in Grecia, mentre alcuni membri della Commissione d’inchiesta PEGA del Parlamento Europeo, costituita nel 2022 per raccogliere informazioni sui sistemi di sorveglianza che violano la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, si sono recentemente recati in Grecia per approfondire la questione senza tuttavia ottenere informazioni utili a chiarire la vicenda.
Una vicenda che getta senza dubbio una pesante ombra sull’attuale governo greco ed è parte di un più ampio peggioramento del contesto democratico del Paese. Atene risulta infatti essere al 108esimo posto su 180 paesi nell’indice mondiale della libertà di stampa di Reporters sans frontières, la posizione più bassa tra i paesi dell’UE; e il difensore civico greco ha riportato che le denunce contro le violenze commesse dalla polizia sono aumentate del 75% a partire dal 2020.
Tutto ciò restituisce un clima politico e sociale del Paese molto degradato che, con l’avvicinarsi delle elezioni che si terranno nell’estate 2023, potrebbe subire un ulteriore peggioramento e vedere lo scontro politico radicalizzarsi ulteriormente.