I sistemi di intelligenza artificiale (IA) sono da tempo utilizzati in un’ampia gamma di tecnologie e applicazioni, ma hanno raggiunto di recente l’attenzione globale dopo lo sviluppo dei Large Language Models e dell’Intelligenza Artificiale “generativa”.
L’Intelligenza Artificiale “generativa” può fornire contributi rivoluzionari ad attività umane fondamentali, come ad esempio:
i) migliorare l’accesso all’informazione e l’espressione della creatività;
ii) accelerare la creazione di nuovi farmaci e cure;
iii) aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici;
iv) democratizzare e rendere più efficace, interattiva, ampia e continua l’istruzione e la formazione;
v) cambiare il nostro rapporto con il lavoro, l’industria e la produttività, eseguendo compiti di base o ripetitivi e offrendoci strumenti nuovi per quelli più avanzati, etc.[1]
IA e intelligenza umana
All’Intelligenza Artificiale generativa possiamo chiedere non solo di cercare, ma di riassumere, sintetizzare o elaborare le informazioni e i contenuti. D’altronde, è opportuno tenere a mente che l’intelligenza artificiale non è… intelligente. E’ stata quindi giustamente definita come “agency without intelligence”[2].
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La risposta, la sintesi o l’elaborazione vengono formulate senza comprendere l’informazione o il contenuto. L’algoritmo lavora elaborando dati statistici, non capisce come un cervello umano[3].
Di conseguenza, rispetto al rapporto con l’intelligenza umana, possiamo ritenere che piuttosto che sostituirla, l’intelligenza artificiale la abiliterà e potenzierà, fornendole strumenti operativi ed espressivi senza precedenti.
Se si guarda ad esempio alle prime applicazioni in ambiti come l’arte o la fotografia, è evidente che il prodotto finale più forte non proviene solo dall’intelligenza artificiale, ma dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte di persone con curiosità, creatività e immaginazione[4]. L’ingrediente più importante non è l’intelligenza artificiale: sono gli esseri umani, che la utilizzino in modo competente e perspicace.
La scelta delle informazioni e le domande giuste
Oggi la quantità di informazione e contenuti a disposizione in formato digitale, più o meno di qualità, è enorme e in gran parte liberamente accessibile[5]. Per questo, orientarsi, scegliere correttamente e usare efficacemente le informazioni e i contenuti diventa sempre più difficile.
E’ la sfida principale per chi si occupa di formazione. Già Albert Einstein, del resto, diceva: “Non ho mai insegnato nulla ai miei studenti; ho solo cercato di metterli nelle condizioni migliori per imparare”.
Avere a disposizione una biblioteca potenzialmente infinita non rende gli studenti più brillanti, anche se può senz’altro aiutare quelli bravi e volenterosi a produrre risultati superiori al passato, con minore sforzo[6].
L’altra sfida chiave è quella di imparare e insegnare a porre le domande giuste. Con l’Intelligenza Artificiale generativa, oggi più che mai è vero che apprendere le nozioni è importante, ma ancora più importante è formulare e porre le domande giuste, riflettendo con senso critico e curiosità su ciò che ci circonda[7].
Saper porre le domande giuste con spirito critico e curiosità ci permette di orientarci nel mare magnum di internet sfruttando in modo efficace la grande quantità di informazioni e contenuti che ci offre, e di accedere a conoscenza e strumenti espressivi che gli algoritmi, inclusi quelli dell’IA generativa, da soli non ci proporrebbero.
Verso un nuovo paradigma della formazione
Come stanno cambiando ruoli e responsabilità dei formatori ed il loro rapporto con gli studenti nello scenario dell’Intelligenza Artificiale generativa?
In primo luogo, invece di concentrarsi sugli svantaggi e sui rischi, docenti, scuole e università stanno sempre più accettando l’IA generativa come un dato di fatto e stanno cercando di utilizzarla per massimizzare l’efficienza dell’insegnamento e dell’apprendimento[8].
Questo tipo di Intelligenza Artificiale sta spingendo i docenti a ristrutturare le loro forme di relazione e interazione con gli studenti in vari modi. Ad esempio, invece di chiedere agli studenti di svolgere un certo compito scritto[9], i docenti stanno chiedendo loro di confrontare ciò che possono elaborare e ciò che l’IA generativa fornisce su un determinato argomento. In tal modo, stanno portando gli studenti a esplorare da soli le capacità e i limiti del nuovo contesto digitale[10].
Inoltre, i docenti stanno ricorrendo all’Intelligenza Artificiale generativa come strumento di assistenza didattica per preparare piani di lezione, ideare materiale di valutazione e test, generando anche spiegazioni, descrizioni e riassunti.
Approfittando della notevole efficacia dell’IA generativa nella traduzione testuale, i docenti stanno anche procurandosi il migliore materiale didattico in altre lingue e traducendolo a beneficio dei propri studenti.
Al contempo, i docenti stanno utilizzando l’IA generativa come assistente nella loro ricerca e produzione scientifica, guidando gli studenti nell’usarlo in modo efficiente per la ricerca e la stesura dei risultati di essa[11].
Ancora, l’IA generativa è impiegata dai docenti per fornire riscontri istantanei e osservazioni sulle prestazioni degli studenti durante attività e discussioni in aula, sia fisiche sia a distanza, agevolando la valutazione degli studenti nei test e negli esami[12].
