La tensione che sale nella penisola coreana

La Zona Demilitarizzata Coreana (DMZ), striscia di terra lunga 250 chilometri e larga 4, pur essendo teoricamente una zona di separazione dal 1953, è di fatto uno dei luoghi più militarizzati e sorvegliati al mondo. Ed è spesso teatro di forti tensioni. Negli ultimi mesi alcuni soldati nordcoreani sono morti dopo lo scoppio di mine antiuomo, in una dinamica ancora non chiarita, con le forti piogge che potrebbero aver trascinato le mine oltre il confine, e le forze armate sudcoreane hanno aperto più volte il fuoco contro le truppe del Nord, accusate di aver attraversato la DMZ. Nello stesso periodo la Corea del Nord ha lanciato centinaia di palloni aerostatici carichi di rifiuti ed escrementi verso il Sud. E Seul ha iniziato a riprendere le trasmissioni di propaganda attraverso potenti altoparlanti nella linea di demarcazione.

Al confine tra le due Coree

 

Oltre gli atti simbolici, la situazione si è ulteriormente appesantita dopo l’incontro ufficiale tra Kim Jong Un e Vladimir Putin avvenuto lo scorso giugno. I due leader hanno stretto un accordo di maggiore collaborazione in ambito militare. Il nuovo patto include un’assistenza reciproca in caso di attacco e promesse di aiuto economico. Kim ha dichiarato un «sostegno incondizionato» per tutte le politiche russe, mentre Putin ha ringraziato la Corea del Nord per il supporto al suo sforzo bellico in Ucraina.

Da parte sua, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, che dall’inizio del suo mandato oltre un anno fa ha consolidato i rapporti con gli Stati Uniti, ha promesso di inviare armi a Kiev per sostenere l’esercito ucraino. A fine giugno, ha anche avviato varie esercitazioni militari su larga scala congiunte con Washington e Tokyo denominate «Freedom Edge». Queste esercitazioni, che comprendono sia simulazioni di comando al computer – esercizi virtuali che permettono alle forze armate di testare strategie e tattiche in scenari simulati senza l’uso di truppe sul campo – sia manovre reali, con l’uso di soldati, aerei da combattimento e navi, compresa la portaerei statunitense a propulsione nucleare Theodore Roosevelt, mirano a rafforzare le difese contro missili, sottomarini e attacchi aerei.

«Freedom Edge»  è stata ideata durante il vertice tra Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone tenutosi a Camp David lo scorso anno per rafforzare la cooperazione militare nel contesto delle tensioni derivanti dai test sulle armi condotti dalla Corea del Nord. L’operazione si è svolta in diverse località della Corea del Sud, coinvolgendo la base aerea di Osan e quella navale di Busan.

Pyongyang, ovviamente, non ha fatto mancare le critiche. I media del regime nordcoreano hanno affermato che queste esercitazioni mostrano inequivocabilmente che si è sviluppata una «versione asiatica della NATO» e che il Paese non rimarrà a guardare, promettendo di proteggere «in tutti i modi la pace nella regione con una risposta aggressiva e schiacciante». Kim Yo Jong, la potente sorella del leader supremo, ha descritto le esercitazioni militari sudcoreane come una «isteria suicida» e ha minacciato ritorsioni militari pesanti. Ha poi accusato il governo sudcoreano di aumentare deliberatamente le tensioni per distogliere l’attenzione da una crisi politica interna.

Crisi politica interna che effettivamente c’è. Le elezioni parlamentari del 10 aprile 2024 hanno visto una vittoria schiacciante del Partito Democratico all’opposizione, riflettendo un ampio malcontento pubblico verso l’amministrazione di Yoon Suk Yeol e del suo Partito del Potere Popolare (PPP). Questo risultato ha incrementato la polarizzazione politica, rendendo difficile per il presidente portare avanti grandi iniziative per il resto del suo mandato, che finirà nel 2027. Inoltre, Yoon è stato coinvolto in uno scandalo riguardante sua moglie, Kim Keon Hee, accusata di aver ricevuto regali costosi e di aver esercitato una forte influenza dietro le quinte sulle decisioni governative del marito.

