La Cina come apripista per le monete digitali delle banche centrali

La Banca dei Regolamenti Internazionali ha stimato in un’analisi del 2021 che l’86% delle banche centrali mondiali sta sperimentano le Central Bank Digital Currency (CBDC). Gli USA stanno approfondendo le possibilità di una propria CBDC attraverso le ricerche congiunte di MIT e il Sistema di Riserva Federale, e la Banca Centrale delle Bahamas è recentemente diventata una dei leader globali nelle monete digitali lanciando il suo Sand Dollar,

La Cina però sembra fare da apripista. Già nel 2014 la Banca Popolare Cinese aveva annunciato la volontà di iniziare ad approfondire la moneta digitale. Successivamente è stato creato il Digital Currency Research Institute con lo scopo di studiare e sviluppare le monete digitali e le tecnologie di blockchain relative. In questi sei anni le potenzialità e la credibilità dello yuan digitale (e-CNY) sono cresciute tanto da essere incluso come obiettivo nel 14esimo Piano Quinquennale della Cina: “Parteciperemo attivamente alla formulazione di regole internazionali e standard di tecnologia digitale in aree come la sicurezza dei dati, la valuta digitale e le tasse digitali. […] Costruiremo un sistema di banca centrale moderno e miglioreremo i meccanismi di gestione dell’offerta di moneta. Promuoveremo costantemente la ricerca e sviluppo della valuta digitale”.

 

L’e-CNY è diverso dalle altre criptovalute (bitcoin, ethereum, tether, diem etc…) che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni. Innanzitutto, è autorizzato dalla Banca Popolare Cinese categorizzandosi così come valuta legale, al pari della cartamoneta. Un e-CNY corrisponde a uno yuan, eliminando i rischi di volatilità e speculazione, frequentemente connesse alle altre criptovalute a causa del costo della tecnologia e dei limiti di scalabilità. Inoltre, dato che l’e-CNY è sotto il controllo della Banca Popolare Cinese il sistema dei pagamenti ne viene semplificato: le transazioni sono dirette da un utente all’altro senza passare per intermediari.

Infatti, tali intermediari potrebbero sperimentare illiquidità a causa della temporanea mancanza di fondi o addirittura insolvenza, portando così anche ad un’interruzione dei pagamenti. Sebbene tali rischi siano già sostanzialmente ridotti attraverso la collateralizzazione e altre garanzie nella maggior parte dei casi, le CBDC al dettaglio metterebbero fine a qualsiasi rischio residuo. Esse, infatti, sono progettate come parte di un sistema a due livelli: le banche centrali delegano la maggior parte dei compiti operativi e delle attività rivolte ai consumatori a banche commerciali e PSP (provveditori di servizi di pagamento), così che la possano concentrarsi nel garantire la stabilità del valore, assicurare l’elasticità dell’offerta aggregata di moneta e sovrintendere all’insieme del sistema di sicurezza. In particolare, l’architettura ibrida dell’e-CNY permette alla Banca Popolare Cinese di agire come supporto al sistema di pagamento. Se il sistema PSP non dovesse funzionare, la banca centrale avrebbe le informazioni necessarie per sostituirsi e concludere la transazione con successo.

L’investimento fatto dal governo cinese sull’e-CNY è da leggere anche in termini di opposizione nei confronti delle criptovalute sviluppate privatamente. Fan Yifei, vicegovernatore della Banca Popolare Cinese ha affermato che le monete digitali sono diventante uno strumento di speculazione e costituiscono una minaccia alla sicurezza finanziaria e alla stabilità sociale. Non a caso la Cina ha recentemente intensificato gli sforzi per tenere a freno l’industria delle criptovalute nel paese, vietando le operazioni di mining, cioè le attività che attraverso software di calcolo memorizzano le transazioni online in blocchi, le elaborano e individuato uno specifico codice univoco, procedono affinché il blocco venga eseguito e il processo di emissione della moneta completato. Inoltre, ha ordinato alle principali banche di non fare affari con le società di criptovalute.

A fine giugno il governo cinese ha ordinato alla Beijing Qudao Cultural Development Co Ltd di sospendere le operazioni e ne ha disattivato il sito. Questo ha provocato grande oscillazione nel bitcoin dato che circa il 65% del mining mondiale avviene in Cina. E sono piovute altre decisioni: Pechino ha ordinato di chiudere tutte le operazioni di mining di criptovalute nel paese; e la Banca Popolare Cinese ha anche richiesto alle società di pagamento e alle banche di chiudere i conti delle persone coinvolte nelle transazioni crittografiche.

