Il dilemma della sicurezza energetica cinese

In occasione del 13° Congresso Nazionale del Popolo a marzo, Il Presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato che la transizione energetica del paese si baserà sul principio di “stabilire il nuovo prima di distruggere il vecchio” (Yin, 2022). Si tratta di una parafrasi del celebre motto che risale alla Rivoluzione Culturale “distruggere il vecchio prima di stabilire il nuovo”. La rivisitazione invertita della citazione custodisce l’approccio strategico che la Cina vuole adottare per la transizione energetica: evitare di concentrare gli sforzi di decarbonizzazione sulla riduzione dell’offerta di combustibili fossili, per non incrinare la propria sicurezza energetica, e  investire a sufficienza in fonti energetiche a basse emissioni di carbonio, facendo tesoro della lezione fornita dall’attuale crisi europea.

Come ha ricordato sulle colonne di Aspenia Michal Meidan (2022), la strategia cinese alla transizione energetica si inserisce nel quadro degli impegni a raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030, per poi conseguire la neutralità carbonica entro il 2060, così come delineato nel 14° Piano quinquennale e nei documenti “1+N”[1]. Bisogna però fare menzione del fatto che tali impegni sono stati presi a settembre 2020, nel pieno della ripresa economica seguita alla crisi pandemica. Le sfide successive sono state tuttavia notevoli, considerando la crisi dei carburanti nel 2021[2] – che ha comportato blackout in diverse province -, i prezzi di petrolio, gas e carbone a livelli record e il conflitto ucraino che sta mettendo a dura prova il mercato energetico globale. Già durante le “Due Sessioni” (Lianghui, 两会) di marzo ci si aspettava che la transizione verso le energie rinnovabili venisse posticipata nel breve termine, nell’interesse della stabilità e della sicurezza energetica (Brunswick, 2022).

Pannelli solari formano panda giganti nella contea di Datong in Cina

 

Il 14°  Piano Quinquennale in chiave energetica

Il 14° Piano Quinquennale per un Sistema Energetico Moderno stabilisce le direttrici dello sviluppo industriale dal 2021 al 2025. Il piano è stato pubblicato lo scorso marzo a firma della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC) – l’ente nazionale per la pianificazione economica – e dell’Amministrazione nazionale per l’energia (NEA – l’ente regolatore per il settore energetico). Una delle maggiori differenze tra il 14° piano quinquennale e i precedenti è che, invece di essere titolato come “piano per lo sviluppo energetico”, si intitola “piano per un sistema energetico moderno”. Il cambio di paradigma indica la volontà di accelerare lo sviluppo di un sistema energetico in linea con un sistema economico moderno, ovviamente “con caratteristiche cinesi” – ricordiamo infatti che quella della Repubblica Popolare Cinese è un’economia socialista di mercato (社會主義市場經濟, 社会主义市场经济, Shèhuìzhǔyì Shìchǎng Jīngjì). In particolare, il 14° Piano Quinquennale identifica diversi obiettivi a lungo termine (fino al 2035) per il raggiungimento di una  “modernizzazione a tutto tondo con caratteristiche socialiste”, come descritto nella prima parte del documento. Questi obiettivi si concretizzano principalmente nella transizione verso la “dual circulation economy”, ossia accrescere la dipendenza dall’economia domestica mantenendo i legami con l’economia globale, in una rinnovata attenzione allo sviluppo tecnologico, alla ricerca scientifica e alla transizione energetica, così come a diminuire il divario di sviluppo tra aree urbane e aree rurali. Come ricorda Carbon Brief (2022), il piano è stato pubblicato nello stesso giorno in cui il vice-premier cinese Han Zheng (韩正) ha sottolineato l’importanza di un uso “pulito ed efficiente” del carbone[3]. Questa posizione è di particolare importanza, poiché evidenzia una riconsiderazione dell’uso del carbone nella transizione energetica cinese.

Poco dopo, il governo centrale ha pubblicato altri due piani nazionali dell’energia[4]: il primo si occupa dello stoccaggio energetico per i prossimi cinque anni, mentre il secondo definisce una strategia per l’idrogeno per il 2035. L’obiettivo generale è quello di accelerare lo sviluppo di un sistema energetico moderno, a basse emissioni di carbonio, sicuro e altamente efficiente. Il documento ribadisce gli obiettivi quantitativi del governo in merito alla produzione energetica di petrolio e gas, riaffermando il ruolo centrale del carbone.

