Gli accadimenti di questi ultimi anni hanno messo in discussione lo stile di vita delle società più abbienti e tecnologicamente avanzate sotto diversi punti di vista. Rendendosene consapevoli, ci si dovrebbe chiedere quale sia il più appropriato significato e l’applicabilità della parola “sostenibile”. Prendiamo ad esempio il caso della sicurezza alimentare, tema che trova sempre più spazio sia nei media che nei consessi regionali ed internazionali.
La situazione corrente dipinge un quadro non roseo. Gli ultimi rapporti pubblicati dall’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, lanciano segnali allarmanti circa la condizione del suolo ed il deterioramento delle sue condizioni future – e da cui dipende in parte la produzione alimentare. Allo stesso tempo, il sistema globale di catene di approvvigionamento soffre di stalli e difficoltà logistiche ulteriormente aggravate dagli effetti della pandemia, causando scarsità di approvvigionamenti ed aumento dei prezzi dei beni.
A questa già precaria situazione, se ne aggiunge un’ulteriore data dal conflitto in Ucraina: entrambi i paesi coinvolti dalla guerra, appunto Ucraina e Federazione Russa, ricoprono un ruolo sostanziale in quanto esportatori netti di prodotti agricoli e fornitori nei mercati mondiali di prodotti alimentari e fertilizzanti per un numero importante di paesi.
Come evidenziato da un recente rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), nel 2021 le esportazioni di grano da parte della Federazione Russa e dell’Ucraina in modo combinato hanno rappresentato circa 30% del mercato globale ed il 55% della fornitura globale di olio di girasole. Quasi 50 paesi dipendono dalla Federazione Russa e dall’Ucraina per almeno il 30% del fabbisogno di grano importato. Di questi, 26 paesi riforniscono oltre il 50% delle loro importazioni di grano da i due paesi sopracitati.
In tale contesto, questa guerra avrà molteplici implicazioni per i mercati globali e la sicurezza alimentare, rappresentando un problema per la sicurezza alimentare per molti paesi, e in particolare per i paesi fortemente dipendenti dalle importazioni di cibo a basso reddito e per i gruppi di popolazione più vulnerabili.
Leggi anche: Gli arabi non rinunceranno al pane senza ribellarsi: il Medio Oriente a rischio
Nell’attuale contesto globale, il percorso per raggiungere la sicurezza alimentare appare ancor più complicato che nel recente passato, in quanto alle conseguenze dei cambiamenti climatici si aggiungono azioni principalmente causate in modo diretto dall’azione umana. Diversi governi chiamati a reagire a tali difficoltà riflettono se sacrificare il processo di sostenibilità alimentare di fronte all’emergenza presente.
L’Unione Europea rappresenta una delle aree geografiche più avanzate in termini di riforme normative votate alla sostenibilità nel settore alimentare. Sotto l’egida del Green Deal lanciato nel dicembre 2019 con lo scopo di combattere gli effetti cambiamenti climatici e il degrado ambientale sull’intera economia europea, la Commissione ha annunciato politiche mirate, come ad esempio nella strategia Farm to Fork del maggio 2020, per rendere i sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente.
Mentre un quadro legislativo per sistemi alimentari sostenibili è attualmente in fase di elaborazione a Bruxelles, con la promessa di essere adottato alla fine del 2023, l’attuale crisi derivante dalla guerra in Ucraina ha minacciato le catene di approvvigionamento alimentare e ha sollevato interrogativi sugli attuali sforzi di sostenibilità del processo legislativo dell’UE. Difatti, il 23 marzo 2022, la Commissione avrebbe dovuto presentare la sua proposta di riforma della Direttiva Europea sull’Uso Sostenibile dei Pesticidi, cosa che tuttavia non è avvenuta, nonostante fosse pronta per la pubblicazione secondo fonti interne. I Verdi al Parlamento Europeo hanno dichiarato che questo rappresenterebbe un esempio di come gli attuali sforzi nelle riforme volte al tema della sostenibilità possano essere interrotti da situazioni esterne e causate dall’intervento umano. Un ulteriore esempio viene offerto dalla richiesta della presidenza francese di turno al Consiglio di dare la priorità alla produttività rispetto agli obiettivi dell’agricoltura sostenibile nel Green Deal per far fronte agli effetti a catena dell’invasione russa dell’Ucraina.
