La governance di internet: un nuovo patto atlantico

Nel corso degli ultimi mesi, in particolare dopo l’inaugurazione della nuova amministrazione americana guidata dal presidente Joe Biden, si è registrato un rinnovato entusiasmo nei confronti della relazione transatlantica.

Nel dicembre del 2020 la Commissione europea ha pubblicato il comunicato “UE-USA: una nuova agenda transatlantica per il cambiamento globale”, che ha riconosciuto positivamente l’importanza del partenariato transatlantico, basato su valori e interessi condivisi e obiettivi allineati per un ordine multilaterale e per il mantenimento di mercati aperti, equi e competitivi. Il comunicato pone anche l’accento sul fatto che gli Stati Uniti e l’Unione Europea dovrebbero unire le forze per riprendersi dopo la crisi del Covid-19 così come per intraprendere azioni climatiche e ambientali, per sviluppare la tecnologia e il commercio e infine per creare un “mondo più democratico”.

È incoraggiante sapere che Unione Europea e Stati Uniti intendono rinnovare il proprio impegno nel rafforzamento di un commercio aperto ed equo e che “l’Europa è pronta a una nuova partenza assieme al suo più vecchio e fidato amico,” per usare le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

L’importanza di una collaborazione più stretta fra Unione Europea e Stati Uniti è stata sottolineata anche da diversi funzionari europei fra cui Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per un’economia al servizio delle persone e commissario per il Commercio, che ha dichiarato: “dobbiamo assolutamente fare del 2021 l’anno chiave per il consolidamento delle relazioni transatlantiche”[1]. David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ha sottolineato su Twitter che “il mondo ha bisogno di una relazione stretta fra Europa e Stati Uniti, specialmente in questi tempi difficili”. Augusto Santos Silva, ministro per gli Affari esteri del Portogallo, ha detto che la presidenza portoghese del Consiglio ue “rilancerà il dialogo e le consultazioni transatlantiche, approfittando del nuovo slancio offerto dall’amministrazione Biden negli Stati Uniti”[2].

Viviamo tempi molto interessanti per la governance di internet. Veniamo da un’epoca in cui internet era qualcosa di nuovo ed entusiasmante da esplorare e oggi iniziamo a comprenderne le infinite potenzialità. A questa comprensione si aggiunge la consapevolezza delle opportunità e delle sfide che ci riserva. Il digitale è un pilastro della crescita, ma deve essere una crescita responsabile e sostenibile. Dobbiamo porci qualche domanda: quali sono le regole necessarie a garantire una crescita sostenibile? Come possiamo fare in modo che internet rimanga un’esperienza vantaggiosa e positiva per tutti? Per qualcuno in Europa la risposta è la “sovranità digitale”.

 

SOVRANITÀ DIGITALE O PROTEZIONISMO? Il concetto di sovranità digitale o, come alcuni preferiscono chiamarla, “autonomia strategica (aperta)”, può avere molti significati diversi. La Commissione europea lo descrive come la “definizione degli standard per la nuova ondata digitale”. “Non (è troppo tardi) per conseguire una sovranità tecnologica in alcuni settori tecnologici fondamentali. […] Definiremo insieme le norme per la nuova generazione di tecnologie che si imporrano a livello globale” sostiene von der Leyen[3].

Oltre a voler essere in prima linea nel definire standard globali basati su valori europei nella sfera tecnologica, alcuni attori europei sottolineano la necessità che l’Europa diventi meno dipendente dalle tecnologie straniere. Questo senso di urgenza è stato aggravato dalla pandemia di Covid-19, durante la quale il digitale è diventato un’ancora di salvezza per le persone e le aziende in lockdown: ci ha aiutato a lavorare, fare acquisti, trovare clienti, restare in contatto con le persone care e ricevere informazioni aggiornate sulla salute pubblica. Nell’estate del 2020 la cancelliera Merkel ha espresso preoccupazione per la “dipendenza digitale dell’Europa” in più di un’occasione: “gli ultimi giorni e settimane ci hanno mostrato quanto la digitalizzazione può essere utile nella vita di tutti i giorni ma anche quanto l’Europa dipenda ancora dagli altri in questo ambito”.

