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Gli ultimi sviluppi dal fronte islamista in Libia

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“Stiamo combattendo in Libia per il mondo intero”, ha dichiarato in un’intervista con la CNN il generale in pensione libico Khalifa Haftar, il quale ha avviato, lo scorso 16 maggio, una vasta operazione militare denominata “Operazione Dignità della Libia” contro i gruppi estremisti e il terrorismo nel Paese. Il principale target dell’operazione è il gruppo salafita-jihadista libico Ansar al-Sharia, che ha ramificazioni a Bengasi e Derna (nella Cirenaica) e legami con altri gruppi jihadisti come la brigata “I Martiri di Abu Salim”, il Consiglio della Shura della Gioventù Islamica e il Gruppo per l’Autorità della Sharia.

Martedì 27 maggio, Muhammad al-Zahawi, leader di Ansar al-Sharia in Libia, ha letto un comunicato stampa con il quale ha definito la campagna militare di Haftar una “crociata” contro l’Islam sostenuta dall’Occidente, descrivendo Haftar come un taghut – tiranno – e minacciando il richiamo di mujaheddin stranieri nella Cirenaica per combattere contro le sue forze. Quella di Al-Zahawi è pura propaganda jihadista, sia nei contenuti che nelle terminologie. Utilizzando il termine “crociata”, il leader di Ansar al-Sharia ha allertato i seguaci e i sostenitori del movimento jihadista internazionale, individuando come target legittimo non soltanto Haftar ma anche l’Occidente che lo sosterrebbe. A dimostrazione di ciò, l’appello di Al-Zahawi ha suscitato diverse reazioni all’interno dell’audience jihadista, come si evince dalla fibrillazione sui principali fora jihadisti. In diversi post pubblicati negli ultimi giorni, la “campagna militare contro i mujaheddin in Libia”, si legge, viene inserita nella più ampia lotta contro l’Islam e i mujaheddin. “Abbiamo aperto la porta della jihad in Libia”, scrive un utente del forum jihadista Alplatformmedia, “e questa è una battaglia tra il bene e il male rappresentato dall’infedeltà”, ricalcando alla lettera la dialettica tradizionale di Al-Qaeda e in particolare quella del defunto Osama bin Laden.

Haftar ha replicato, giocando proprio sul termine shari’a – legge islamica – e cavalcando l’onda del malcontento popolare nei confronti del gruppo libico Ansar al-Sharia: il 30 maggio, intervistato da una radio olandese, ha dichiarato: “Siamo noi i figli della shari’a”, volendo sottolineare in questo modo la caratterizzazione tradizionale religiosa, seppur moderata, del suo schieramento. Il generale libico dimostra in questo modo di saper intercettare puntualmente i trend sociali del suo Paese e anche di comunicare in modo strategico. Non a caso, queste sue ultime dichiarazioni giungono a seguito di una crescente mobilitazione popolare a Bengasi contro Ansar al-Sharia . È infatti dopo il comunicato del 27 maggio del movimento, e i suoi attacchi contro la Direzione di Sicurezza di Bengasi, che l’opinione pubblica locale e la popolazione della città hanno iniziato a guardare con occhi diversi questo gruppo islamista. Una dura critica che è giunta non soltanto dall’opinione pubblica nazionale e dal mondo della politica, ma anche da quello religioso. Diversi imam, ma soprattutto la massima autorità religiosa del Paese, la cosiddetta “Autorità per la Fatwa”, hanno ufficialmente condannato le posizioni di Ansar al-Sharia.

Con un altro comunicato ufficiale, anche il governo libico – quello ancora guidato da Al-Thini – ha definito Ansar al-Sharia un “gruppo che ha smarrito la retta via”, esortando tutti i libici a rimanere uniti contro l’organizzazione jihadista. Indirettamente, il Governo Al-Thini sembra legittimare l’operazione del generale Haftar quando afferma che la Libia è sotto il fuoco di un “terrorismo programmato da parte di gruppi estremisti il cui obiettivo è quello di trasformare il Paese in una tana del terrorismo internazionale”. Alcuni giorni prima, Tripoli aveva chiesto di togliere la “copertura sociale” ai movimenti estremisti (in primis proprio Ansar al-Sharia), che da parte sua ha denunciato un travisamento del suo ultimo comunicato.

Un primo scontro diretto fra il movimento e la popolazione di Bengasi aveva già avuto luogo venerdì 23 maggio, nel quartiere Al-Majuri, quando i fedeli avevano espulso da una moschea un predicatore che stava indirizzando la sua khutba – il sermone del venerdì – contro l’esercito nazionale libico. Anche nel quartiere Al-Lithi, noto per essere una roccaforte degli estremisti, cominciano ad apparire scritte contro Ansar al-Sharia, ed è qui che recentemente è stata fatta saltare in aria la sede di una stazione radio del gruppo.

La tensione comincia ad innalzarsi anche a Derna, dove pochi giorni fa è stato assassinato il comandante della brigata islamista I Martiri di Abu Salim, Muhammad abu Bilal, ex collaboratore del precedente capo di questa brigata, Salim al-Darbi. Una fonte ha riferito al quotidiano libico Bawwabat al-Wasat che Abu Bilal era stato rinnegato da parte degli esponenti di Al-Qaeda a Derna, per non aver obbedito ai loro ordini. Al riguardo, si noti che ultimamente si sono verificate diverse spaccature ideologiche tra le organizzazioni islamiste in Libia, e ciò ha portato a una loro frammentazione in gruppi minori.

Una delegittimazione di Ansar al-Sharia, direttamente proporzionale al sostegno di cui potrebbe godere al di fuori della Libia e nell’ambito dell’audience jihadista globale, potrebbe costringere il gruppo a reagire con maggiore forza e violenza, aprendo un vero e proprio fronte di jihad nella Cirenaica.

Negli ultimi giorni stanno crescendo i timori che l’operazione “Dignità” possa estendersi anche a Derna (a est di Bengasi), roccaforte del jihadismo libico; ed è ciò che potrebbe aver spinto Al-Zahawi ad alzare i toni durante la sua ultima apparizione in conferenza stampa e minacciare direttamente Haftar ma anche gli Stati Uniti. Le formazioni jihadiste libiche temono che le forze militari di Haftar possano affrontarle in quello che fino ad oggi è stato il loro covo più sicuro: Derna, appunto. È in quest’ottica che andrebbe letto l’appello alla jihad contro la “crociata” di Haftar lanciato da Al-Zahawi. Tale contesto è avvalorato dalla notizia secondo cui il leader di Ansar al-Sharia a Derna, Sufian bin Qumu, avrebbe abbandonato Derna e si troverebbe attualmente a Sirte, dove sta montando un clima anti-Haftar.