L’IMEC al centro della cooperazione strategica tra India e Unione Europea

Presentato al G20 di Delhi del 2023, l’India–Middle East–Europe Economic Corridor (IMEC) sta finalmente entrando, seppur con qualche ritardo, nella tanto attesa fase di implementazione. Il progetto, così come formulato inizialmente, si compone di un segmento orientale che mira a rafforzare i collegamenti marittimi tra India e Golfo, una sezione centrale composta da una nuova rete ferroviaria volta a collegare il Golfo al Mediterraneo (attraverso Giordania e Israele) e, infine, un segmento occidentale di raccordo tra i porti mediorientali e l’Europa. Oltre alla prevista riduzione dei tempi di trasporto delle merci, l’obiettivo del corridoio è quello di diversificare le rotte commerciali esistenti e rafforzare l’interscambio tra i Paesi coinvolti. IMEC, inoltre, non si limita al trasporto merci ma include anche la posa di cavi sottomarini, nonché la realizzazione di gasdotti per l’idrogeno a lunga distanza.

Il percorso dell’IMEC

 

Dal 2023, il segmento orientale di IMEC è quello che ha fatto registrare gli sviluppi maggiori, trainato dalle intese siglate tra India e Paesi del Golfo, su tutti Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, nonché dagli investimenti indiani in modernizzazione e ampliamento delle infrastrutture marittime nazionali. Al contrario, il segmento mediorientale e terrestre è rimasto di fatto congelato a causa del prolungato conflitto regionale, i cui recenti sviluppi lasciano tuttavia intravedere spiragli in direzione della ripresa del dialogo anche in tema di connettività. Sul fronte Mediterraneo, l’Unione Europea (UE) ha posto IMEC al centro del processo di rilancio del partenariato strategico con l’India attivo da oltre due decenni, ma il cui potenziale è rimasto a lungo ampiamente inespresso.

 

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Tuttavia, l’intesa politica ha finora faticato a tradursi in passi concreti volti a definire l’allocazione delle risorse e degli investimenti, la mappatura degli stakeholder pubblici e privati, nonché il pieno inserimento del corridoio nel quadro delle più ampie strategie nazionali.

 

L’allineamento strategico tra India e UE

IMEC risponde perfettamente ad una serie di esigenze strategiche condivise dall’India e dall’UE, entrambe interessate allo sviluppo di un corridoio concepito non solo in chiave commerciale, ma anche energetica e digitale. Tra le priorità comuni di Delhi e Bruxelles in questa fase spicca la necessità di diversificare le rotte commerciali, bisogno reso ancor più impellente dalle tensioni derivanti dall’adozione di politiche di stampo protezionistico da parte dell’Amministrazione statunitense guidata da Donald Trump. Da un lato, quindi, l’UE appare concentrata sul costruire la resilienza delle catene di approvvigionamento; dall’altro, l’India punta sull’aumento della domanda estera per rilanciare il sottosviluppato settore manifatturiero. IMEC, inoltre, avvicina India e UE agli attori del Golfo, cruciali nella partita energetica globale e non solo.

Da tempo, l’ampio quadrante mediorientale è stato incluso nella strategia di politica estera indiana, sempre più orientata a “guardare ad ovest” (approccio definito proprio come Look West), dopo anni in cui l’attenzione e le risorse si sono concentrate prevalentemente sul vicinato immediato e sul fronte orientale, nell’ambito della Act East Policy. In questo quadro, il partenariato tra India ed Emirati Arabi Uniti gioca un ruolo decisivo, ma la diplomazia di Dehli ha compiuto passi molto rilevanti anche in direzione di attori come Qatar e Arabia Saudita, fortemente interessati ad investire in un mercato in espansione come quello indiano, dalle potenzialità enormi.

L’attenzione per il Golfo è condivisa ampiamente anche da diversi Stati membri dell’UE, tra cui l’Italia, in cerca di partnership economiche e commerciali, nonché di investimenti, utili, tra le altre cose, a ridurre l’esposizione alla Cina. Tuttavia, in assenza di una nuova architettura di sicurezza regionale in Medio Oriente, il corridoio indo-mediterraneo non può che fermarsi simbolicamente ai porti della penisola arabica, senza poter “entrare” nei singoli Paesi come previsto in fase di lancio dell’iniziativa.

 

IMEC nelle strategie di connettività

In questa prima fase, dunque, IMEC prende forma seguendo le rotte marittime esistenti, inserendosi all’interno di strategie più ampie di connettività annunciate tanto dall’UE quanto dall’India, il cui legame sul tema era stato peraltro già consolidato con la Connectivity Partnership siglata nel 2021. Come evidenziato anche nella nuova agenda strategica dedicata all’India e presentata nel settembre 2025, l’UE mira a svolgere un ruolo centrale nella realizzazione del corridoio indo-mediterraneo, facendo leva sugli investimenti della strategia Global Gateway, che vale circa 300 miliardi di euro, nonché affidando alla Banca Europea per gli Investimenti il sostegno finanziario alle iniziative e agli studi di fattibilità.