 

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Meidan (2022) ricorda che nel dicembre 2021, in occasione dell’annuale Central Economic Work Conference, alla sicurezza energetica è stata data la massima priorità. A tal proposito il 14° Piano Quinquennale sottolinea il ruolo fondamentale del carbone, necessario a garantire sicurezza e flessibilità al sistema energetico nazionale. Ciò risponde alla crescita della domanda di energia elettrica prevista nei prossimi anni. Come evidenziato nella precedente analisi di Aspenia, “Il dibattito cinese sulla sicurezza energetica si è a lungo incentrato sull’accesso alle fonti fossili e sul connesso rischio geopolitico”. Infatti il 14° Piano Quinquennale per un Sistema Energetico Moderno è datato 29 gennaio, prima della crisi ucraina che ha determinato la crisi attuale della supply chain energetica globale: ma le crisi dello scorso autunno aveva già reso la sicurezza energetica una priorità per la sicurezza nazionale cinese (Jiang and Gao, 2022). Inoltre, il 14° piano enfatizza lo sviluppo di progetti upstream (ricerca, estrazione e produzione) di petrolio e gas sul territorio nazionale, lo sviluppo di una proiezione commerciale globale e la cooperazione internazionale. Il piano ha anche evidenziato il ruolo del gas nel futuro sistema energetico cinese (Yin, 2022).

La mancanza di un “tetto” formale al consumo totale di energia, di carbone e di elettricità è forse una delle parti più problematiche del Piano Quinquennale. Tuttavia, viene esplicitamente fissato l’obiettivo che le fonti rinnovabili coprano il 39% della produzione totale di energia elettrica entro il 2025, e che l’energia elettrica rappresenti il 30% del consumo totale di energia sempre entro il 2025 (Carbon Brief, 2022). Detto questo, sebbene l’utilizzo di fonti rinnovabili sia incoraggiato, il Piano non include obiettivi specifici di capacità installata (la potenza massima erogabile da un impianto di generazione) entro il 2025 per raggiungere gli obiettivi appena citati, né ribadisce l’annuncio fatto da Xi Jinping che entro il 2030 la Cina installerà 1.200 GW di capacità eolica e solare (Oxford Institute for Energy Studies, 2021).

 

Le rinnovabili

Per inquadrare il settore delle rinnovabili cinese, si ricordi che è dall’attuazione della legge sulle energie rinnovabili nel 2006 che la Cina è entrata in un periodo di rapido sviluppo delle fonti rinnovabili. APEC Energy Overview (2021) segnala che nel 2010 la quota delle fonti rinnovabili sul consumo totale di energia era del 5,2%; mentre nel 2018 era dell’8,4%, con un aumento del 61%. La Cina dovrebbe aumentare la sua quota di energie rinnovabili del 2% nel periodo 2018-2030 per ottenere un raddoppio tra il 2010 ed il 2030. Per raggiungere obiettivi simili, nei precedenti documenti programmatici, la Cina ha posto l’accento sulla costruzione di nuovi impianti di produzione da fonti rinnovabili.

Ad ogni modo, nella corsa alle rinnovabili la Cina ha assunto un protagonismo assoluto nella produzione e nell’impiego di tali tecnologie,  dominando diversi anelli chiave della catena di approvvigionamento globale. Come emerge dal paper The Great Tech Rivalry: China vs the US del Belfer Center di Harvard (2021), dalla produzione di meno dell’1% dei pannelli solari nel 2000, la Cina fornisce oggi il 70% dei pannelli solari a livello globale. Quattro dei primi dieci produttori mondiali di turbine eoliche sono cinesi e controllano il 40% del mercato globale. La Cina detiene anche un quasi-monopolio su molti delle risorse chiave per produrre batterie e altre tecnologie verdi, tra cui litio (50% della produzione globale), polisilicio (60%), terre rare (70%) e loro raffinazione (90%), la grafite naturale (70%) e raffinazione del cobalto (80%). E dove il Dragone non dispone di risorse interne, se le è assicurate all’estero. Lo studio sottolinea infatti come “le compagnie cinesi controllano 8 delle 14 maggiori miniere di cobalto della Repubblica Democratica del Congo (che rappresentano il 30% della produzione globale) e una partecipazione del 51% nella più grande riserva di litio del mondo”.

 

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Inoltre, per quanto riguarda l’accumulo di energia, il New Energy Outlook di Bloomberg stima che la Cina controlli “l’80% della raffinazione delle materie prime delle batterie, il 77% della capacità di produzione di celle e il 60% della produzione di componenti per batterie”. L’insieme di questi vantaggi lungo tutti gli anelli della catena di approvvigionamento dell’energia rinnovabile danno un grande vantaggio competitivo alla Cina, rendendola effettivamente un leader globale per il prossimo futuro in questo settore. È significativo considerare come queste risorse non solo pongano la Cina come top producer di green tech nel mercato globale, come nel caso dei veicoli elettrici, ma anche per far fronte al consumo domestico cinese.[5]

Tuttavia, l’accesso a tale volume di risorse, essenziali per la catena del valore delle rinnovabili, non basta ad esaurire le sfide che la Cina deve affrontare per garantire la propria sicurezza energetica. In aggiunta al mantenimento delle fonti fossili all’interno del mix energetico nazionale, sono necessari sviluppi per quanto concerne la rete di distribuzione energetica e la relativa governance.