Alcuni ritengono che la pandemia sia stata il campanello d’allarme di cui l’Europa aveva bisogno e che sia arrivato il momento di iniziare seriamente a potenziare la posizione europea sullo scenario internazionale al fine di competere con i concorrenti (digitali) a livello mondiale, perlopiù statunitensi, cinesi e indiani. La cancelliera Merkel ha dichiarato che l’Europa “dovrà anche pensare in maniera specifica, e in maniera ancor più specifica dopo questa crisi, a come creare dei campioni europei”.

Bisogna tuttavia considerare che fra sforzarsi di ottenere una maggiore indipendenza e attuare politiche essenzialmente protezioniste il passo è breve.

In generale, l’Unione Europea considera la sovranità digitale come un elemento essenziale per rafforzare la propria posizione nella sfera digitale. È importante però ricordare che parte della resilienza che la società ha mostrato nel pieno della crisi dovuta al Covid-19 è derivata dalla capacità di adattamento e dalla possibilità di contare su una molteplicità di fonti. Molti attori, nazionali e stranieri, hanno contribuito a fornire dispositivi medici e prodotti alimentari di prima necessità o hanno preso provvedimenti per assicurare che servizi fondamentali come le telecomunicazioni o i servizi audiovisivi continuassero a funzionare nonostante le fortissime sollecitazioni. Bisogna anche aggiungere che l’attivo commerciale degli Stati Uniti con l’Unione Europea nelle industrie digitali, come il cloud computing, e nei servizi informativi, come i motori di ricerca e i social media, è dell’1,4%, una percentuale minuscola rispetto al deficit commerciale complessivo[4].

Forse un mercato unico digitale più completo offrirebbe maggiori probabilità di chiudere il gap tecnologico europeo rispetto alla sovranità digitale. Il mercato unico digitale dell’UE allo stato attuale è ancora parzialmente frammentato e impedisce alle aziende, comprese le PMI e le start-up europee, di crescere e fiorire come potrebbero: un vero mercato unico digitale dell’Unione Europea darebbe, invece, alle aziende e ai consumatori l’opportunità di trarre il massimo dalla trasformazione digitale.

Margrethe Vestager, Commissaria europea alla Concorrenza, e Thierry Breton, agli Affari Interni, si occupano di definire le regole dell’UE per il settore tecnologico digitale

 

USA-UE UNA RELAZIONE DI MUTUO VANTAGGIO. Il concetto di sovranità digitale potrebbe proiettare l’UE verso l’indipendenza e ridurre la sua dipendenza dalle risorse straniere. Tuttavia, questa spinta verso l’autonomia rischia di danneggiare le relazioni internazionali. Sforzandosi di raggiungere la sovranità digitale, l’Unione rischia di nuocere all’economia digitale transatlantica e, come conseguenza di un’interpretazione restrittiva delle norme, rischia di creare inutili ostacoli alla crescita delle aziende sulle due sponde dell’Atlantico. Sarebbe uno sviluppo spiacevole in un momento in cui, da entrambe le parti, la ripresa economica è una delle priorità chiave.

Quindi, prima di pensare che la sovranità digitale possa essere la panacea per l’Europa, è importante richiamare i vantaggi significativi della relazione transatlantica per gli Stati Uniti e l’Unione Europea, tanto per le aziende quanto per i consumatori. L’UE e gli usa sono senza dubbio strettamente interconnessi. L’economia transatlantica è la partnership economica più forte del mondo. Rappresenta circa un terzo del pil globale (in termini di potere d’acquisto) e crea e mantiene circa 16 milioni di posti di lavoro nell’Unione Europea e negli Stati Uniti[5].

Al di là dell’eccezionale contributo all’economia globale, il partenariato transatlantico ha anche un impatto significativo sulle innovazioni che vengono sviluppate su entrambe le sponde. I flussi bilaterali di ricerca e sviluppo fra i due partner internazionali, USA e UE, sono i più intensi del mondo[6].