Nella visione europea, IMEC non è un progetto mirato a collegare solamente l’Europa e l’India attraverso il Medio Oriente, ma può rappresentare anche una base di cooperazione più ampia nell’Oceano Indiano, con un importante focus sul continente africano. Tale sviluppo interessa da vicino Roma, la quale ha lanciato da tempo il suo Piano Mattei per l’Africa e potrebbe, dunque, avvantaggiarsi della crescente cooperazione con l’India nel continente. Oltre il commercio, Bruxelles vede nell’IMEC anche una base utile ad ampliare il partenariato con Delhi per favorire la realizzazione di infrastrutture digitali sicure e sostenibili, come i cavi sottomarini e terrestri, cui si sommerebbero le iniziative in tema di connettività satellitare.

 

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Dal canto suo, il governo indiano inserisce l’IMEC all’interno di una grand strategy ben più ampia, che passa per il fronte interno attraverso investimenti nella modernizzazione e nella costruzione di nuovi porti strategici – su tutti Vadhavan e Galathea Bay – ma che non si ferma al settore marittimo, come evidenziato da iniziative come il PM Gati Shakti National Master Plan. Sul fronte esterno, il corridoio indo-mediterraneo per Delhi si intreccia con la visione strategica annunciata di recente dal Primo Ministro Narendra Modi, nota come MAHASAGAR (Mutual and Holistic Advancement for Security and Growth), volta a rafforzare il ruolo del Paese anche oltre la regione dell’Oceano Indiano, nonché con BIMSTEC, l’iniziativa per il rilancio della connettività nella Baia del Bengala, a lungo ostacolata dall’assenza di stabilità regionale.

 

Stato dell’arte e criticità

Ciò che certamente non manca in questa fase di implementazione di IMEC, è la volontà politica condivisa di portare avanti il progetto. Tutti i contatti politici e diplomatici recenti tra UE e India, nonché tra singoli Stati membri interessati e autorità di Delhi, hanno confermato l’interesse comune allo sviluppo di iniziative volte ad ampliare la connettività tra Mediterraneo e Oceano Indiano. A tal proposito, un tassello decisivo è rappresentato dalla finalizzazione del Free Trade Agreement (FTA) tra India e UE, atteso per la fine del 2025 dopo una lunga e complessa trattativa, che potrebbe concludersi con una entrata in vigore per fasi volta a favorire la gestione delle novità, nonché a consentire di sciogliere i nodi sui temi più controversi.

Il fatto stesso che la percezione indiana dell’UE sia progressivamente mutata, anche grazie alla postura più decisa assunta dalla Commissione in anni recenti, gioca a favore dello sviluppo di IMEC nel breve-medio periodo. Intanto, in attesa di una ministeriale dei Paesi che aderiscono al progetto nei prossimi mesi, gli Stati membri dell’UE sono pronti a candidare i rispettivi porti come hub centrali del corridoio, con la Francia che punta su Marsiglia e l’Italia su Trieste. La scelta del porto nel nord-est, in particolare, consentirebbe a Roma di imporsi come attore centrale nelle nuove rotte commerciali euroasiatiche. In questo modo, infatti, oltre ad evitare i rischi di crescente periferizzazione, l’Italia si andrebbe ad inserire in un quadro di accordi e partenariati che hanno condotto recentemente l’India a rilanciare i rapporti con diversi attori europei, tra cui Germania e Polonia.

Tuttavia, permangono una serie di criticità in grado di rallentare l’implementazione del progetto, su tutte l’apparente raffreddamento dei rapporti indo-statunitensi. Washington, infatti, è tra i principali sponsor del corridoio che ambisce, tra le altre cose, a far concorrenza alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese. Di conseguenza, un eventuale raffreddamento dell’entusiasmo americano – che alcuni ravvisano nelle recenti decisioni annunciate dalla Casa Bianca sulle tariffe sui prodotti indiani – peserebbe sull’implementazione di IMEC. Inoltre, il protrarsi del conflitto russo-ucraino rischia non solo di distogliere l’attenzione delle diplomazie europee dai progetti di cooperazione, come appunto IMEC, ma anche di irrigidire le posizioni del blocco euro-atlantico rispetto ai rapporti consolidati tra India e Russia. La conflittualità persistente rischia anche di reindirizzare buona parte delle risorse economiche verso necessità impellenti di sicurezza economica e difesa, penalizzando lo sviluppo di partenariati economici e commerciali nuovi, il cui potenziale non può che esprimersi nel lungo periodo.

In ultimo, la sfida dell’India per il rilancio della manifattura nazionale rappresenta un tassello cruciale, che potrebbe trovare piena realizzazione anche grazie alla cooperazione con gli attori europei, chiamati a contribuire con tecnologie e investimenti all’espansione industriale del Paese.

 

 

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