Lo scorso febbraio, Parigi ha ospitato l’Artificial Intelligence Action Summit, una conferenza internazionale volta a promuovere una strategia comune tra i governi e i principali attori del settore per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA). La conferenza si è distinta per l’elevato numero di partecipanti – più di un migliaio – con una rappresentanza di oltre cento Paesi, una differenza sostanziale rispetto a eventi precedenti del settore, come l’AI Safety Summit, tenutosi nel 2023 nel Regno Unito, a cui avevano assistito i rappresentanti di appena 29 governi. Nel corso del forum, alcune Big Tech – le maggiori aziende tecnologiche che dominano il settore dell’informatica a livello globale – hanno firmato importanti impegni di investimento per lo sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture dell’intelligenza artificiale. Tra questi, la piattaforma francese Fluidstack ha sottoscritto un memorandum d’intesa con il governo francese per un nuovo progetto di calcolo basato sull’intelligenza artificiale e alimentato con energia nucleare che verrà attivato entro la fine del 2026.
La scelta di questa fonte energetica è indice del cambiamento radicale innescato dalla veloce diffusione dell’IA. Le nuove tecnologie hanno infatti portato a un aumento di consumo di elettricità senza precedenti, inducendo le aziende e i governi a rivalutare i rischi dell’energia nucleare e a considerarla una valida opzione da affiancare alle risorse rinnovabili, abbondanti ma intermittenti, per garantire un’alimentazione energetica continua. Secondo i rapporti redatti all’AI Summit, le attuali fonti energetiche tradizionali non riusciranno a far fronte al fabbisogno energetico delle future tecnologie di intelligenza artificiale. Anche altri centri di ricerca convengono che presto sarà necessario fare maggior affidamento sul nucleare. Gli analisti della Goldman Sachs Research prevedono che saranno necessari tra gli 85 e i 90 gigawatt di capacità nucleare in più per soddisfare la crescita dei data center, pari al 160% rispetto al 2023.
I data center sono la spina dorsale della tecnologia IA, in quanto costituiscono le strutture per l’archiviazione, l’elaborazione e la distribuzione dei dati. Al momento, è previsto che meno del 10% dell’energia nucleare necessaria a tale sviluppo sarà disponibile entro il 2030. Un altro esempio significativo è il celebre modello linguistico GPT-4. Questo modello consuma oltre 1000 Megawatt per ora (MWh), una quantità di energia pari all’alimentazione di 1000 case per un mese. Attualmente gli investimenti globali nell’energia nucleare ammontano a circa 65 miliardi di dollari all’anno, ma secondo lo scenario “Emissioni nette zero entro il 2050” gli investimenti potrebbero raggiungere i 150 miliardi di dollari entro il 2030, pari a un aumento di capacità nucleare di oltre il 50%. Tale incremento potrebbe riflettersi in un rafforzamento della sinergia tra l’energia nucleare e l’intelligenza artificiale.
SMR – La nuova generazione di reattori nucleari
Per poter ampliare l’utilizzo dell’energia nucleare, rendendola una prassi comune per l’alimentazione dei data center, diverse aziende stanno lavorando per la creazione di reattori nucleari più pratici e sicuri. I grandi impianti, tipici nell’immaginario comune quando si pensa alle centrali nucleari, ricevono ancora la maggior parte dei fondi; sta tuttavia crescendo la competizione con i piccoli reattori modulari (Small Modular Reactors, SMR).
Questi ultimi sono dotati di più unità di carica, ideali per l’alimentazione dei data center, e di sistemi di raffreddamento più affidabili, che diminuiscono le probabilità di incidenti. Gli SMR sono inoltre più veloci e meno costosi da costruire, cosa che li ideali per essere presi in considerazione anche nei Paesi emergenti, i quali hanno difficoltà nel garantire la copertura del fabbisogno energetico della popolazione. Con un maggior sostegno politico e normative favorevoli, la capacità degli SMR potrebbe raggiungere i 120 GW entro la metà del secolo. Ciò richiederebbe investimenti del valore di 25 miliardi di dollari entro il 2030 e di 670 miliardi di dollari entro il 2050.
