La recente proposta avanzata da Giulio Tremonti per l’Italia, consistente in un prestito irredimibile esente da imposta a lunghissimo termine e a bassissimo tasso di interesse, è interessante in se’ e non solo per il riferimento storico che nella proposta è contenuta. Riferimento che però merita attenzione. Si tratta della citazione del discorso a tal proposito che Palmiro Togliatti pronunciò nel 1948 invitando gli operai a investire parte del loro salario acquistando i titoli del prestito per “la ricostruzione nazionale” che il governo centrista degasperiano aveva proposto alla nazione.
L’ importanza del riferimento sta nel fatto che – come ci ha insegnato un’abbondante storiografia – in quell’anno comunisti e socialisti avevano di già abbandonato il governo per la durezza di quella guerra civile europea che iniziava a delinearsi tra USA e URSS. Era una situazione assai diversa da quella verificatasi nel 1945, quando il governo Parri aveva lanciato con il ministro Soleri il “Prestito della Liberazione”. Esso era allora diretto ad affermare saldamente la presa del controllo del credito da parte della Banca d’Italia per arginare l’inflazione e nel contempo, anche in questo modo, ostacolare quel cambio della moneta che il Ministro comunista del governo di unità nazionale Scoccimarro tentava di realizzare.
Il riferimento storico di Tremonti evoca invece l’inveramento di una politica che – come fu quella esemplificata dal prestito del 1947-1948 – sia diretta ad ampliare gli spazi di manovra delle economie e delle società che hanno firmato a suo tempo i Trattati che hanno dato vita e continuano a dar vita al costrutto istituzionale europeo. Un costrutto inedito nella storia mondiale perché non fondato su una costituzione simile a quelle hanno caratterizzato il secondo dopoguerra e che da tutti gli studiosi sono state definite come “post liberali” perché imperniate su un corpus di diritti sociali (dal lavoro alla pace, financo alla piena occupazione e alla salute) inediti nella storia costituzionale mondiale.
Il Prestito per la Ricostruzione Nazionale proposto ora da Tremonti deve essere inteso come un auspicio alla creazione di uno spazio non solo di mercato in cui si riconoscano le nazioni e quindi i popoli europei i cui governi hanno firmato i Trattati che regolano il meccanismo ordo-liberista della politica economica europea. Quest’ultima è sempre indipendente dalle volizioni elettorali, come i Commissari Europei hanno più volte sottolineato.
Un Prestito Nazionale invece è per sua intima essenza fondata sulla unità di un popolo che si riconosce in una comunità di destino. Un proposito antitetico a quello del governo dall‘alto dei popoli, esercitato da una tecnocrazia dipendente solo dal confronto di potenza tra le nazioni che continua in un gioco di specchi – come è tipico del costrutto dell’Unione Europea.