L’approccio flessibile della diplomazia indiana in chiave globale

“Anche nelle situazioni più difficili, l’India e la Russia hanno sempre camminato fianco a fianco”, ha affermato il Primo ministro indiano Narendra Modi durante il 25° Forum della Shanghai Cooperation Organization (SCO) tenutosi a Tianjin il 31 agosto e il 1° settembre. Fin dall’indipendenza nel 1947, l’India ha scelto di evitare alleanze vincolanti, intraprendendo la via del “non allineamento”. Tuttavia, durante la Guerra Fredda, l’ex Unione Sovietica è diventata il principale fornitore internazionale di armi dell’India, un legame che non si è interrotto neanche dopo la caduta dell’URSS – tanto da favorire, per contrasto, il legame tra gli Stati Uniti e il Pakistan.

India’s Narendra Modi

 

L’intesa con Mosca

Prima della seconda invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, le importazioni indiane di greggio russo rappresentavano appena l’1%. Nel giugno 2025, la quota è salita al 43,2%, facendo dell’India il principale cliente della Russia dopo Pechino. Il petrolio a buon mercato è diventato fondamentale per un Paese di 1,4 miliardi di abitanti in rapida crescita, garantendo stabilità ai mercati e sostenendo l’ambizione dell’India di trasformarsi in una forza manifatturiera alternativa alla Cina – un interesse comune tra Delhi e i Paesi occidentali. Dal momento in cui l’India deve importare il 90% del suo fabbisogno di greggio, un prezzo basso assicura sia la competitività delle industrie locali che gli investimenti stranieri.

 

Negli ultimi venticinque anni, l’India si è avvicinata gradualmente all’Occidente, diventando un contrappeso all’influenza cinese. Le aziende che cercavano di diversificare le loro catene di approvvigionamento hanno visto nell’India una buona copertura contro i monopoli cinesi – una strategia soprannominata “China Plus One”. Sembra che tale circostanza abbia permesso a Modi e al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di stringere un legame più intimo: oltre ad un benvenuto caloroso in Texas nel 2019, nel 2020 il presidente statunitense ha visitato lo stato natale del premier indiano, il Gujarat.

Ciononostante, a luglio 2025, dunque nella seconda amministrazione Trump, dopo mesi di negoziati commerciali, gli Stati Uniti hanno deciso di imporre tariffe del 25% sulle importazioni indiane, più alte rispetto a quelle del Pakistan, rivale storico di Delhi, rendendole dunque meno competitive sul mercato americano. Washington si dichiara insoddisfatta del persistente deficit commerciale di merci (pari a 26,49 miliardi di dollari) e delle barriere protezionistiche indiane che limitano l’accesso degli Stati Uniti ai settori agricolo e manifatturiero.

 

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Dato che questa mossa non ha sortito l’effetto sperato, Trump ha raddoppiato i dazi sull’India (fino al 50%), fornendo stavolta come ragione i massicci acquisti di petrolio e armamenti russi. Anche stavolta, l’India si è rifiutata di modificare le proprie politiche commerciali su richiesta di Washington.

Nonostante negli ultimi decenni Delhi abbia diversificato i suoi fornitori militari (passando dal 76% nel 2009-2013 al 36% nel 2019-2023 di importazioni di armi dalla Russia), le attrezzature russe e sovietiche costituiscono ancora oltre il 50% dell’arsenale indiano. Rispetto ai precedenti governi degli Stati Uniti, l’amministrazione Trump è in sostanza meno paziente nel consentire all’India di liberalizzare la sua economia e distaccarsi dalla Russia al proprio ritmo, nonostante il suo ruolo centrale nel contenere la Cina.

 

La crisi Trump-Modi

Il rapporto tra Trump e Modi sembra essere stato ulteriormente danneggiato dal recente (molto breve) conflitto armato tra l’India e il Pakistan (maggio 2025, con lancio di missili e droni e alcuni limitati combattimenti lungo il confine), con Delhi che si è rifiutata di riconoscere il ruolo del presidente statunitense nella mediazione del cessate il fuoco.

Da quel momento, le critiche al protezionismo indiano e alla lentezza dei negoziati si sono intensificate. Una delle principali richieste della Casa Bianca è stata quella di aprire il mercato indiano ai prodotti agricoli e lattiero-caseari statunitensi. Ma per Modi e il suo partito, Bharatiya Janata Party (BJP), gli agricoltori, che rappresentano circa il 45% della forza lavoro indiana, sono un elettorato critico. Qualsiasi tentativo di allentare le barriere commerciali che proteggono questi due settori rischierebbe di indebolire la posizione del governo.

Tra i motivi di attrito ci sono anche le nuove politiche statunitensi contro gli studenti internazionali, che hanno ridotto l’arrivo di studenti indiani del 45% quest’anno, e le deportazioni di centinaia di cittadini indiani dagli Stati Uniti.

Parallelamente, Washington ha avviato un processo di riavvicinamento con Islamabad. Trump ha ospitato alla Casa Bianca il Capo di stato Maggiore pakistano, Asim Munir, annunciando investimenti in settori come le criptovalute e l’estrazione mineraria.

A sua volta, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar si è recato a Mosca per riaffermare la solidarietà dei legami tra i due Paesi, concordando di aumentare il commercio bilaterale del 50% nei prossimi cinque anni. Le relazioni economiche sono già cresciute fino a 69 miliardi di dollari, soprattutto grazie alle importazioni di greggio russo. Il ventitreesimo vertice annuale India-Russia nel dicembre 2025 offrirà un momento ideale per approfondire la cooperazione energetica, la difesa, la sicurezza alimentare e la cooperazione nucleare civile.

