Boris Biancheri era prima di tutto una persona fine, lieve e gentile. Poi era un letterato e uno scrittore. E infine, o all’inizio, era un grande diplomatico. Non so spiegare perché. Ma metterei in questo ordine incerto le qualità di un uomo intelligente, ironico ed equilibrato, che ha fatto molto per il proprio paese: in Italia e nel mondo.
Boris Biancheri era un po’ mediterraneo e un po’ baltico. Sua madre era sorella di Licy Wolff-Stomersee, la moglie lettone di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Passeggiando per le strade di Roma, parlavamo molto più spesso dei libri scritti e da scrivere che non di politica internazionale. Per questo, quando decisi di dedicare un numero di Aspenia ai problemi del Sud, chiesi a Boris di scrivere sul Gattopardo. Il risultato fu l’articolo che riproduciamo in questa pagina. Un articolo in cui Biancheri spiega che per capire la Sicilia e le opportunità che offre bisognerebbe lasciarsi alle spalle proprio l’immagine che il Gattopardo, per la sua potenza letteraria, ha lasciato in eredità: l’immagine di una Sicilia immobile e assonnata, in cui nulla mai cambia, secondo il celebre commento di Tancredi. Questa Sicilia, scrive Biancheri, in realtà non esiste. L’immobilità della Sicilia è solo lo specchio della psicologia di Tomasi di Lampedusa e del suo “doppio” letterario, il Principe di Salina.
Quando ricevetti l’articolo telefonai a Boris per dirgli che mi sentivo un po’ in colpa. Il Gattopardo è uno dei miei libri preferiti. Al punto, ammisi, di essere caduta vittima anch’io della trappola di Tomasi di Lampedusa. Mi rispose scherzando e ammonendomi: “Sto scrivendo un romanzo, l’Elogio del Silenzio. Mi raccomando, Marta: leggilo proprio come un romanzo”.
Ho provato a leggerlo così, solo come un romanzo o – preferiva dire Boris, sempre minimizzando – come un racconto. Ma è difficile non leggervi anche un’allegoria della vicenda politica. Boris avrebbe voluto scrivere un saggio sul silenzio, ne aveva parlato più volte; sul valore del silenzio, contrapposto allo svilimento, alla vuotezza, delle troppe parole. Ma poi aveva scelto la letteratura. Un po’ come Tomasi di Lampedusa: un uomo – raccontò Boris nel febbraio scorso, presentando il suo libro ultimo all’ISPI – che era stato silenzioso per quasi tutta la vita.
L’eredità del Gattopardo
di Boris Biancheri
Aspenia 49