Lavori “generativi” per una società digitale inclusiva
D’altro canto, è anche importante riconoscere che l’Intelligenza Artificiale generativa è ancora una tecnologia emergente in fase di sviluppo e che porrà nuove sfide da affrontare[13].
Queste includono, tra le altre: usi impropri e dannosi nelle relazioni internazionali, interpersonali ed economiche; diffusione di disinformazione e appropriazione di contenuti o identità altrui; sostituzione di lavori preesistenti e necessità di gestirla e inventarne nuovi; analisi comportamentale e nuove forme di esclusione digitale, etc.
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Riguardo all’impatto sul mondo del lavoro, in particolare, oggi il tema da affrontare sembra non tanto quello dei lavori che spariranno, bensì soprattutto delle nuove forme digitali di gestione di quelli preesistenti, dei lavori nuovi, e dei profili professionali cui avremo bisogno in una società digitale veramente inclusiva.
Come è stato osservato[14], in una società in cui tanti compiti ripetitivi o pericolosi verranno svolti dall’intelligenza artificiale, noi esseri umani avremo più spazio per le attività che ci valorizzano come tali, ad esempio quelle creative, educative, gestionali e assistenziali.
In questa prospettiva, la via da seguire pare dunque quella di formare molti più docenti e professionisti nei settori dell’innovazione, della creatività e dell’assistenza, sfruttando i nuovi strumenti messi a disposizione dall’IA generativa e dei lavori anch’essi “generativi”[15] che essa consentirà. Si potrà così dare modo a chiunque di cogliere le opportunità del nuovo scenario tecnologico, aiutando i più vulnerabili, e costruire una società più democratica, creativa e inclusiva
Questo articolo è una versione dell’intervento dell’autore alla XV Conferenza dei Talenti Italiani all’Estero dell’Aspen Institute Italia – Roma, 2-3 luglio 2023
Note:
[1] Si veda: McKinsey & Company, The economic potential of generative AI: The next productivity frontier, 14 giugno 2023.
[2] In proposito, v.: L. Floridi, AI as Agency Without Intelligence: On ChatGPT, Large Language Models, and Other generative Models, in Philosophy and Technology, 2023, consultabile su.
[3] Al riguardo cfr., tra gli altri: C.U. Cortoni, D. Dattoli, Sapere è potere, Rizzoli, 2023, p. 47.
[4] Si veda, ad esempio: J. Manyika, The creative and transformational possibilities of AI, 21 giugno 2023.
[5] Nel 2022, sono stati generati 97 zettabyte di dati (Statista, Big data – statistics and facts). Nel 2022, ogni minuto sono state inviate circa 231 milioni di email, effettuate 5,9 milioni di ricerche su Google, condivisi 1,7 milioni di contenuti su Facebook, caricate circa 500 ore di video su YouTube, e pubblicati circa 347.000 post su Twitter (Domo, Data Never Sleeps 10.0, 2023).
[6] Ricordo ancora bene la mole e il peso delle valigie piene di fotocopie (legali) che portavo a casa dai miei soggiorni estivi al Max-Planck Institute di Monaco di Baviera.
[7] Cfr. ancora, tra gli altri: C.U. Cortoni, D. Dattoli, Sapere è potere, Rizzoli, 2023, p. 35 s.
[8] Avviando percorsi fortemente innovativi rispetto alla “sostanziale continuità tra le ‘vecchie’ forme e le ‘nuove’ che affiancano e complementano quelle tradizionali” rilevata ancora, ad esempio, da: L. Piromalli, L’università digitale. Uno sguardo sociologico, Carocci, 2023, p. 88.
[9] Il quale tradizionalmente è il risultato di informazioni pre-memorizzate nella memoria o nell’esperienza dello studente, del suo processo di pensiero, del suo ragionamento logico, e delle sue abilità linguistico-sintattiche.
[10] Aiutando al contempo indirettamente le aziende e gli sviluppatori dell’IA generativa a migliorare la qualità dei risultati sui temi oggetto delle domande.
[11] In quest’ottica, è importante che i docenti aiutino i loro studenti anche a navigare nelle complessità etico-giuridiche della proprietà intellettuale e dei diritti di esclusiva sulle fonti che consultano e utilizzano.
[12] Automatizzando le attività ripetitive, i docenti possono concentrarsi su attività più significative e utili, fondamentali per i risultati di apprendimento degli studenti. Cfr.: A. Malviya, How Chat GPT is transforming the role of teachers in today’s world of digital learning, 12 maggio 2023.
[13] Si veda, tra gli altri: K. Walker, A policy agenda for responsible AI progress: Opportunity, Responsibility, Security, 19 maggio 2023.
[14] Cfr., di recente: D. Manca, R. Viola, Tecnologia, le regole: la grande scommessa delle competenze vere nell’Europa digitale, Corriere della Sera, 28 giugno 2023.
[15] Un lavoro può definirsi “generativo” quando, oltre ad essere un mezzo di sostentamento, riesce a conciliare sviluppo socio-economico e autorealizzazione, innovazione e nuove opportunità per sé e per gli altri. Cfr., ad esempio: P. Cappelletti, Il lavoro generativo, in Bene Comune, 11 luglio 2014; A. Casavecchia, generatività sociale, in Bene Comune, 28 novembre 2014; L. Bruni, Fondati sul lavoro, Vita e pensiero, 2014.