 

Una transizione lenta e la necessità di maggior coordinamento a livello di governance

Già nel 13° Piano Quinquennale la Cina ha introdotto la politica del “doppio controllo” (Shuāngchóng kòngzhì, 双控制度), ossia un meccanismo per ridurre il consumo di energia, secondo cui alle diverse province cinesi viene fissato un target per il consumo totale di energia, richiedendo che il consumo di energia per unità di PIL – l’intensità energetica – fosse ridotto del 15% entro il 2020 rispetto al 2015[6]. Il Consiglio di Stato ha poi suddiviso gli obiettivi nazionali di “doppio controllo” in obiettivi per le singole province. Tuttavia, molte province hanno riscontrato che gli obiettivi non erano realistici, determinando casi in cui il consumo di energia elettrica è stato forzatamente ridotto e arrivando persino al taglio dell’elettricità. Il 14° Piano Quinquennale mantiene lo stesso sistema di “doppio controllo” in alcune province e gli attuali sistemi di “doppio controllo” del sistema energetico rimarranno probabilmente il metodo principale di controllo delle emissioni (Jiang, 2022).[7]

Mentre il carbone ha ricevuto molta attenzione nel 14° Piano Quinquennale, non sono stati forniti obiettivi chiari per le rinnovabili, limitandosi a dire che tali fonti energetiche dovrebbero rappresentare il 39% della produzione totale di energia entro il 2025.

La contraddizione più grande oggi è tra un sistema energetico vecchio e la necessità di sviluppare nuovi tipi di energia. Se non lo si fa in modo adeguato, si possono verificare problemi di sicurezza e stabilità degli approvvigionamenti. Ma costruire nuovi sistemi energetici e di alimentazione significa modificare quelli già esistenti: un compito complesso e di ampio respiro. Nonostante il Piano Quinquennale fornisca delle direttive che vanno in questa direzione, mostrando dunque la volontà di accelerare il processo di transizione energetica del Paese, mancano direttive specifiche per risolvere i problemi di natura interregionale in modo efficace e sostenibile per le diverse province cinesi. Inoltre, l’attuale complessa situazione in cui si trova il mercato energetico globale contribuisce a rallentare ulteriormente il processo di transizione energetica.

Inoltre, la governance dell’energia in Cina manca di un coordinamento interregionale, il che significa che le risorse non sono allocate in modo efficiente. Per queste ragioni è necessaria una riconfigurazione della rete. Il nuovo piano fornisce una prima risposta a tale esigenza concentrandosi sia sull’integrazione tra produzione centralizzata da rinnovabili su larga scala, sia sull’installazione di molti impianti più piccoli e sparsi (Yin e Yep, 2022). Una delle prioritá per i prossimi cinque anni per quanto riguarda la crescita delle energie rinnovabili sará dunque anche lo sviluppo di una rete più efficiente che faciliti il trasporto di elettricità “green” dalle province del nord-ovest e del centro – che per loro natura sono ricche di produzioni idroelettrica, solare ed eolica – alle regioni costiere densamente popolate, nonché facilitare l’interconnessione di zone più remote, come Guizhou, Sichuan e Tibet (Yin e Yep, 2022). La sfida a cui far fronte non è solo quella di soddisfare il fabbisogno domestico, ma anche la necessità di riformare un sistema energetico vecchio, che renda più competitive le rinnovabili e che agevoli gli investimenti green.

In sintesi, dalla Repubblica Popolare possiamo aspettarci un graduale progresso verso gli obiettivi stabiliti per il 2030 ed il 2060, ma questo sarà molto lento: l’incerto scacchiere geopolitico, di cui il mercato energetico deve tener conto, sposta la priorità sul tema della sicurezza piuttosto che della sostenibilità.

 

 


Ringraziamenti

Gli autori ringraziano la Dott. ssa Giulia Sciorati per il prezioso feedback e scambio di opinioni.

