La transizione sostenibile sta ridisegnando il futuro industriale ed economico. Il Report di ManpowerGroup, “A People-first Green Business Transformation”, che ha coinvolto quasi 39.000 datori di lavoro in 41 Paesi, ha evidenziato che entro il 2030 è prevista la creazione, a livello globale, di oltre 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore “green”. I Paesi presi in considerazione nella ricerca sono prevalentemente in Europa, Nord e Sud America, Asia-Pacifico, e includono sia economie OCSE e che economie emergenti che in via di sviluppo.
Inoltre, solo in Europa, entro il 2040 potrebbero essere creati oltre 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro verdi grazie allo sviluppo di molecole verdi, come l’idrogeno e i biocarburanti, nell’ambito della transizione energetica, secondo uno studio sulla “Molecola verde” di ManpowerGroup e Cepsa, leader nel settore energetico in Spagna
Questa trasformazione richiede alle aziende di dotarsi di professionisti specializzati, capaci di guidare il cambiamento e integrare tecnologie e pratiche sostenibili. Attualmente, il 70% delle imprese globali sta pianificando di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità, con il settore energetico e dei servizi pubblici in testa (81%), seguito dall’information technology (77%) e dai servizi finanziari (75%).
I lavoratori, sempre più consapevoli, stanno valutando le aziende anche in base alla loro reputazione ambientale. Il 62% dei dipendenti, infatti, controlla l’impegno green di un’azienda prima di accettare un’offerta di lavoro. In particolare, la generazione Z chiede maggiore responsabilità da parte delle imprese: tre quarti (75%) dei candidati di questa generazione effettuano ricerche sulla reputazione ecologica di un potenziale datore di lavoro, e quasi la metà (46%) afferma che questo influenzerà la loro decisione di accettare o meno un’offerta. Anche il 66% della generazione Z e il 64% dei Millennial sono convinti che gli sforzi legati alla sostenibilità miglioreranno la qualità del loro lavoro, mentre solo il 44% dei Baby Boomer condivide questa opinione. Questi dati evidenziano come complessivamente la sostenibilità sia diventata un criterio chiave non solo per attrarre clienti, ma anche per trattenere i migliori talenti.
Tuttavia, nonostante la crescente importanza della sostenibilità per i lavoratori e l’impegno delle aziende a migliorare le proprie performance ambientali, esiste ancora un divario significativo tra gli obiettivi di sostenibilità delle imprese e la disponibilità di talenti qualificati. Il 94% dei datori di lavoro ammette di non avere in azienda le figure necessarie per raggiungere i propri obiettivi ESG (Environmental, Social, Governance). Inoltre, il 75% delle aziende dichiara di avere difficoltà nel trovare talenti con competenze green, una sfida particolarmente sentita nei settori ad alta intensità tecnologica come l’energia rinnovabile e l’automotive.
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Le posizioni green più richieste riguardano vari settori: la produzione (36%), operations e logistica (31%), IT (30%), vendite e marketing (27%), ingegneria (26%) e risorse umane (25%), dimostrando che la transizione verde coinvolge trasversalmente diverse funzioni aziendali.
ManpowerGroup in Italia ha individuato tre aree chiave per sostenere la transizione verso un’economia sostenibile: l’efficientamento energetico, le energie rinnovabili e l’assemblaggio di veicoli elettrici nell’automotive. L’inserimento di figure professionali specializzate è cruciale per rendere le imprese davvero sostenibili. La domanda di profili tecnici green è in crescita, ma si prevede un incremento delle figure dedicate alla sostenibilità in tutte le funzioni aziendali, dall’amministrazione al marketing, fino ai ruoli manageriali come il Chief Sustainability Officer.
Il divario di competenze verdi è globale: solo un lavoratore su otto possiede più di una competenza green. Questo gap rappresenta una sfida per le aziende, ma anche un’opportunità per i lavoratori, con tassi di assunzione superiori del 29% per chi ha almeno una competenza green. Nel 2023, le offerte di lavoro che richiedono competenze green sono aumentate del 15%.
Per affrontare il divario di competenze richieste dalla transizione energetica, molte imprese stanno investendo in programmi di upskilling e reskilling, cercando nuovi talenti e collaborando con consulenti esterni. A livello nazionale, un esempio virtuoso è la Fondazione ITS Green Energy Puglia, promossa da Manpower e dall’Istituto Tecnico Statale “Altamura-da Vinci”. Questa iniziativa ha lanciato un corso per formare Tecnici superiori per la gestione, manutenzione e verifica di impianti energetici, rispondendo alla crescente domanda di figure specializzate nel settore energetico. Il programma offre una formazione pratica con un tasso di occupazione superiore all’80%, dimostrando l’importanza di allineare la formazione alle esigenze del mercato del lavoro.
A livello internazionale, ManpowerGroup ha stretto una partnership con InnoEnergy Skills Institute, con l’obiettivo di migliorare le competenze di 800.000 lavoratori nella catena del valore delle batterie in tutta Europa entro il 2025. Questa collaborazione si concentra su 70 ruoli chiave nel settore delle energie rinnovabili, come tecnici delle batterie e operatori di manutenzione per i veicoli elettrici, con programmi di formazione sia virtuali che in presenza. Questo progetto supporta gli obiettivi del Green Deal dell’UE, contribuendo alla creazione di una forza lavoro qualificata per la transizione verde.
Entrambe le iniziative, sia in Italia che in Europa, rappresentano esempi concreti di come il miglioramento delle competenze sia cruciale per affrontare le sfide del futuro, garantendo non solo opportunità lavorative, ma anche una crescita sostenibile ed economica a lungo termine.