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La Germania verso il voto nel Nordreno-Westfalia e i riflessi su Berlino

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Kleine Bundestagswahl, cioè un’elezione per il Bundestag su scala ridotta: così la stampa tedesca definisce le elezioni per il parlamento del più popoloso (ed economicamente rilevante) Land della Germania, il Nordreno-Westfalia, convocate per il prossimo 13 maggio. Nella regione vive quasi  un cittadino su quattro della Repubblica federale, e il rilievo nazionale dell’appuntamento sta nel fatto che i risultati della consultazione determineranno probabilmente il futuro del governo di Angela Merkel; un governo che si regge su una sempre più traballante coalizione fra CDU\CSU e i liberali della FDP. Il voto di maggio mostrerà la consistenza della prospettiva di cambiamento “rosso-verde” che il Partito socialdemocratico (SPD) e i Verdi vogliono offrire all’intero paese.

Le elezioni per il parlamento di Düsseldorf potrebbero così rappresentare l’anticipo di ciò che è destinato a succedere a livello federale nel 2013 (salvo elezioni anticipate, difficili ma non impossibili). Non sarebbe una novità: in passato è accaduto che, in alcuni passaggi cruciali della storia della Bundesrepublik, il Nordreno-Westfalia indicasse la direzione di marcia.

Nel 1966, dopo un quindicennio di governi a guida democristiana (eccettuata un’interruzione di due anni), venne varata una coalizione social-liberale SPD-FDP, che tre anni dopo si riprodusse a livello federale, con Willy Brandt nel ruolo di cancelliere. Negli anni Ottanta, grazie alla forte leadership di Johannes Rau, la SPD regionale resse l’urto della CDU di Helmut Kohl, che, come noto, nella politica federale riuscì a relegare per molti anni i socialdemocratici all’opposizione. Dal voto del 1995 emerse una maggioranza rosso-verde che rappresentò il preludio di un’analoga costellazione a Berlino con il Gabinetto federale presieduto da Gerhard Schröder (1998-2005). E la fine di tale esperienza di governo di coalizione SPD-Grünen fu anticipata – se non determinata – proprio dalla sconfitta subita in Nordreno-Westfalia da verdi e socialdemocratici alle elezioni della primavera del 2005, che condussero dopo trentanove anni un democristiano nuovamente alla Presidenza del Land.

Coscienti della posta in gioco, i partiti hanno di fatto già cominciato la campagna elettorale, malgrado gli apparati non fossero del tutto pronti. Bisogna considerare, infatti, che le elezioni del prossimo 13 maggio non erano attese: la scadenza naturale della legislatura era fissata nel 2015 e la sua interruzione improvvisa ha colto tutti di sorpresa. Lo scioglimento anticipato del Landtag si è dovuto alla mancata approvazione della legge di bilancio, per la quale l’esecutivo uscente – un gabinetto di minoranza formato da SPD e Verdi in carica dal 2010 – non è riuscito ad ottenere la necessaria astensione di almeno uno dei gruppi d’opposizione. Un episodio quasi inspiegabile, che contraddice il principio del primum vivere, quasi sempre valido in politica. Il rifiuto da parte dei liberali e della Linke di offrire il proprio sostegno “tecnico” alla legge finanziaria, infatti, ha un risvolto quasi suicida: con la loro scelta hanno determinato la convocazione di elezioni anticipate in un momento nel quale tutti i sondaggi attribuiscono loro percentuali insufficienti a superare la soglia di sbarramento del 5%, come è necessario fare per essere rappresentati in parlamento.

La Linke sembra aver ormai concluso la propria parabola ascendente, dovuta in buona misura al malcontento di una parte dell’elettorato di sinistra nei confronti della SPD nella sua versione centrista – “Neue Mitte”. Un malcontento che sta ormai rientrando, anche grazie ad un processo di moderata autocritica ideologica realizzato dalla gestione di Sigmar Gabriel e della numero due Andrea Nahles, leader della sinistra del partito. La formazione di Oskar Lafontaine e Gregor Gysi sembra destinata a non riuscire a consolidarsi nei Länder dell’Ovest (con l’eccezione del piccolo feudo della Saar), pagando l’assenza di una leadership federale rinnovata e autorevole. Ancor più difficile è la situazione dei liberali, in caduta libera da oltre due anni: dopo il loro migliore risultato di sempre nelle elezioni federali del 2009 (quando raggiunsero il 14,6%), sono precipitati in una crisi di credibilità che li ha portati a mancare la soglia del 5% in sei votazioni regionali successive. Ultime della serie, proprio quelle recenti in Saarland, dove hanno raccolto un infimo 1,2%.

L’appuntamento di maggio in Nordreno-Westfalia assume quindi il carattere di una sorta di battaglia per la sopravvivenza della FDP. E, di conseguenza, dello stesso governo federale, che molto difficilmente potrebbe continuare la sua strada ignorando l’ennesima grave sconfitta di una delle forze della maggioranza. A condurre il partito nella competizione è Christian Lindner, un brillante 33enne che, malgrado la giovane età, può già vantare un’esperienza da dirigente nazionale: ha ricoperto per due anni l’incarico di Generalsekretär (una sorta di responsabile dell’organizzazione), prima di dimettersi a sorpresa per malcelati dissensi con il trentanovenne leader Philipp Rösler, il vicecancelliere. Un itinerario politico, quello di Lindner, che ben rappresenta lo stato di disorientamento in cui versa la FDP, ormai da tempo incapace di generare un gruppo dirigente stabile e coeso.

I candidati a presidente degli altri partiti sono anch’essi già definiti. Nessuna novità per socialdemocratici ed ecologisti, che sono guidati, rispettivamente, dalla molto popolare Presidente uscente Annelore Kraft e la sua vice Sylvia Löhrmann, mentre i democristiani schierano per la prima volta il ministro federale dell’Ambiente Norbert Röttgen. Relativamente giovane, uomo di stretta fiducia della Cancelliera, collocato lontano dalle posizioni più conservatrici presenti nel seno del partito: Röttgen ha il profilo giusto per poter aspirare a succedere ad Angela Merkel alla guida di una CDU che voglia essere in grado di governare, all’occorrenza, anche in coalizione con i Verdi.

In Nordreno-Westfalia, tuttavia, difficilmente andrà incontro ad una vittoria: i sondaggi assegnano, infatti, un considerevole vantaggio alla SPD. E proprio sul suo possibile futuro ruolo di capo dell’opposizione regionale si sono consumate le prime polemiche interne, che non hanno certo giovato ad una buona partenza del ministro-candidato: molti dirigenti locali del partito, infatti, hanno pubblicamente dichiarato di non vedere di buon occhio un eventuale ritorno a Berlino di Röttgen dopo la potenziale sconfitta di maggio. Uno scenario che, allo stato attuale, sembra il più probabile e che appare a molti nella CDU un indice di scarsa serietà. L’attuale ministro dell’ambiente cerca di sfuggire ad una discussione che può solo danneggiarlo, astenendosi dall’assumere una posizione chiara; una scelta comprensibile, ma che rischia di non reggere a lungo di fronte agli attacchi degli avversari. Soprattutto, è una scelta che potrebbe alimentare proprio i malumori della base elettorale: l’ultima cosa di cui ha bisogno, in questa delicata fase della politica interna ed europea, il partito della cancelliera Merkel.