L’Europa in cerca di un futuro solare

L’industria dei pannelli solari in Europa sta vivendo un momento di crescita notevole, sostenuta da politiche energetiche ambiziose e da una crescente domanda di energia rinnovabile. La capacità installata di energia solare nel continente è in costante aumento. Nel 2015, l’Europa contava circa 100 gigawatt (GW) di capacità solare installata, che è cresciuta a 137,2 GW nel 2020. Questo trend positivo è proseguito, portando la capacità installata a 263 GW nel 2023. Le proiezioni indicano un ulteriore aumento a quasi 600 GW entro il 2030. Tuttavia, il settore si trova ad affrontare una serie di sfide significative, tra cui la dipendenza dalle importazioni di moduli fotovoltaici (PV) a basso costo dalla Cina, che compromette la sostenibilità economica di questo comparto industriale e l’autonomia strategica dell’Unione Europea.

Pannelli solari istallati nel 2023 attorno al villaggio di Hjolderup, in Danimarca

 

La Cina domina il mercato globale dei pannelli solari grazie a una capacità produttiva su larga scala e a costi competitivi, sostenuti da massicci investimenti in ricerca e sviluppo. Questa supremazia ha permesso di ridurre significativamente i costi di produzione e consolidare la sua posizione di leadership. Attualmente, oltre il 95% dei pannelli solari utilizzati in Europa proviene dalla Cina, creando una dipendenza critica che espone l’UE a rischi economici e di sicurezza. Le recenti interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali e le tensioni geopolitiche hanno ulteriormente evidenziato queste vulnerabilità, rendendo evidente la necessità di una strategia più autonoma.

Uno dei principali problemi per l’industria europea dei pannelli solari è rappresentato dai prezzi insostenibilmente bassi dei moduli PV importati dalla Cina. Sebbene questi prezzi siano vantaggiosi per i consumatori a breve termine, mettono sotto pressione i produttori europei, che faticano a competere. La capacità produttiva europea è limitata e frammentata, con molti produttori locali costretti a chiudere a causa della concorrenza a basso costo. Inoltre, la produzione di componenti chiave come il polisilicio è concentrata in Cina, spesso in regioni con pratiche lavorative controverse, aggiungendo preoccupazioni di natura etica ed economica.

Per affrontare queste sfide, la Commissione Europea ha adottato la Strategia Energetica Solare dell’Unione Europea, un pilastro fondamentale delle politiche energetiche dell’UE. La strategia mira a incrementare in misura significativa la capacità installata di energia solare, promuovendo l’innovazione e la competitività del settore. Tuttavia, l’efficacia delle politiche attuali è messa in discussione, poiché non affrontano pienamente le sfide che abbiamo appena affrontato. Il Net-Zero Industry Act (NZIA), regolamento approvato dal Parlamento Europeo con 361 voti favorevoli, 121 contrari e 45 astensioni, mira a produrre il 40% delle tecnologie necessarie per la transizione energetica entro il 2030. Tuttavia, esperti come Simone Tagliapietra di Bruegel ritengono che l’UE manchi degli strumenti adeguati per raggiungere questi obiettivi, definendoli “tigri di carta”.

 

Leggi anche: The changing geopolitics of energy

 

Il NZIA prevede disposizioni per accelerare le procedure di autorizzazione per nuovi siti produttivi di tecnologie verdi e introduce nuovi criteri per gli appalti pubblici e i programmi di sovvenzione. Tuttavia, secondo Nils Redeker del Jacques Delors Centre, la durata delle procedure di autorizzazione non è decisiva per determinare se gli investimenti in nuovi siti produttivi avverranno in Europa o altrove. Il NZIA richiede che le procedure di autorizzazione durino 12 mesi per i progetti di piccola scala e 18 mesi per quelli di grande scala, ma Redeker sottolinea appunto che questo non è il principale collo di bottiglia.

Inoltre, i nuovi criteri di “sostenibilità e resilienza” introdotti dal NZIA per gli appalti pubblici e le aste di energie rinnovabili potrebbero essere ignorati se comportano costi aggiuntivi sproporzionati. Questo potrebbe vanificare gli sforzi per dare un vantaggio competitivo ai produttori europei rispetto a quelli cinesi, che rappresentano circa l’80% della produzione globale di pannelli solari, in particolare dei pannelli fotovoltaici monocristallini e policristallini. Secondo la Commissione Europea, i costi di produzione di questi pannelli solari sono del 35% più economici in Cina rispetto all’Europa, a pari qualità, e le aziende cinesi sono sospettate di vendere i pannelli al di sotto dei costi di produzione a causa della sovrapproduzione.