Gli investimenti delle Big Tech
Soltanto nel 2025, le principali aziende tecnologiche hanno disposto enormi capitali per assicurarsi un posto nella competizione delle tecnologie IA con l’utilizzo di energia nucleare, la quale ha inevitabili conseguenze economiche e politiche su larga scala.
Microsoft ha firmato un accordo da 1,6 miliardi di dollari con Constellation Energy, un importante produttore americano di energia, per riavviare l’unità 1 della centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania, in via di smantellamento dopo un famoso incidente nel 1979. Il reattore 1, che era stato spento nel 2019, dovrebbe tornare in funzione entro il 2028 e fornire 835 MW di energia per alimentare i centri dati di Microsoft nei prossimi vent’anni. Amazon ha avviato una collaborazione con Energy Northwest per costruire quattro reattori X-energy da 320 MW per alimentare i suoi centri dati nello stato di Washington.
L’azienda di Jeff Bezos sta inoltre negoziando con NuScale Power, un produttore statunitense di SMR, per l’utilizzo dei piccoli reattori modulari, con l’obiettivo di ottenere il 100% di energia da fonti rinnovabili e nucleari entro il 2030. Google ha invece firmato con Kairos Power firmato per l’utilizzo di SMR per alimentare i suoi data center. Il primo reattore dovrebbe essere acceso entro il 2030, mentre altri sono previsti entro il 2035. Attualmente, i piani devono ancora essere approvati dalla Commissione della Regolamentazione Nucleare statunitense e dalle agenzie locali, ma le previsioni sembrano favorevoli, dal momento che nel 2024 le autorità americane hanno concesso alla Kairos Power la prima autorizzazione in cinquant’anni per la costruzione dei reattori modulari. Infine, Meta ha pubblicato una richiesta di proposta per collaborare con sviluppatori di energia nucleare al fine di raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità e generare fino a 4 gigawatt di energia nucleare negli Stati Uniti.
Anche molti governi stanno riconsiderando il valore dell’energia nucleare e la possibilità di riaprire le centrali sui propri territori, non solo per allargare il portafoglio di risorse da sostituire alle tradizionali fossili, ma anche per soddisfare proprio la domanda energetica richiesta dalle tecnologie dell’intelligenza artificiale.
In Europa, la Francia è la principale esponente del movimento pro-nucleare, con 18 centrali elettronucleari attive. Il Paese ha anche co-presieduto il Summit sull’intelligenza artificiale con l’India, con cui ha stipulato una serie di accordi per la collaborazione nella costruzione di reattori modulari per l’uso civile. Mentre Parigi ha dichiarato di voler focalizzare l’attenzione nello sfruttamento del nucleare per l’alimentazione di tecnologie IA, l’obiettivo principale di Nuova Delhi al momento è trovare fonti energetiche più sostenibili. Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno stipulato accordi con la Francia, nel mirino la creazione di un campus di intelligenza artificiale alimentato dall’energia nucleare.
All’interno dell’Unione Europea l’opinione riguardo l’energia nucleare non è tuttavia univoca. La chiusura delle centrali a uranio in Germania nel 2023, il referendum italiano del giugno 2011 per rimanere fuori dal nucleare, e la decisione della Spagna e della Svizzera di non costruire nuove centrali ne sono una prova. Parallelamente, nel 2022 la Commissione Europea ha ufficialmente inserito il gas e il nucleare nella propria tassonomia, ovvero nell’elenco delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili e quindi finanziabili all’interno dei programmi di transizione energetica.
Al contrario dell’Unione Europea, sia negli Stati Uniti che in Canada il sostegno all’energia nucleare è bipartisan. Tuttavia, nonostante le ingenti iniezioni di denaro, non mancano difficoltà e ritardi, come dimostra la vicenda dell’impianto di Vogtle in Georgia (USA), che ha subito un ritardo di 7 anni e uno sforamento di budget di 17 miliardi di dollari.