Negli ultimi anni, sia la Corea del Nord che la Corea del Sud hanno mostrato un cambiamento significativo anche nelle loro politiche riguardo alla riunificazione, riflettendo una nuova realtà, sia geopolitica che interna. Kim Jong Un ha dichiarato che la fusione pacifica non è più possibile, definendo il Sud come «il nemico principale». Questa svolta rappresenta un allontanamento dalla tradizionale politica nordcoreana di integrazione nazionale. La strategia di Pyongyang ora si concentra sulla completa separazione politica e legale dalla Corea del Sud, cercando di mantenere la stabilità interna attraverso il rafforzamento militare e la repressione per contenere l’influenza sudcoreana.

Anche a Seul l’idea di una riunificazione sta perdendo terreno, soprattutto tra i giovani. Un sondaggio del 2021 ha rilevato che solo il 44% della popolazione ritiene necessaria la ricongiunzione, la percentuale più bassa degli ultimi dieci anni. Le nuove generazioni vedono la Corea del Nord come un’entità completamente diversa, con meno legami familiari e culturali rispetto al passato, e sono più inclini a sostenere un sistema di coesistenza pacifica a due Stati piuttosto che una reintegrazione forzata e potenzialmente dannosa, in particolar modo a livello economico.

Intanto la Corea del Nord ha testato un nuovo missile balistico tattico capace di trasportare una testata «super-large» da 4,5 tonnellate. Il test, effettuato il 1° luglio, aveva lo scopo di verificare la stabilità del volo e la precisione del missile Hwasong-11Da-4.5. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana KCNA, è stato un successo, ma le autorità militari sudcoreane hanno espresso dubbi sulla veridicità di questa affermazione. Hanno riferito che uno dei due missili lanciati ha volato per circa 370 miglia prima di atterrare nelle acque al largo della costa orientale della Corea del Nord, mentre l’altro missile ha percorso solo 75 miglia, suggerendo un possibile fallimento durante il volo. I media di Seul hanno inoltre scritto che il secondo missile sembrava aver subito un’esplosione a mezz’aria, con i detriti che probabilmente si sono dispersi sul territorio nordcoreano.

 

Leggi anche: Le nuove carte asiatiche di Putin

Un documento reso pubblico a maggio dall’emittente NBC e attribuito ad alti funzionari americani ha avvertito che «un’azione militare nordcoreana contro il Sud è considerata altamente probabile nei giorni precedenti le elezioni americane» del prossimo novembre. Secondo l’informativa, questo periodo di instabilità elettorale potrebbe essere sfruttato da Pyongyang per ottenere vantaggi strategici. Sebbene il rischio di un aumento delle provocazioni da parte di Kim Jong Un durante la campagna elettorale negli Stati Uniti sia concreto, è più probabile trovarsi di fronte ad una situazione di «slow boil», con un incremento graduale delle tensioni senza un vero e proprio conflitto aperto.

Con oltre 17mila rifugi antiaerei, situati in luoghi pubblici come stazioni della metropolitana e parcheggi sotterranei, Seul è comunque pronta a proteggere la sua popolazione. Questi rifugi, che sono stati costruiti negli ultimi decenni, sono equipaggiati con maschere antigas e altri dispositivi di emergenza per affrontare possibili attacchi chimici, biologici e batteriologici. Inoltre il Paese guidato da Yoon Suk Yeol ha recentemente annunciato di aver sviluppato nuove tecnologie di difesa per contrastare la minaccia dei droni nordcoreani. Il sistema laser anti-drone «Block-I» sarà operativo entro la fine dell’anno, e sarà capace di abbattere droni ostili con un raggio laser economicamente molto efficiente (si parla di circa 1,50 dollari a colpo) ed efficace.

Sebbene il rischio di un conflitto su larga scala rimanga improbabile, è importante ricordare che la guerra tra le due Coree non è mai stata ufficialmente conclusa. L’armistizio del 1953 ha fermato le ostilità, ma non è stato seguito da un trattato di pace, lasciando i due Paesi tecnicamente in stato di guerra.

 

 

Yoon Suk YeolsecuritySouth KoreaNorth KoreaEast AsiaKim Jong-un