Il Libro Bianco del Gruppo di Lavoro dell’Industria ETIP PV, creato dalla Commisione, propone incentivi per l’innovazione nella produzione di nuovi prodotti solari e suggerisce di accelerare la diffusione dell’energia solare e diversificare le fonti di importazione. Il Position Paper del Consiglio Europeo per la Produzione Solare sottolinea la necessità di affrontare i prezzi bassi dei moduli PV importati, proponendo misure di difesa commerciale per sostenere i produttori europei e promuovere la trasparenza nelle catene di approvvigionamento.

Il report “EU Market Outlook for Solar Power 2022-2026” evidenzia come l’anno 2022 abbia rappresentato un punto di svolta per il settore solare nell’UE, con 41.4 GW di nuova capacità solare PV installata, un aumento del 47% rispetto all’anno precedente. Questo incremento è stato alimentato dai prezzi record dell’energia e dalle tensioni geopolitiche, che hanno reso gli investimenti nel solare estremamente attraenti in tutta Europa.

 

Tuttavia, è importante considerare che tale crescita può avere implicazioni contrastanti per diverse categorie di interessi. Ad esempio, mentre i produttori di energia solare traggono beneficio da investimenti e politiche favorevoli, gli utilizzatori industriali e i consumatori finali potrebbero affrontare sfide legate a costi energetici fluttuanti e alle modifiche infrastrutturali necessarie per integrare nuove fonti di energia rinnovabile.

La Commissione Europea ha aumentato l’obiettivo proposto per le energie rinnovabili al 45% entro il 2030, con piani per portare online oltre 320 GW di solare fotovoltaico entro il 2025 e quasi 600 GW entro il 2030. Questo ambizioso obiettivo richiede un bilanciamento attento delle politiche per assicurare che i benefici della transizione energetica siano distribuiti equamente, mitigando al contempo i potenziali impatti negativi su diverse categorie di utenti.

 

Leggi anche: Le politiche ambientali della UE: perché cresce il rischio di un cortocircuito democratico

 

Il rapporto sottolinea anche la necessità di superare alcune barriere significative, come la stabilità regolamentare, l’integrazione del solare nella rete elettrica e il miglioramento delle procedure di autorizzazione. Inoltre, è essenziale garantire catene di approvvigionamento sostenibili e continue, riducendo la dipendenza dalle importazioni cinesi. La Solar PV Industry Alliance dell’UE è stata lanciata per espandere le capacità produttive e sostenere un’industria solare più innovativa ed efficiente in Europa.

In conclusione, L’industria dei pannelli solari in Europa possiede un notevole potenziale, ma deve affrontare sfide rilevanti, in particolare la dipendenza dalle importazioni a basso costo dalla Cina. Nonostante le politiche attuali siano ambiziose, è essenziale potenziarle ulteriormente per incentivare l’innovazione, la sostenibilità e la competitività. Una politica industriale più intelligente, che vada oltre la semplice sostituzione delle importazioni, è cruciale per creare un ecosistema produttivo innovativo e sostenibile.

Una soluzione praticabile potrebbe essere l’incremento significativo dei sussidi per i produttori europei, a condizione che si impegnino a mantenere i prezzi entro determinati limiti. Tuttavia, ciò richiede risorse finanziarie adeguate, che potrebbero essere ottenute tramite l’istituzione di un fondo comune dedicato. La Piattaforma per le Tecnologie Strategiche per l’Europa (STEP), il Fondo per l’Innovazione e il Recovery and Resilience Facility possono costituire punti di partenza ideali per questo fondo. Questo approccio non solo supporterebbe la crescita del settore, ma garantirebbe anche condizioni di parità per tutti gli Stati membri dell’UE, promuovendo un’azione coordinata per raggiungere gli obiettivi di energia rinnovabile e assicurando la sicurezza economica e geopolitica dell’Unione.​

 

 

EuropeeconomyEUenergyenvironmentrenewable energiesindustrysolar energy2024 European Elections