Dal punto di vista dell’economia reale, al momento l’e-CNY sembra essere pensato per i pagamenti al dettaglio all’interno della Cina. Nell’ottobre 2020 Pechino ha iniziato una serie di programmi sperimentali su larga scala per l’utilizzo dell’e-CNY. Al momento le sperimentazioni hanno coinvolto 11 regioni cinesi e 2.1 milioni di abitanti. Fan Yifei ha dichiarato giovedì 8 luglio che le Olimpiadi invernali 2022 di Pechino saranno sicuramente un campo di prova importante per testare le potenzialità dell’e-CNY. Questo non esclude che nel futuro possano essere utilizzate per transazioni cross-border così come afferma Wang Xin, alto funzionario della Banca Popolare Cinese.

Resta da capire come questo nuovo strumento si potrà piazzare rispetto ai pagamenti elettronici effettuati con le piattaforme Alipay e Wechat. Nel novembre 2020, la banca centrale ha riportato transazioni per un valore di 4milioni e-CNY. Da parte loro, nel 2018 TenPay e Alipay hanno riportato 1.2 miliardi di transizione. Inoltre, bisogna considerare che dopo la pandemia da covid-19, il 28 febbraio scorso l’associazione cinese Payment & Clearing ha lanciato un programma per incentivare le persone all’utilizzo di pagamenti tramite cellulare e QR code così da limitare il rischio di infezione.

Le piattaforme online raggiungono transizioni giornaliere per un valore di 1.354 miliardi, con una crescita annua del 54.6%. Nonostante la penetrazione massiccia nel mercato cinese, le transazioni tramite cellulare hanno raccolto dubbi soprattutto per l’atteggiamento delle società che forniscono il servizio. Molti politici cinesi considerano queste società poco affidabili dato i loro precedenti nel violare le richieste del governo per i dati finanziari e nell’ignorare i regolamenti. La fiducia è un importante elemento da tenere in considerazione e potrebbe giocare a favore dello e-CNY, che essendo garantito direttamente dalla Banca Popolare Cinese, è percepito come sicuro. Altri fattori potrebbero favorire l’utilizzo dell’e-CNY su Alipay e WeChat: l’e-CNY permette le transazioni off-line e richiede solo di avere un portafoglio digitale, mentre Alipay e WeChat necessitano che gli utenti abbiano accesso ad un conto corrente bancario, limitandone l’utilizzo nelle aree rurali della Cina.

Non c’è solo il lato positivo. È necessario, infatti, trovare il giusto equilibrio in modo da evitare abusi dei dati personali mentre si garantisce l’integrità del sistema da crimini finanziari e riciclaggio. A tutela della privacy, la soluzione utilizzata dall’e-CNY è la seguente: schermare l’identità dell’utente con l’attribuzione di una chiave pubblica come ID digitale, emessa dall’operatore di telefonia mobile. In questo modo la banca centrale non avrà accesso ai dati personali – o quantomeno questa è la posizione ufficiale.

Altra preoccupazione è data dal possibile impatto che potrebbe avere l’utilizzo dell’e-CNY sul dollaro americano. Infatti, ad oggi la maggior parte delle transazioni internazionali vengono effettuate con il dollaro come intermediario, tramite l’utilizzo del sistema SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications). Al contrario, l’utilizzo dello yuan digitale annullerebbe la necessità dello SWIFT e quindi del dollaro. In molti si chiedono se, essendo la Cina principale partner commerciale di ben 120 paesi ed offrendo l’opportunità di effettuare transazioni senza sottostare ad inutili rischi finanziari dovuti al mercato dei cambi, lo yuan digitale potrebbe in futuro soppiantare il dollaro. Sicuramente potrebbe costituirne un’alternativa, avendo ripercussioni politiche rispetto alle sanzioni internazionali di paesi e/o singole società. L’utilizzo dello e-CNY potrebbe far perdere il potere contrattuale del dollaro nell’impedire le transizioni tra le società cinesi e paesi soggetti a sanzioni da parte degli USA come Iran, Nord Corea, Russia, senza un grande cambiamento nei meccanismi di controllo del capitale, ma semplicemente utilizzando il circuito dello stesso e-CNY.

Al di là delle supposizioni, e date le potenzialità già verificate nel mercato interno, alcune banche centrali stanno collaborando per favorire l’implementazione di transazioni cross-border più efficienti. È il caso de “mCBDC Bridge” un Progetto dell’Innovation Hub della Banca dei Regolamenti Internazionali a cui collaborano Cina, Hong Kong, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti. L’obiettivo è quello di ridurre i costi delle transazioni, aumentarne la trasparenza e abbattere la complessità normativa.

La questione di un possibile quadro multilaterale basato su regole comuni per quanto riguarda le monete digitali rimane aperta. Ma, come per l’attuale situazione riguardo al commercio digitale transfrontaliero, i paesi si stanno unendo in piccole coalizioni, cercando di “tagliare e incollare” gli standard digitali in accordi di libero scambio bilaterali o regionali.

 

 

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