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La Polonia dopo le elezioni: sogni, progetti e realtà

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Donald Tusk, dopo le elezioni del 9 ottobre, stringe ancora tra le mani la fonte miracolosa del potere politico in Polonia. Il leader del partito Piattaforma Civica rappresenta per molti il nuovo eroe polacco, in grado di trasformare il paese nel bastione incrollabile dell’Europa (resistente anche alle tempeste della crisi finanziaria mondiale) e di garantire il suo ritorno definitivo, non solo all’Europa, ma anche all’Età dell’Oro, a lungo sognata.

L’aspetto emotivo ha sempre rappresentato un elemento importante non solo nell’arte ma anche nella vita politica e sociale della Polonia: così come la nazione polacca ha sempre avuto, come immaginava Ernest Renan, sia anima che corpo, anche l’Unione Europea appare nei sogni della maggior parte dei polacchi con una dimensione spirituale, morale ed emotiva. Furono gli scrittori romantici dell’Ottocento (tra loro Adam Mickiewicz e Juliusz Slowacki) a radicare nell’immaginario dei polacchi il ritratto della nazione polacca come bastione (przedmurze) dell’Europa, protettore del cattolicesimo, il nuovo Cristo della nuova fede, martire e salvatore delle nazioni – che, in ragione della sua forza morale e spirituale, fu capace di lottare con efficacia per la sua libertà e per quella degli altri.

Alle recenti elezioni i partiti politici in gara, nei loro spot elettorali, hanno proposto all’elettorato diversi modelli di eroe e diverse strade per consentire una sorta di ritorno al paradiso perduto. Il principale pretendente al trono, Jaroslaw Kaczynski, traendo ispirazione forse anche dalla storia di Romolo e Remo, sogna(va) di fondare, insieme a suo fratello gemello, la Quarta Repubblica (Czwarta Rzeczpospolita), per ottenere, attraverso la distruzione della Terza Repubblica nata nel 1989, una completa rinascita collettiva. In un breve video diffuso prima delle elezioni, Kaczynski ha fatto tornare suo fratello gemello, morto in un disastro aereo lo scorso anno, ritraendolo come nuovo eroe della Polonia. Le immagini, così come tutte le commemorazioni dedicate ai morti per la nazione polacca, riflettono il tema ciclico della morte-rinascita. Protetto dall’amore di sua moglie, Lech Kaczynski, è raffigurato come leader giusto e coraggioso che ha governato la nazione polacca fino alla sua morte da martire tradito (destino frequente degli eroi mitologici). Per realizzare la resurrezione della nazione (e del suo eroe-martire), al partito Diritto e Giustizia spetterebbe di guidare la battaglia contro il mostro più feroce e imprevedibile, a causa dei suoi nascondigli e travestimenti: il comunismo e i suoi fantasmi.

Il drago di Cracovia per la Piattaforma Civica, più che dagli spiriti del passato, è invece rappresentato dalla crisi finanziaria mondiale e dalle sfide della transizione che il paese ha avviato nel 1989. Il sogno del premier non è la rinascita ma il progresso: continuare sulla strada intrapresa nel 2007 e far diventare la Polonia il nuovo bastione dell’Europa (sfruttando i successi economici e diplomatici e le opportunità offerte dall’integrazione europea).

In uno spot elettorale, un po’ come re Boleslao il Coraggioso circondato dai suoi cavalieri, Tusk è apparso insieme al presidente del parlamento europeo, Jerzy Buzek, e al commissario europeo per la programmazione finanziaria ed il bilancio, Janusz Lewandowski, pronto per combattere con la sua squadra la battaglia del nuovo budget europeo e per trovare il tesoro (in questo caso, 300 miliardi di zloty ovvero circa 70 miliardi di euro). Il tesoro servirebbe per garantire una vita serena ai polacchi “dalla nascita alla morte” (simboleggiate nel video da asili ed ospedali nuovi).

Promuovendo contemporaneamente processi di europeizzazione e di ri-nazionalizzazione, Tusk riesce a sfruttare simultaneamente i poteri del mito dell’UE (gallina dalle uova d’oro), dell’attaccamento dei polacchi alla madre terra e della tradizione cattolica. Il premier, in sostanza, promette ai polacchi ricchezza senza vendere l’anima, e fa sognare sia coloro che auspicano la modernizzazione e lo sviluppo sia coloro che temono di perdere i valori, le tradizioni e la sovranità polacchi.

Nella Polonia di oggi, tra gli elettori della Piattaforma Civica e non solo, sono però numerosi anche coloro che invece di sognare il paradiso, auspicano un ritorno alla normalità. Si tratta di un desiderio che fu catalizzatore del movimento d’opposizione durante il comunismo e degli eventi del 1989: per Adam Michnik e per Tadeusz Mazowiecki, la Solidarność non ambiva ad una società ideale, i suoi sostenitori “volevano vivere e lasciar vivere”; l’obiettivo era di porre fine all’“esperimento folle” del comunismo, rifiutare l’ipocrisia e il conformismo, essere liberi, vivere una vita autentica e creativa (per Józef Tischner, il “vescovo della Solidarność”, essere indipendenti significava essere se stessi).

Il desiderio di libertà è un sogno tanto antico quanto la nostalgia del paradiso. L’Età dell’Oro e la normalità, forse mai esistite, sono state sognate e fortemente desiderate dal popolo polacco per tutto il corso della sua storia. Oggi, anche se la natura della sovranità dello stato cambierà a causa dell’integrazione europea, a salvare la nazione polacca, a curare le ferite del passato, a costruire una democrazia matura, e quindi a concludere un lungo periodo di transizione, sarà forse proprio il sogno del ritorno alla normalità.