Quale futuro per la Serbia che imbroglia la democrazia

Il risultato finale delle elezioni parlamentari in Serbia è un successo senza precedenti del partito del presidente Aleksandar Vučić, che ora può governare da solo. A distanza di 18 mesi dalle precedenti elezioni parlamentari, quando il Partito Progressista Serbo (Srpska napredna stranka, SNS) del presidente Vučić ottenne la vittoria, le elezioni del 17 dicembre dell’anno scorso confermano la continuità piuttosto che introdurre cambiamenti significativi. Il partito al potere da oltre 10 anni ha conquistato il 47% dei voti, mentre l’opposizione rappresentata da “La Serbia contro la violenza” ha ottenuto il sostegno del 24% degli elettori.

Tuttavia, subito dopo la chiusura dei seggi, sono emerse numerose segnalazioni di irregolarità. Nel frattempo, il presidente serbo, insieme alla premier uscente Ana Brnabić, ha dichiarato la vittoria assoluta. Davanti a una folla di sostenitori, ministri e funzionari del Partito Progressista Serbo, che ha adottato lo slogan ‘La Serbia non deve fermarsi’ durante la campagna elettorale, l’ex primo ministro Brnabić ha respinto tutte le accuse dell’opposizione riguardo alle presunte irregolarità avvenute durante la giornata elettorale. In particolare, ha negato le accuse riguardanti l’arrivo di autobus dalla Repubblica Srpska, una delle due entità abitate dai serbi in Bosnia ed Erzegovina, che avrebbero trasportato elettori illegittimi.

Manifestazione contro i presunti brogli elettorali a Belgrado, il 30 dicembre

 

I brogli elettorali in un paese candidato all’adesione UE

Le accuse delle molte irregolarità non sono arrivate solo da parte dell’opposizione, ma anche degli osservatori internazionali, tra cui i rappresentanti dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

Come hanno dichiarato, subito dopo la proclamazione della vittoria da parte del Partito Progressista Serbo, sono state segnalati diversi episodi di violenza, irregolarità procedurali e frequenti accuse di organizzazione e di trasporto di elettori per sostenere il partito al potere.

“Sono stati anche osservati casi più gravi, tra cui l’acquisto di voti e il riempimento delle urne”, hanno dichiarato i rappresentanti dell’OSCE. La Ministra degli Affari Esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha twittato denunciando un “abuso di risorse pubbliche, intimidazione degli elettori e casi di compravendita di voti”, sottolineando che tali comportamenti sono inaccettabili per un paese che aspira allo status di candidato all’Unione Europea.

La lista “Serbia contro la violenza” che riunisce diversi partiti, movimenti civici ed ecologisti è stata vista come vincente per quanto riguarda le elezioni locali a Belgrado. Tuttavia, ciò non è accaduto se si crede ai risultati del presidente serbo. Il nome di questa coalizione è quella nata dopo le sparatorie in Serbia in una scuola e davanti un’altra scuola, all’inizio di maggio, in cui sono state uccise 19 persone. Questa lista ha segnalato 450 irregolarità, e la più grande riguarda il voto delle persone provenienti dalla Repubblica Srpska a Belgrado, ma anche in altre città in Serbia. Secondo quanto dichiarato dai loro rappresentanti, il governo ha permesso il voto per più di 40.000 persone provenienti dalla Bosnia, solo a Belgrado. Nel piazzale di Stark Arena, la casa delle due principali squadre di basket della città, Partizan e Stella Rossa, si sono presentati diversi pullman che caricavano gente proveniente dalla Republika Srpska. Erano cittadini senza residenza a Belgrado e con doppia nazionalità serba e bosniaca. E’ segnalato il caso di due osservatori della Commissione di controllo delle elezioni che sono stati aggrediti e cacciati, perché volevano compiere delle verifiche.

 

L’opposizione chiede l’annullamento del voto

In un paese democratico, questo sarebbe motivo sufficiente per interrompere le elezioni, ma non in Serbia. Il governo ha prontamente costruito una narrazione secondo cui l’opposizione è contraria al voto dei serbi provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina nel loro paese d’origine. Cosa riserverà il futuro riguardo alla richiesta dell’opposizione di annullare le elezioni rimane incerto, ma l’opposizione ha già preso posizione nelle strade della capitale, mentre la vicepresidente del Partito serbo per la libertà e la giustizia Marinika Tepić ha fatto uno sciopero della fame per 12 giorni in segno di protesta contro le irregolarità nelle elezioni in Serbia.