Ecco perché a questo punto parrebbe opportuno interrogarsi sulle caratteristiche e sulle applicazioni pratiche del concetto di sostenibilità. Per rispondere a questa domanda, è opportuno partire dalle origini, ovvero dalla sua etimologia. Dal latino, il verbo sustineo si traduce con «reggere, tenere su, non lasciar cadere […] far si che una certa cosa duri o sussista». In tempi più recenti, tale termine continua ad avvalorarsi nel suo significato originale e viene applicato al concetto di sviluppo sostenibile a seguito della pubblicazione nel 1987 del Rapporto “Our Common Future”, prodotto dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo (World Commission on Environment and Development). La definizione che ne viene offerta è la seguente: “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Inoltre, secondo il glossario predisposto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), sostenibilità è “la continuità dei benefici prodotti da un intervento di sviluppo dopo la sua conclusione e la probabilità di ottenere benefici di lungo periodo. Il criterio verifica inoltre la resistenza al rischio dei flussi di benefici netti nel corso del tempo”.1 Dai primi anni ‘90 del secolo scorso, infatti, il concetto di sostenibilità ha ricevuto una crescente attenzione. Ma “sostenibile” rispetto a cosa?
Leggi anche: Il principio di sostenibilità
Le considerazioni che sorgono dinnanzi all’aggettivazione delle questioni globali, regionali e nazionali dovrebbero comprendere valutazioni sia di problemi di sicurezza procurati dall’attività umana sia di sicurezza concernenti le conseguenze del cambiamento climatico.
Prendendo appunto come esempio la questione della sicurezza alimentare, un sistema alimentare sostenibile dovrebbe essere resiliente, prendendo in considerazione tutte le dovute ipotesi di rischi che possono verificarsi, che siano legati al panorama dei cambiamenti cimatici o al nostro sistema economico globalizzato. Significherebbe quindi, innanzi tutto proporre una visione di lungo periodo che promuove lo sviluppo, privilegiare ed incentivare processi che rispettino l’ambiente ed operino all’interno delle planetary boundaries cercando di minimizzare le conseguenze negative ma allo stesso tempo tenendo a mente la caratterizzazione globale del nostro sistema economico, che in quanto fortemente interdipendente necessita di “azioni cuscinetto”, soprattutto in condizioni di crisi.
È evidente che il concetto di sostenibilità debba essere rivalutato nella sua complessità, tenendo conto della sua caratterizzazione di lungo periodo. Non si rileva ottimale portare avanti proposizioni green solo nel momento in cui il mondo (vedi principalmente paesi sviluppati) sembra avviato lungo una traiettoria relativamente buona di crescita. Ed inoltre non si può pensare che la transizione green possa essere applicata allo stesso modo per tutti i paesi, i quali certamente non partono da condizioni comuni. Ed infine, per una visione olistica e di lungo periodo volta allo sviluppo e alla prosperità diffusa, non si può pensare di accantonare i progetti green nel momento in cui avviene una rottura nel sistema globale totalmente caratterizzata dall’azione umana.
In sostanza, è come se con la “sostenibilità” avessimo finora elaborato un concetto realmente importante e utile per impostare scelte di policy, ma senza catturarne appieno le sue molteplici ramificazioni: un criterio certamente fondamentale per la transizione verde, ma forse non sufficientemente collegato ai fenomeni economici, sociali e politici di un mondo fortemente interdipendente ed interconnesso. Anche se la globalizzazione che abbiamo conosciuto dai primi anni ’90 dovesse subire una battuta d‘arresto o perfino una regressione, la pandemia e la guerra in corso in Ucraina ci hanno ricordato drammaticamente che il sistema internazionale rimane strettamente interconnesso.
Nota:
1 https://stats.oecd.org/glossary/detail.asp?ID=2625 e Zupi, Marco. (2014). Significati idee e politiche di sostenibilità. 10.13140/2.1.1536.2884.