I risultati del primo turno si prestano a varie letture, ma si deve comunque partire dal dato dell’astensionismo: con una media record del 53,6 per cento degli iscritti a votare, e punte del 58,4 per cento in Lorena, fra desertificazione urbana e villaggi dimenticati. L’Ump, col 26,1 per cento, registra così il punto più basso nei consensi elettorali per il partito di governo dall’inizio della Quinta repubblica. Rispetto alle presidenziali del 2007, quando Sarkozy vinse col 53,06 per cento, si calcola che abbia perso 6,3 milioni di voti, pari a un calo del 56 per cento. Il Partito socialista di Martine Aubry è arrivato in testa col 29,1 per cento dei voti ed è dunque il primo partito sul piano locale, anche se rispetto alle presidenziali del 2007 ha subito una perdita di 4,9 milioni di voti, pari a un calo del 51 per cento. In vista del secondo turno ha stretto un’alleanza coi verdi di Europa ecologia, che al primo turno hanno ottenuto il 12,3 per cento diventando la terza forza, ma nonostante la tregua di un anno, sono in molti a temere che si tratti di solo di un accordo meramente tattico, viste le differenze che li separano sia nei programmi sia nell’impostazione.
La vera sorpresa del primo turno, sottovalutata dai sondaggi, è il ritorno in auge del Fronte nazionale, il partito di estrema destra dell’ottantunenne Jean-Marie Le Pen e di sua figlia Marine.Dato per morto nel 2007, è risorto secondo alcuni per effetto della campagna sarkozysta sull’identità nazionale, per altri come conseguenza della crisi economica, che oggi colpisce il potere d’acquisto dell’elettorato popolare, spingendo la disoccupazione oltre la soglia del 10, vanificando così le promesse sarkozyste. Di fatto, con l’11,5 per cento dei voti, il Fronte nazionale può infliggere un’azione di disturbo nei confronti della destra moderata, con effetti che esulano dalle regionali, per investire la stessa scelta dei presidenziabili nel 2012.
Come detto, la principale incognita del voto di domenica resta il partito dell’astensione, vero vincitore del primo turno di domenica scorsa. Alcuni osservatori, come Gérard Slama sul Figaro, parlano di iper-astensionismo, spiegando il fenomeno come l’effetto di un’indifferenza civile, portato a sua volta della complessità del voto. In effetti, le regioni in Francia, diversamente dal comune o dai dipartimenti, non sono un’istituzione molto sentita; e da quando il governo ha annunciato la riforma degli enti locali, sono nel mirino di quanti vorrebbero ridurne le funzioni per abbattere il deficit delle finanze pubbliche. Create nel 1982 con le leggi di decentralizzazione volute da Gaston Defferre, hanno compiti spesso pletorici e contraddittori rispetto a quelli dei dipartimenti. Inoltre, soggette a suffragio universale solo dal 1986, quest’anno, per la prima volta, le regionali non sono associate ad alcun altro tipo di elezione, cantonale, amministrativa o politica. A queste circostanze si deve aggiungere il sistema elettorale: proporzionale di lista con premio di maggioranza e a due turni, cioè molto legato alle consorterie di partito, più che alle personalità dei singoli candidati. Tutto ciò contribuisce a spiegare il disinteresse del corpo elettorale. Vedremo se il secondo turno lo confermerà.