Il giorno dopo le elezioni, sostenitori dell’opposizione si sono radunati davanti all’edificio della Commissione elettorale a Belgrado, innalzando striscioni con le scritte: Vučić finirà come Milošević; Il popolo negherà, Il popolo resisterà, Il popolo vincerà. Le proteste hanno raggiunto l’apice quando i manifestanti hanno cercato di assaltare il municipio di Belgrado, utilizzando aste di bandiera, sassi e uova per rompere le finestre dell’edificio amministrativo e cercando di entrare. Più di 30 dimostranti sono stati arrestati.

Tutto questo anche per ricollegarsi alla rivoluzione conosciuta come “bulldozer”, che ha segnato la fine del regime di Slobodan Milošević: ​​l’ex presidente ammise la sconfitta dopo le più massicce proteste nella capitale del 5 ottobre 2000.

Nell’ultima settimana dell’anno scorso, gli studenti delle diverse università di Belgrado hanno organizzato un blocco delle strade della capitale per 24 ore, chiedendo l’annullamento dei risultati elettorali e la convocazione di un nuovo scrutinio. Alcuni di loro hanno eretto tende e sistemato sacchi a pelo in un campo improvvisato, mentre altri si sono seduti all’incrocio vicino agli edifici governativi. Nel frattempo, il 30 dicembre, si è proceduto al voto solo in 30 seggi, quelli in cui erano state riscontrate le maggiori irregolarità. Tuttavia, la coalizione “Serbia contro la Violenza” ha deciso di boicottare le elezioni ripetute.

Secondo Philip Merrell, direttore regionale di Artera Public Affairs per i Balcani occidentali e la Serbia, con l’aumento delle richieste dell’opposizione pro-europea di ripetere il voto a Belgrado, tutte le altre fazioni che hanno superato la soglia di sbarramento e potrebbero entrare in coalizione con il partito progressista, stanno consolidando le proprie posizioni. Tuttavia, al momento, non emerge un percorso chiaro verso una soluzione per la formazione del governo. “Lo sviluppo di questa crisi potrebbe incidere profondamente sul percorso futuro della Serbia, comprese le aspirazioni di adesione all’UE.”, dice Merrell.

 

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Il Partito Progressista dovrà anche deliberare sul da farsi riguardo ai socialisti del Partito Socialista Serbo (SPS), guidati dal Ministro degli Esteri, Ivica Dačić che ha ottenuto un pessimo risultato. In teoria, il partito di Vučić ha i numeri per governare autonomamente, ma l’eliminazione dei socialisti dalla coalizione, noti per la loro inclinazione filorussa, gli consentirebbe di orientare la Serbia maggiormente verso Bruxelles.

 

Il risultato inaspettato 

Dopo lo spoglio di tutti i seggi, il Partito progressista serbo è risultato premiato con il 47% dei voti. Seguono con il 24% “La Serbia contro la violenza”, principale cartello di opposizione, e il Partito socialista serbo del ministro degli Esteri Ivica Dačić che ha ottenuto il 6,6% dei voti. Altre due formazioni, schierate all’opposizione, la coalizione NADA e “Noi, voce del popolo” di Branimir Nestorović hanno superato la soglia di sbarramento del 3% per l’ingresso nel parlamento unicamerale di 250 seggi.

Dopo le elezioni, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato ai giornalisti che si trattava delle elezioni più democratiche mai tenutesi in Serbia. Ha inoltre sottolineato che il suo compito era quello di fare tutto ciò che era in suo potere per ottenere la maggioranza assoluta in parlamento. Secondo l’analista politico Cvijetin Milivojević, questo risultato è abbastanza inaspettato. “La vittoria del Partito progressista serbo era prevedibile, ma non con percentuali del genere. D’altra parte anche per l’opposizione è un risultato storico, visto che durante l’ultimo decennio da quando è al potere Aleksandar Vučić non si è mai arrivati a questi numeri”, ha detto Milivojević.