Una forte relazione transatlantica e un’innovazione condivisa per sviluppare le tecnologie del futuro saranno fondamentali anche per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e affrontare altre sfide globali, analoghe a quella oggi rappresentata dalla crisi del Covid-19[7].

Infine, il commercio internazionale offre ai cittadini europei l’accesso a una più vasta gamma di prodotti innovativi e di qualità. E con un’offerta più ampia le aziende sono incoraggiate a innovare di più e creare nuovi prodotti. Ne risulta una maggiore scelta, che permette ai consumatori di selezionare i prodotti che offrono un giusto rapporto qualità/prezzo.

 

L’IMPORTANZA DELL’INTERDIPENDENZA STRATEGICA. Il digitale è senza dubbio uno dei pilastri fondamentali per la crescita sostenibile dell’Europa. Pertanto, l’UE deve sviluppare la propria impronta digitale. Uno dei modi migliori per ottenere questa crescita affrontando al contempo le sfide economiche, politiche e di sicurezza comuni è l’interdipendenza strategica, basata sulla cooperazione con paesi affini come gli Stati Uniti, alleato e partner chiave dell’Unione Europea.

L’interdipendenza strategica si basa su un sistema di valori condivisi e mercati aperti e competitivi che UE e USA dovrebbero apprezzare e proteggere. L’interdipendenza strategica incarna anche gli sforzi per raggiungere un consenso globale sulle questioni relative al “bene comune globale”, tra cui il libero scambio, l’incentivo agli investimenti internazionali, una rete aperta e lo scambio di informazioni a livello mondiale. L’interdipendenza strategica contribuisce alla prosperità economica di tutte le parti coinvolte grazie a una più intensa collaborazione e a scambi più fitti fra paesi affini.

L’interdipendenza strategica rende anche ogni paese e blocco di paesi più resiliente grazie al fatto di poter contare su una moltitudine di fonti, perché fornisce accesso alle risorse dei partner e a soluzioni innovative per problemi transnazionali quali il cambiamento climatico o l’attuale pandemia da Covid-19. All’interno dello schema dell’interdipendenza strategica, l’Unione Europea potrebbe contare sugli Stati Uniti, e viceversa, qualora non avesse risorse o capacità sufficienti per far fronte alle proprie necessità. Assicurando stabilità e sicurezza economica e politica e promuovendo al contempo l’innovazione e la prosperità, l’interdipendenza strategica non avvantaggia solo i governi ma anche la società nel suo complesso.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti condividono gli stessi obiettivi per quanto riguarda lo sviluppo di standard tecnologici globali. È quindi positivo che desiderino collaborare di più alla definizione di regolamenti e di standard, assumendo in quest’ambito il ruolo di una leadership globale in grado di affrontare, per esempio, il tema della sicurezza dei dati.

Abbiamo bisogno di una maggiore collaborazione fra i due blocchi sulle questioni digitali. La si potrebbe gestire mediante organizzazioni, strutture e forum internazionali come alleanze commerciali, accordi/trattati (di cooperazione) internazionali e/o dialogo ad alto livello.

 

DEFINIRE INSIEME GLI STANDARD DEL MONDO DIGITALE. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno lo stesso obiettivo: assicurarsi di trarre il massimo beneficio da una trasformazione digitale sostenibile e responsabile. Una relazione transatlantica forte avrà la grande opportunità di guidare una crescita digitale europea basata su valori e interessi condivisi, aumentando allo stesso tempo la resilienza del continente, in particolare nella fase di ripresa successiva alla pandemia da Covid-19. Il mantenimento di un mercato aperto ed equo e di un ambiente favorevole agli investimenti sono fondamentali per sostenere la crescita dell’Europa.

A tal proposito va accolto con favore il progressivo cambiamento di atteggiamento dell’Europa, che si orienta oggi su un’autonomia strategica aperta. Questo significa che, pur diventando più assertiva nella difesa degli interessi e dei diritti degli europei, l’UE rimane aperta al mondo e alla cooperazione internazionale e impegnata in un sistema multilaterale basato sulle regole e in un commercio libero ed equo[8].

