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Il quadro egiziano verso le elezioni presidenziali

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A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, la transizione egiziana appare sempre più incerta.

A rallentare il percorso è ora la composizione dell’assemblea che avrà il compito di redigere la nuova costituzione. La battaglia sulla costituente ha toccato il suo apice il 24 marzo quando Saad El-Katatny, membro del Partito della Fratellanza musulmana e speaker del parlamento, ha annunciato la lista dei futuri redattori.

All’origine della crisi la scelta delle proporzioni tra esponenti parlamentari e membri della società civile, e l’equilibrio tra i membri del Parlamento. Cinquanta delle cento persone nominate appartengono all’attuale parlamento neoeletto: venticinque alla Fratellanza musulmana, undici al gruppo salafita più estremista, tre allo storico partito nazionalista Wafd e i rimanenti, fatta eccezione per quattro indipendenti, ad altri partiti minori. L’assemblea legislativa ha poi selezionato i restanti membri tra figure esterne. Nella lista compaiono sei donne e sei copti, minoranza cristiana che rappresenta il 10% della popolazione egiziana. Tra quanti dovrebbero rappresentare queste “minoranze” si trovano anche Fatima Abu Zeid, nipote di un importante membro del direttivo della Fratellanza, e Rafiq Habibi, professore copto già vicepresidente del Partito degli Ikhwan, i Fratelli musulmani. In aggiunta, secondo  Abdel-Rahman Hussein, giornalista del quotidiano Al-Masry al-Youm, una buona parte di quanti  dovrebbero occuparsi di questioni finanziarie provengono da banche islamiche o sono uomini di affari affiliati alla Fratellanza.

Come era prevedibile, la rosa dei nomi presentata da Katatny ha scatenato le critiche di quanti accusano gli islamisti di voler monopolizzare il processo costituente. Il  fatto che le critiche siano numerose e di provenienza eterogenea ha messo in seria difficoltà la Fratellanza musulmana.

Consci dell’importanza che la nuova Carta avrà nel determinare l’avvenire del paese, il tycoon copto Naguib Sawiris e numerosi altri esponenti di partiti liberali temono che una costituzione redatta da forze islamiste non garantirà i diritti di tutti. Per questo Amr Hamzawy e Amr Shobaky, deputati indipendenti laici, hanno deciso di cancellare il loro nome dalla lista dei costituenti. A seguire il loro esempio sono stati anche Ahmed Harara, un giovane rappresentate delle forze rivoluzionarie di piazza, e due esponenti copti, Nabil Merhen e Magdy Shenouda.  La chiesa copta ha chiesto inoltre che venga aggiunta nel nuovo testo una clausola che permetta ai cristiani di praticare liberamente i loro riti e di applicare la loro giurisprudenza in questioni personali che rimandano al loro credo, come quelle relative al matrimonio. Solidale con le istanze liberali minoritarie è stata anche Al-Ahzar, la massima autorità dell’Islam sunnita, che, giudicando inappropriata la lista dei costituenti, ha deciso di ritirare il suo unico rappresentante, Nasr Farid Wasel. Secondo quanto dichiarato ad Al-Masry al-Youm da Mahmoud Azab, consigliere per il dialogo interreligioso del grande imam di Al-Ahzar, “qualora l’assemblea non fosse in grado di rappresentare le diverse anime egiziane, il nuovo testo non potrebbe realizzare le aspirazioni di modernità del paese. L’Egitto rischierebbe di essere dominato da una fazione particolare.”

Per superare questa impasse, a fine marzo Wahid Abdel Meguid, coordinatore del Partito degli Ikhwan, ha dichiarato che la Fratellanza avrebbe sostituito i nomi di alcuni islamisti con quelli di membri di organizzazioni politiche che si sentono sottorappresentate. Tuttavia, secondo l’Alleanza degli Egiziani rivoluzionari, questi cambiamenti non sarebbero sufficienti visto che “la selezione dei membri della costituente ha violato ogni regola di giustizia e di rappresentanza”.

Dato lo stallo politico, a prendere una decisione definitiva sulla costituente è stata una Corte amministrativa che ha giudicato la formazione presentata non idonea in quanto non rappresentativa dell’intera società egiziana. Salafiti a parte, gli islamisti hanno deciso di non contestare questa decisione, e il 18 aprile le diverse forze politiche egiziane sono arrivate a un accordo che ha ribaltato le decisioni precedenti: ben il 75% dell’assemblea costituente sarà composto da membri extraparlamentari. A questo punto la maggioranza parlamentare potrebbe decidere di selezionare nomi leali ai partiti al potere o invece cercare un consenso con tutte le altre forze politiche per aumentare il grado di rappresentatività. Ciò è reso ancora più urgente dalla minaccia dell’esercito di posticipare le elezioni presidenziali qualora non si superi l’impasse.. 

Anche se la battaglia sull’assemblea costituente ha evidenziato ulteriormente il confronto tra  islamisti e istanze civili, secondo Rabah el Mahdi, professore dell’Università americana del Cairo, la battaglia non dovrebbe essere sui nomi, ma sui criteri di selezione.  “All’interno di una costituente la lotta non dovrebbe vertere sulla rappresentazione politica, quanto su quella sociale. Ci si dovrebbe preoccupare di garantire la partecipazione di tutti i gruppi professionali e delle minoranze”, scrive sul quotidiano Al-Shorouk el Mahdi, che sottolinea l’importanza di trasformare lo scontro attuale in un processo di negoziato produttivo. “Le forze in disaccordo sulla formazione della costituente dovrebbero smettere di concentrarsi sui nomi, e concentrarsi sulle esigenze e i diritti che dovranno essere inclusi nella costituzione.”