Secondo il sondaggio pubblicato prima delle elezioni sulla rivista New Serbian Political Thought, il partito progressista avrebbe dovuto aggiudicarsi circa il 39% dei voti, mentre il numero dei voti che ha vinto l’opposizione, per anni divisa e senza una chiara visione politica, erano prevedibili.

 

Belgrado deve decidere come posizionarsi sul piano internazionale

Mentre proclamava la sua vittoria, il presidente serbo ha detto che la priorità per il governo sarà l’entrata della Serbia nell’UE. Ha detto poi che nonostante la maggioranza assoluta in parlamento “ci aspettano tempi difficili”, soprattutto saranno dure le trattative con il premier kosovaro Albin Kurti. Non ha fatto a meno di notare che il Kosovo comunque rimarrà sempre parte del territorio serbo.

Negli anni precedenti, il leader serbo si è dimostrato abile nel mantenere stretti legami sia con l’Occidente che con la Russia, pur giurando di mantenere la Serbia sulla rotta dell’adesione all’Unione Europea. D’altra parte, il soft power russo in Serbia rimane enorme. Per Belgrado, il sostegno di Mosca è essenziale nella disputa sul Kosovo, mentre la prospettiva della Russia è notevolmente differente. La questione tra Serbia e Kosovo è vista soprattutto come un mezzo per guadagnare influenza nei Balcani. La Russia ha frequentemente utilizzato il precedente del Kosovo, ad esempio, nel confronto con l’Occidente in Georgia nel 2008, in Crimea nel 2014 e ora nel Donbass. È importante notare che la narrativa imposta dai leader politici serbi più influenzati, basata sull’identità collettiva tra i due popoli legata al cristianesimo ortodosso, a forti legami di fratellanza e spiritualità slava, crea una netta distinzione nella politica estera serba tra amici russi e partner europei. Nonostante ciò, la prospettiva di adesione della Serbia all’UE potrebbe alterare significativamente la dinamica tra Russia e Serbia.

Il giorno dopo le elezioni, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto di sperare che questa vittoria porti a un ulteriore rafforzamento dell’amicizia tra i due Paesi. Anche il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko si è complimentato con il presidente serbo per la sua vittoria, mentre il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha definito il successo di Vučić come una “schiacciante vittoria elettorale”. Tuttavia, nonostante le affermazioni degli osservatori internazionali e dell’opposizione secondo cui le elezioni sono state truccate, non ci sono ancora reazioni ufficiali dall’Unione Europea, dai paesi membri e nemmeno dagli Stati Uniti.

Recentemente, Josip Juratović, il rappresentante socialdemocratico al parlamento tedesco, ha dichiarato alla televisione serba Nova che il regime di Aleksandar Vučić subirà conseguenze a causa delle irregolarità elettorali, annunciando che la Germania e l’Unione Europea adotteranno misure più concrete dopo il rapporto presentato dall’OCSE.

In un’intervista a Radio Slobodna Evropa, il professore di Practice of Conflict Management presso l’Università americana Johns Hopkins, Daniel Server, ha dichiarato che il presidente della Serbia ha creato un sistema elettorale ingiusto   gli è favorevole.

Anche se Vučić non era personalmente presente al ballottaggio, le elezioni parlamentari e locali in Serbia sono state in gran parte viste come un referendum sul suo governo. Il presidente della Serbia dovrebbe essere una figura neutra, rappresentando il paese e tutti i cittadini. Eppure, l’attuale presidente ha dominato il processo elettorale, comportandosi come se fosso candidato alle elezioni, dal livello locale a quello centrale.

 

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Ora ci vorranno diversi mesi per formare il nuovo governo, un periodo che sarà prezioso per il leader serbo per decidere la sua futura relazione sia con l’Unione Europea che con Mosca. Nel 2024 si terranno anche le elezioni Europee, in seguito alle quali verrà nominato l’Alto Rappresentante per la Politica estera e l’Inviato Speciale dell’UE per il dialogo tra Serbia e Kosovo. Quindi, è molto probabile che il presidente Vučić attenda le nuove nomine prima di scegliere come posizionarsi.

 

 

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