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo del settembre 2020, Ursula von der Leyen ha identificato il 2020 come l’anno di inizio del decennio digitale europeo. Dovremmo impegnarci tutti a lavorare insieme per ottenere questo risultato.

L’interdipendenza strategica – quindi una maggiore cooperazione fra ue e usa nell’identificare soluzioni globali per obiettivi e sfide condivisi – è il miglior modo di procedere. A questo proposito è da condividere pienamente l’appello fatto da diversi decisori europei e americani per la costituzione di un EU-US Trade and Technology Council che possa trarre vantaggio dalla trasformazione digitale e lavorare per “creare un manuale globale dell’economia digitale che stabilisca norme per la protezione dei dati, la privacy e la sicurezza delle infrastrutture critiche. Una serie di regole fondate sui nostri valori: diritti umani e pluralismo, inclusione e tutela della privacy”[9].

La costituzione di un tale Consiglio sarebbe un passo importante per approfondire il dialogo sui temi del digitale e trovare soluzioni e standard condivisi e applicabili su entrambe le sponde dell’Atlantico[10].

La consapevolezza delle opportunità e delle sfide che internet e la trasformazione digitale comportano non dovrebbe attenuare l’entusiasmo che abbiamo provato qualche decennio fa quando tutto questo era una novità. Lavorare assieme agli Stati Uniti per creare un quadro normativo e degli standard per il mondo digitale basati sui valori che condividiamo è il modo per assicurarci che internet rimanga un’esperienza vantaggiosa, positiva e responsabile per tutti.

 

 


Note:

[1] German Marshall Fund, A renewed transatlantic agenda: a conversation with European Commission executive vice president Valdis Dombrovskis, 1 febbraio 2021.

[2] André Curvelo Campos, “eu must not lose ‘momentum’ for dialogue offered by Biden, Portugal says”, 27 gennaio 2021, www.euractiv.com.

[3] Ursula von der Leyen, “Un’Unione più ambiziosa: Il mio programma per l’Europa. Orientamenti politici per la prossima Commissione europea 2019-2024”, 16 luglio 2019.

[4] Robert D. Atkinson, “eu hypocrisy on digital trade”, 4 dicembre 2020, www.itif.org.

[5] Daniel S. Hamilton e Joseph P. Quinlan, The Transatlantic Economy 2019: Annual survey of jobs, trade and investment between the United States and Europe, Foreign Policy Institute, Johns Hopkins University SAIS, 2019.

[6] Nel rapporto “The Transatlantic Economy 2019” della Camera di Commercio americana presso l’Unione Europea (AmCham eu) si legge: “L’economia digitale è diventata un motore potente per incrementare la r&s transatlantica. La complessità dell’innovazione scientifica e tecnologica sta portando gli innovatori a unirsi per condividere i costi, identificare expertise complementari e ottenere accesso in tempi brevi a tecnologie e conoscenze nuove. La collaborazione transfrontaliera con partner stranieri può variare dalla semplice trasmissione unidirezionale di informazioni ad accordi altamente interattivi e formali. Sviluppare nuovi prodotti, creare nuovi processi e favorire altre innovazioni sono tutte attività che derivano da una maggiore collaborazione fra fornitori stranieri e aziende statunitensi ed europee”.

[7] L’innovazione congiunta per lo sviluppo delle tecnologie del futuro è considerata dalla Commissione europea un “fattore critico per il raggiungimento della neutralità climatica” (Commissione europea, Plasmare il futuro digitale dell’Europa – Domande e risposte, 19 febbraio 2020).

[8] Valdis Dombrovskis, 19 gennaio 2021.

[9] Ursula von der Leyen, sessione plenaria del Parlamento europeo, 20 gennaio 2021.

[10] Come sottolineato da Dombrovskis il 1 febbraio al German Marshall Fund, il Consiglio europeo-americano per il Commercio e la Tecnologia sarebbe utile “per colmare il divario transatlantico esistente sugli standard digitali e tecnologici, le regole, le misure e le politiche e modellarlo a livello globale in modo che rispecchi i valori condivisi dalle società aperte e democratiche”.

 

 

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