 

 


Bibliografia

  • APEC Energy Overview (2021)
  • Brunswick (2022) 2022 Two Sessions: Ensuring Stability Amid Global Uncertainty.
  • Carbon Brief (2021) Q&A: What does China’s 14th ‘five year plan’ mean for climate change?
  • Carbon Brief (2022) 14FYP energy plan; More plans on energy storage and hydrogen; China’s emissions analysis
  • Harvard Kennedy School Belfer Center (2021) The Great Tech Rivalry: China vs the US.
  • Meidan Michal (2022) La transizione energetica cinese procede con il passo del gambero, Aspenia
  • Oxford Institute for Energy Studies (2021) Key issues for China’s 14th Five Year Plan.
  • Oxford Energy Forum (2022) The 2021 energy crisis: Implications for China’s energy market and policies – Issue 131
  • Reuters (2022) China says a third of electricity will come from renewables by 2025. Available at: https://www.reuters.com/business/sustainable-business/china-says-third-electricity-will-come-renewables-by-2025-2022-06-01/
  • Xinhua News Agency (2022) Han Zheng stressed at the symposium on clean and efficient utilization of coal (韩正在煤炭清洁高效利用工作专题座谈会上强调加强统筹谋划确保安全保供推动煤炭清洁高效利用不断迈上新水平), Available at: https://xhpfmapi.xinhuaxmt.com/vh512/share/10677124?channel=weixinp
  • Yifan Jiang, Baiyu Gao, Geall Sam (2022) China’s Five Year Plan for energy: One eye on security today, one on a low-carbon future, China Dialogue
  • Yin Ivy, Yep Eric (2022) Establish the new before destroying the old, S&P Global Commodity Insights
  • People’s Republic of China 14th Five-Year Plan for National Economic and Social Development and Long-Range Objectives for 2035
  • 13th Five-Year Plan for Economic and Social Development of the People’s Republic of China
  • 14th Five-Year Plan on Modern Energy System Planning
  • People’s Republic of China National Development and Reform Commission (NDRC), “Improve the dual control system of energy consumption to ensure the completion of the “14th Five-Year Plan” goals and tasks – Interpretation of the “Program for Improving the Dual Control System of Energy Consumption Intensity and Total Volume” (完善能耗双控制度 确保完成“十四五”目标任务——《完善能源消费强度和总量双控制度方案》解读之二). Available at: https://www.ndrc.gov.cn/xxgk/jd/jd/202109/t20210922_1297199.html?code=&state=123

 

 


Note:

[1] “1” si riferisce all’approccio a lungo termine alla lotta al cambiamento climatico, compreso nella “Guida operativa per il picco dell’anidride carbonica e la neutralità del carbonio nella piena e fedele attuazione della nuova filosofia di sviluppo” pubblicata il 24 ottobre 2021. “N” si riferisce alle soluzioni per raggiungere il picco delle emissioni di carbonio entro il 2030, a partire dal Piano d’azione per il picco del biossido di carbonio prima del 2030 pubblicato il 26 ottobre.

[2] Alla fine del 2021, la Cina ha vissuto una grave crisi di approvvigionamento elettrico che ha colpito 20 province. L’attività industriale è stata limitata e in alcune aree anche le famiglie hanno subito interruzioni prolungate. Il Paese non è nuovo a periodiche carenze di approvvigionamento energetico e in molte interruzioni del passato le cause principali sono state lo scarso coordinamento delle politiche o lo scontro tra le forze di mercato e i piani e le misure amministrative del governo. Questa volta non è andata diversamente. Questo numero dell’Oxford Energy Forum analizza la crisi energetica del 2021 in Cina, le sue cause e le sue implicazioni per i mercati energetici nazionali e per la transizione energetica a basse emissioni di carbonio del Paese. Si veda Oxford Energy Forum (2022) The 2021 energy crisis: Implications for China’s energy market and policies – Issue 131.

[3] https://xhpfmapi.xinhuaxmt.com/vh512/share/10677124?channel=weixinp

[4] “Notice of the National Energy Administration of the National Development and Reform Commission on Printing and Distributing the “14th Five-Year Plan” New Energy Storage Development Implementation Plan (http://zfxxgk.nea.gov.cn/2022-01/29/c_1310523208.htm) e 2) “Medium and long-term plan for the development of hydrogen energy industry (2021-2035)” (https://zfxxgk.ndrc.gov.cn/web/iteminfo.jsp?id=18747).

[5]https://www.reuters.com/business/sustainable-business/china-says-third-electricity-will-come-renewables-by-2025-2022-06-01/

[6] https://www.climatepolicydatabase.org/policies/13th-five-year-plan-2016-2020 13th Five-Year Plan (2016-2020).

[7] https://www.ndrc.gov.cn/xxgk/jd/jd/202109/t20210922_1297199.html?code=&state=123 “Improve the dual control system of energy consumption to ensure the completion of the “14th Five-Year Plan” goals and tasks – Interpretation of the “Program for Improving the Dual Control System of Energy Consumption Intensity and Total Volume”, NDRC.

 

 

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