“Un inizio molto modesto, ma pur sempre un inizio, su cui si può costruire”. Queste le parole di Lakhdar Brahimi, mediatore internazionale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, al termine del primo round di incontri della Conferenza internazionale di pace sulla Siria (meglio nota come “Ginevra 2”) che si è svolta dal 22 al 31 gennaio. Il vertice, accompagnato da un generale scetticismo e dalle polemiche per l’invito – poi ritirato – all’Iran ai lavori preparatori di Montreux da parte delle Nazioni Unite, si è concluso dopo nove giorni di intense trattative senza aver raccolto quasi alcun risultato concreto.
Al termine dei negoziati le delegazioni hanno comunque accolto le richieste del mediatore dell’ONU aprendo alla possibilità di una nuova sessione di colloqui che potrebbe cominciare già il prossimo 10 febbraio. L’opposizione ha annunciato la propria disponibilità, mentre gli inviati del governo damasceno non hanno svelato le loro intenzioni. La distanza tra le parti resta profonda come dimostra lo scambio di accuse reciproche. Il ministro degli Esteri e rappresentante del regime a Ginevra, Walid al-Muallem, ha affermato che “coloro che combattono contro il governo sono solo terroristi ed estremisti islamici”; il presidente della Coalizione nazionale siriana (CNS), Ahmed Jarba ha invece sostenuto che é il regime che “ha importato il terrorismo e che ha scatenato la guerra confessionale”.
L’opposizione chiede un futuro politico per la Siria senza Assad, e soprattutto una transizione immediata che non veda coinvolti né il presidente uscente né personalità a lui vicine. Richieste, queste, bocciate categoricamente dal regime che, per voce del ministro dell’Informazione Omran al-Zohbi, ha fatto intendere l’assoluta indisponibilità a negoziare alcuna concessione con i ribelli.
Data l’impossibilità di Brahimi di esercitare pressioni su Damasco e dato lo stallo nei negoziati, il prossimo 4 febbraio Jarba volerà a Mosca con la speranza che Putin e i suoi emissari possano farsi carico di una mediazione con l’alleato alawita in grado di superare l’attuale impasse.