Anche il continente africano potrebbe rientrare tra i beneficiari della sinergia tra nucleare e intelligenza artificiale. Secondo le previsioni della Nuclear Business Platform, entro il 2035 la capacità di energia nucleare africana aumenterà di 15 GW per far fronte alle sfide energetiche del continente in cui, al momento, 600 milioni di abitanti non dispongono di energia continua. La popolazione giovane in crescita e le abbondanti risorse naturali rendono l’Africa un luogo attraente per la costruzione dei centri dati e di nuove centrali nucleari. In questo modo, le aziende tecnologiche attingerebbero a un mercato in espansione e a un grande bacino di manodopera, mentre i Paesi africani godrebbero di notevoli vantaggi economici e infrastrutturali.
Leggi anche: Il nucleare civile come arma diplomatica della Russia
Le joint venture tra aziende africane e colossi tecnologici potrebbero infatti sviluppare in loco nuovi centri dati e laboratori per la progettazione di SMR. Secondo l’African Data Centres Association, i centri dati in Kenya, Nigeria e Sudafrica potrebbero creare oltre 300.000 posti di lavoro entro il 2035. Il Nigeria Nuclear Power Project, il cui completamento è previsto per il 2035, potrebbe integrare le SMR per alimentare i data center di Lagos e attirare nuove collaborazioni. Al momento, le risorse geotermiche ed eoliche del Kenya integrano l’energia nucleare di base, offrendo soluzioni energetiche ibride per le infrastrutture di intelligenza artificiale.
Il dibattito su rischi e benefici del nucleare
Come noto, lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia nucleare rimane un argomento complesso, che divide l’opinione pubblica mondiale. L’energia atomica è considerata da alcuni una fonte pulita poiché la sua produzione non emette anidride carbonica, tuttavia, se si considerano le emissioni legate alla costruzione delle centrali, all’approvvigionamento del combustibile e allo smaltimento dei residui, le emissioni nucleari ammontano a circa 60 grammi di CO2 per chilowattora (kwh). Questa cifra è nettamente inferiore ai circa 400 kwh del combustibile fossile, ma circa quattro volte superiore all’impronta dell’eolico e del solare. Al contrario dell’energia prodotta dagli agenti atmosferici, quella nucleare non è intermittente, e permette dunque di soddisfare il fabbisogno energetico delle infrastrutture, ad esempio dei data center, 24 ore su 24. Tuttavia, la costruzione e la riapertura dei suoi impianti richiedono tempi lunghi e ingenti capitali, ostacoli che scoraggiano i governi e le aziende tecnologiche più piccole. Anche trovare la manodopera specializzata è complicato.
Leggi anche: Si fa presto a dire nucleare
Infine, non bisogna sottovalutare il timore generato dagli incidenti del passato. Nel 1979, negli Stati Uniti, il surriscaldamento dei reattori della centrale di Three Mile Island causò l’evacuazione di 3500 persone. Nel 1986, in Unione Sovietica, l’esplosione di Chernobyl causò la morte sul posto di 30 persone e di oltre 2500 persone negli anni successivi per la contrazione di tumori. Nel 2011, in Giappone, l’azione congiunta di un terremoto e di un maremoto a Fukushima causarono la fuoriuscita di enormi quantità di idrogeno radioattivo dalla centrale nucleare. Queste sono solo alcune delle date impresse nella memoria collettiva dei cittadini di tutto il mondo, rievocate quando si parla di riaprire le centrali nucleari.
Per queste motivazioni, i fornitori di AI stanno investendo molto anche nelle fonti rinnovabili e nella tecnologia delle batterie. Le indagini della Goldman Sachs prevedono che il 40% della nuova capacità costruita per supportare l’aumento della domanda di energia dei data center sarà fornita da fonti rinnovabili. L’eolico e il solare potrebbero arrivare a soddisfare fino all’80% della domanda di energia dei centri dati se abbinati allo stoccaggio. Nel breve termine, sembra dunque che la soluzione più adatta sia l’utilizzo di gas naturale e fonti rinnovabili. Tuttavia, il continuo aumento del fabbisogno energetico e dei capitali investiti nello sviluppo dell’IA suggeriscono un approccio che nel lungo termine possa vedere le centrali nucleari e i piccoli reattori modulari affiancare le turbine eoliche e i pannelli solari.