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Sulla finanza Obama va nella direzione giusta, Intervista a Marco Onado

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Aspenia online: Nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, Obama ha difeso il salvataggio delle banche americane (non c’erano alternative ma non è piaciuto a nessuno, più o meno come una cura canalare – ha detto con una battuta). D’altra parte ha attaccato Wall Street, le banche e i banchieri con un doppio argomento: il sistema finanziario tende a tornare verso le vecchie pratiche, il credito alle imprese non è sufficiente. Quanto sono argomenti veri e quanto vengono utilizzati politicamente da Obama per recuperare il rapporto con la classe media?

Onado:
A mio parere si tratta di argomenti veri. Il salvataggio delle banche, giunti a quel punto, era indispensabile per evitare che il sistema finanziario implodesse. Allora sì che il credito si sarebbe inaridito per un tempo indefinibile, e si sarebbero bloccati i pagamenti con conseguenze per l’economia reale ancora più gravi di quelle che abbiamo visto. D’altra parte, il salvataggio di massa (è chiaro che Lehman Brothers è l’eccezione che conferma la regola) ha dimostrato che le banche hanno un vero e proprio diritto al salvataggio. La disciplina di mercato, nella sua forma più dura cioè il fallimento, per loro non vale. Ma, negli ultimi venti anni, lavoratori ed imprese avevano accettato la legge di mercato. I lavoratori hanno accettato una crescente flessibilità del lavoro e il rischio di perderlo del tutto. Le imprese hanno accettato l’idea di poter chiudere se qualcun altro è in grado di produrre a condizioni migliori. Non è in gioco solo il rapporto con la classe media americana: senza scomodare Jean-Jacques Rousseau, si è rotto un pezzo del contratto sociale.

Aspenia online:
Nel Discorso Obama non ha fatto proposte dettagliate sulla regolazione del sistema finanziario (le fa sulla politica fiscale, invece). Anche perché il disegno di legge in merito era stato già presentato la settimana precedente. Su che punti è fondato il piano Obama per le banche?

Onado:
La proposta è abbastanza aperta anche perché la sede naturale per mettere a punto le regole è il G20, e il Financial Stability Board è l’organo tecnico a ciò deputato. Il punto forte della proposta è il divieto per le banche che raccolgono depositi di impegnarsi in attività molto rischiose come il trading di titoli per conto proprio (posizioni speculative su titoli e derivati), la partecipazione di controllo in intermediari dediti al private equity o hedge funds. Tecnicamente la proposta non è di facile realizzazione e comunque richiede il consenso internazionale; altrimenti sarebbe fin troppo facile aggirarla attraverso banche controllate ubicate nei paesi che non applicano la regola. Il problema sollevato è però corretto: se non si controlla l’eccessiva capacità delle banche di generare rischi di questa portata, la probabilità di crisi rimane elevata e non più tollerabile

Aspenia online:
Colpisce il fatto che dopo avere tanto parlato di coordinamento nel G20, l’America si muova in realtà da sola. Il G20 discuterà di posizioni già prese sul piano nazionale. Anche l’Europa ha il problema di rivedere le proprie regole, con Basilea 3. Sono linee di azione che vanno in una direzione convergente o divergente?

Onado:
L’America non può non sapere che ogni azione di regolamentazione finanziaria va concordata in sede internazionale. Il timing della proposta è puramente dettato dalla politica interna, dopo lo schiaffo delle elezioni in Massachussets e prima del discorso sullo Stato dell’Unione. Ma l’iter parlamentare americano di una simile proposta è troppo accidentato perché si arrivi ad una legge prima che il G20 discuta i documenti del Financial Stability Board (che peraltro non prevedono la separazione per legge che piace a Paul Volcker). Ci sono due aspetti positivi della proposta di Obama: aver dato un segnale che occorrono misure drastiche; aver accelerato l’iniziativa politica in Europa. Quanto a Basilea-3, è anch’essa una riforma che riguarda tutti i paesi: quindi Europa, Usa e Giappone. E’ facile ora dire che Basilea ha fallito e non abbiamo bisogno di Basilea-3. Ma qual è l’alternativa? Tenerci Basilea-2 con tutti i suoi difetti? Smantellare tutto? E i requisiti di capitale delle banche come li garantiamo?

Further reading
Una finanza da mettere in riga, Marco Onado, Il Sole 24 Ore, 1 gennaio 2010
Il testo del discorso sullo stato dell’Unione, Barack Obama, 27 gennaio 2010