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La Corte tedesca e gli aiuti europei

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A sessant’anni esatti dalla sua istituzione, la Corte costituzionale di Karlsruhe si conferma un organo fondamentale per comprendere l’evoluzione del diritto e degli equilibri politici tedeschi. La “terza Camera”, come viene tradizionalmente chiamata in Germania, è infatti tornata a legare il varo di singole misure di soccorso dell’eurozona ad un puntuale coinvolgimento del potere legislativo federale. Secondo i giudici costituzionali, le leggi con le quali lo scorso anno il Bundestag aveva concesso garanzie finanziarie alla Grecia e dato il via libera all’istituzione dell’European Financial Stability Facility (EFSF) non hanno esautorato il parlamento tedesco del proprio diritto a votare sulla politica di bilancio, né hanno di per sé trasferito nuovi poteri sovrani in capo agli organi comunitari. In questo senso, quindi, non v’è stata alcuna violazione del combinato disposto degli articoli 23 e 38 del Grundgesetz, ossia del diritto soggettivo di ogni cittadino a che il Bundestag e il Bundesrat deliberino su ciascuna misura riguardante l’integrazione europea, né vi è stata una lesione dell’articolo 14 della Legge fondamentale, ovvero del diritto di proprietà di ogni cittadino. In questo senso, Karlsruhe ha confermato i provvedimenti cautelari emessi nel maggio dello scorso anno.

D’altra parte, quanto sin qui “ratificato” dalla Corte (EFSF I e Grecia I) non è quanto si discuterà a fine mese (EFSF II e Grecia II) e a dicembre (ESM) al Bundestag. Ecco perché i giudici togati hanno voluto disseminare nel testo spie di quanto andrebbe considerato non conforme a Costituzione, qualora garanzie e integrazione dovessero aumentare. L’entità delle garanzie assunte dalla Repubblica federale, spiega la Corte, rimarrà costituzionale fintantoché esse non supereranno “il limite, raggiunto il quale l’autonomia di bilancio non sarà soltanto limitata per un certo periodo di tempo, ma sarà del tutto svuotata” (§ 135). E ancora: “È fatto divieto al Bundestag di autorizzare con legge federale la creazione di istituzioni permanenti che finiscano per assumersi il rischio economico delle decisioni prese da altri Stati, in particolar modo se queste decisioni possono avere conseguenze non facilmente calcolabili” (§ 125). La Corte non indica insomma con precisione dove vada posto il limite esatto. Certo è che eurobond e fondo permanente ESM potrebbero avere vita relativamente breve.

Ne è convinto anche il professor Frank Schorkopf, ordinario di diritto dell’Unione Europea alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Göttingen e a lungo collaboratore di Udo Di Fabio, giudice costituzionale relatore della sentenza. In un colloquio che ha avuto con Aspenia online, Schorkopf riflette così sui passaggi sopra menzionati: “In un’intervista a Der Spiegel ho detto che il via libera all’ESM potrebbe avvenire solo sulla base di condizioni molto severe. Cosa intendevo dire? Dal momento che non potrà esserci alcun “automatismo finanziario”, il governo federale dovrebbe trattare per inserire nello statuto dell’ESM l’ulteriore clausola del diritto di recesso o di uscita, altrimenti il rischio è che il Bundestag debba dipendere per un numero di legislature indefinite da uno strumento il cui unico fine è erogare aiuti”. Anche l’ampliamento dei poteri dell’EFSF, in votazione il 29 settembre prossimo, pone diversi problemi: “Con i poteri attribuiti al fondo dopo l’accordo del 21 luglio scorso si profila una possibile assunzione di rischio economico per i debiti degli altri paesi e una dipendenza degli Stati membri da decisioni di politica fiscale dei paesi debitori. Per questa ragione credo che d’ora in poi non sia sufficiente una mera intesa tra governo federale e Commissione Bilancio del Bundestag, come prevede attualmente la legge giudicata costituzionale. Con riferimento, ad esempio, all’acquisto sul mercato primario e secondario credo che dovrebbe essere il plenum ad esprimersi”.

Insomma, fino al 29 settembre i gruppi parlamentari di CDU, CSU e FDP avranno il loro bel daffare a confezionare una “legge di approvazione”, in sintonia con i desiderata della Corte. A quanto pare, non dovrebbero però esserci particolari difficoltà. La signora Merkel dovrebbe alla fine poter contare sulla sua maggioranza, senza la stampella dell’opposizione. Non si può dire lo stesso per l’ESM. Il deputato dell’FDP Frank Schäffler, insieme con l’ex ministro degli Interni, il liberale Burkhard Hirsch, ha infatti lanciato il guanto di sfida ai vertici del proprio partito. Regolamento alla mano, ha organizzato una sottoscrizione di firme degli iscritti dell’FDP – ne serve almeno il 5% –  per chiedere una votazione dell’intera assemblea dei delegati sull’ESM (Mitgliedentscheid). L’obiettivo è di bloccarlo.

L’autunno caldo della signora Merkel continua…