Molto probabilmente, saranno anche discussi i progetti nell’Artico, in particolare quelli legati alla navigazione. Il gesto di stringersi in un cerchio con Putin e il leader cinese Xi Jinping a Tianjin è stato interpretato come un messaggio a Trump: l’India ha alternative. Tuttavia, Washington rimane un partner fondamentale per Delhi perché prima o poi i grandi problemi con la Cina riemergeranno: un confine condiviso di 3.380 km; l’intimità di Pechino con il Pakistan, e i previsti investimenti infrastrutturali in cooperazione; la sfida per l’influenza nell’Asia meridionale; la costruzione della diga sul fiume Yarlung Tsangpo. Quando l’India avrà bisogno di aiuto, la Russia non sarà lì a proteggerla. Il Cremlino, ad esempio, ha offerto un tiepido sostegno all’India durante il recente scontro con il Pakistan.

 

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Per ristabilire un equilibrio, la crescente domanda interna di energia offre all’India spazio per importare più gas liquefatto dagli Stati Uniti, ma sostituire i barili russi non sarà immediatamente conveniente sia dal punto di vista economico sia da quello geopolitico.

 

Possibili opportunità di distensione

Per compensare in parte questo svantaggio, i produttori di petrolio delle Americhe e del Golfo potrebbero aiutare l’India ad abbandonare progressivamente gli idrocarburi russi, rendendo le alternative più convenienti e meno rischiose. Per riconquistare il mercato indiano, le aziende saudite e irachene (principali fornitori prima della guerra in Ucraina) potrebbero abbassare l’OSP (Official Selling Price o il prezzo di vendita) al di sotto della media Oman/Dubai e offrire contratti a termine flessibili. Dalle Americhe, la Guyana, per esempio, potrebbe aggiungere barili a basso rischio di conformità, facili da assicurare e pagare, rispetto a quelli provenienti dalla Russia. Probabilmente, le recenti sanzioni statunitensi imposte alle compagnie petrolifere russe Lukoil e Rosneft accelereranno la ricerca da parte delle raffinerie indiane di greggio altrove. Per evitare “sanzioni secondarie”, come la perdita di accesso ai mercati dei capitali statunitensi, in passato, l’India ha rifiutato di acquistare barili sanzionati da Washington provenienti da Paesi come l’Iran.

Inoltre, le imprese indiane potrebbero promettere di investire di più negli Stati Uniti. Secondo la Confederazione dell’industria indiana, tali investimenti hanno raggiunto solo 40 miliardi di dollari – una cifra molto limitata, a fronte del peso economico dei due Paesi. Per quanto riguarda l’agricoltura, l’India potrebbe provare ad eliminare i dazi su prodotti selezionati, come la soia e i mirtilli, senza rischiare troppe reazioni politiche. Da parte degli Stati Uniti, finché non inizieranno ad armare il Pakistan in modo eccessivo, l’India potrà probabilmente tollerare l’attenzione di Trump per Islamabad. Washington dovrà però meglio spiegare che il riavvicinamento al Pakistan mira a controbilanciare la presenza cinese nell’Asia meridionale e a creare nuove connessioni verso l’Asia centrale, un interesse di lunga data anche per l’India.

Infine, sarebbe opportuno per Delhi rafforzare le partnership con i Paesi europei e le principali potenze asiatiche, come il Giappone e la Corea del Sud, che si trovano a bilanciare l’attuale inaffidabilità statunitense. Grazie a tali rapporti di collaborazione, l’India potrebbe rendersi più indipendente anche dalle forniture militari russe. Per quanto riguarda l’Unione Europea, l’India dovrebbe essere percepita come un partner strategico in Asia non solo dal punto di vista economico ma anche militare. L’Indo-pacifico sta diventando sempre più importante per Bruxelles in termini di sicurezza e difesa. Qualsiasi tensione nello stretto di Malacca e nel Mar Cinese Meridionale potrebbero influire direttamente sulle rotte commerciali europee. Contemporaneamente, un maggiore coordinamento con Delhi consentirebbe di affrontare al meglio le pressioni sia economiche che politiche provenienti dalla Cina e dagli Stati Uniti.

 

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In tale quadro più ampio, anche la partecipazione di 65 soldati indiani alla simulazione militare Zapad-2025, organizzata da Russia e Bielorussia tra il 12 e il 16 settembre, non dovrebbe essere interpretata come un segnale di schieramento filorusso. Si tratta piuttosto di un’opportunità tecnica per comprendere meglio il funzionamento di alcuni sistemi d’arma russi, ancora ampiamente presenti nell’arsenale indiano. A conferma di ciò, all’esercitazione hanno preso parte come osservatori anche ufficiali pakistani e statunitensi. Inoltre, la partecipazione dell’India riflette in veste aggiornata la tradizionale strategia del “non allineamento”.

Come segnale di segno decisamente diverso, infatti, pochi giorni prima di Zapad-2025, l’India ha partecipato alle esercitazioni militari bilaterali annuali, Yudh Abhyas (Prepararsi alla Guerra), con gli Stati Uniti in Alaska, tenutesi dal 1° al 14 settembre. Si conferma, in sostanza, la scelta di fondo della diplomazia indiana a vari livelli: mani libere e massimo pragmatismo.

 

 

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