Il ruolo di al-Ahzar: la massima autorità sunnita e il futuro dello stato egiziano

La ricostruzione del sistema politico egiziano è un processo sul quale si sta concentrando l’attenzione di molti osservatori internazionali. Eppure, a influenzare la trasformazione in atto  è anche la relazione tra stato e religione. È dunque indispensabile osservare come si sta muovendo Al-Ahzar, la  massima autorità dell’Islam sunnita che, nata come una moschea, è diventata un’ istituzione statale e  un importante centro di istruzione universitaria.

Anche se alcuni sheikh – come Emad Effat, morto nelle manifestazioni contro la giunta militare lo scorso dicembre – hanno partecipato attivamente alla rivolta scoppiata il 25 gennaio 2011, Al-Ahzar non ha giocato un ruolo importante nella “primavera” egiziana. Tuttavia l’ondata di attivismo propagatasi per tutto l’Egitto è arrivata a coinvolgere anche i suoi studenti. Negli ultimi mesi, gli sheikh (i ministri religiosi) hanno colto l’occasione per richiedere maggior autonomia dallo stato, oltre ad affermare principi e norme sociali inclusivi in questa fase di complessa transizione per il paese.

È per questo che, su iniziativa del grande imam Ahmed Al-Tayyeb, un gruppo di intellettuali egiziani di varia estrazione politica e religiosa si è associato ad alcuni ulama (dotti di riconosciuta autorità) per chiarire il rapporto tra stato e religione e porre le basi di una corretta politica ispirata ai principi della sharia, la legge islamica.

Al-Azhar ha esposto il suo pensiero in tre documenti. Il primo, redatto lo scorso  giugno, ha per oggetto il futuro dell’Egitto.  Gli autori – si legge nel documento – “si sono ispirati alle opere dei grandi intellettuali egiziani che hanno partecipato allo sviluppo umano e hanno contribuito alla formazione di una rinnovata ragione egiziana e araba moderna”. Sulla scia di tali contributi, Al-Azhar ha definito i “principi che presiedono la comprensione delle relazioni tra Islam e Stato nella fase attuale, nel quadro di una strategia consensuale che disegni una forma moderna dello stato.”  Non si parla quindi di stato civile. “Nella nostra realtà, tale espressione crea un certo risentimento perché viene percepita come un qualcosa di contrario alla religione. Menzionando uno Stato moderno si intende un assetto democratico, costituzionale, pluralista, in grado di garantire libertà di opinione e pensiero” spiega ad Aspenia il teologo cairota Mohammed Esslimani.

Gli autori del documento chiedono poi che Al-Azhar torni ad essere indipendente dal potere politico, ricordando l’epoca in cui questa istituzione non era subordinata allo stato egiziano.  È stata infatti una legge del 1961 a portare Al-Azhar sotto il controllo dello stato, trasformandola in una struttura interna del ministero degli Affari Religiosi, contraendo la sua autonomia finanziaria e amministrativa e affidando al presidente della repubblica il compito di nominare il grande imam

A questo primo documento sono seguiti un testo di sostegno alla mobilitazione dei popoli arabi fratelli per la libertà e la democrazia e – lo scorso febbraio –  la dichiarazione sull’ordinamento delle libertà fondamentali, in cui sono state “gettate le fondamenta per definire le condizioni che garantiscano il progresso e spalanchino gli orizzonti del futuro” egiziano. Prendendo le distanze da altre scuole islamiche più conservatrici, Al-Azhar esprime in questo documento una dimensione nazionale e una internazionale, visto il contestuale riconoscimento della liceità del pluralismo interno all’islam e della qadasa (santità) delle altre due religioni monoteiste.

La dichiarazione, infatti, apre affermando la libertà di credo, considerata “una pietra angolare dell’edificio sociale moderno, garantita da testi religiosi dirimenti e da principi costituzionali e giuridici espliciti”. A livello politico, questo conduce al diritto di cittadinanza (muwatana) basato sull’uguaglianza assoluta nei diritti e nei doveri.  In aggiunta, citando il fondatore della scuola giuridica sunnita malekita,  Malik Ibn Anas, viene affermato un altro principio – spesso definito come “la regola d’oro dell’esegesi islamica” – secondo il quale “qualora ci sia conflitto fra la ragione e la tradizione, si deve preferire la prima e interpretare la tradizione secondo la ragione”.

La seconda libertà affermata è quella di opinione. Essa si “manifesta nell’esprimere  liberamente le proprie opinioni con tutti i mezzi di espressione.” Per garantire il rispetto delle diverse confessioni, la dichiarazione  sottolinea che “nessuno ha il diritto di fomentare tensioni confessionali o fanatismi settari in nome della libertà di espressione.”

Il documento afferma inoltre la libertà di ricerca scientifica, riconoscendo in essa la fonte del progresso, della crescita e della prosperità. Infine, Al-Azhar , istituzione che ha anche il potere di censurare opere ritenute offensive nei confronti dell’Islam,  assicura la libertà di creatività artistico-letteraria, considerando che le arti “mirano a fare crescere la coscienza della realtà, (…) educare i sensi umani, ampliare le capacità intellettive e approfondire l’esperienza di vita e di società propria dell’uomo.”

Le dichiarazioni di Al-Ahzar sono state accolte positivamente, sia in Egitto che all’estero, essendo chiaro il tentativo di creare quel consenso indispensabile al successo della transizione egiziana. Ad Al-Azhar viene anche riconosciuto il merito di aver trattato i valori islamici non come dei modelli ferrei ed opprimenti ma come principi che aprono e invitano alla libertà. 

Sebbene tale esplicita svolta dottrinale non garantisca di per sé l’applicazione dei principi liberali e democratici enunciati nei documenti, Al-Azhar ha registrato un successo politico che ha consolidato il sostegno dei suoi membri ma ha anche migliorato la sue reputazione tra le fila degli attivisti e dei protagonisti della rivolta del 2011.

Anche all’estero questo passaggio è ritenuto di grande importanza: “È la prima volta che un documento uscito dalla massima autorità dell’Islam sunnita riconosce l’importanza della ragione” spiega il leader del movimento islamista tunisino Rashid Ghannoushi. “ Al-Ahzar ha deciso di partecipare alla transizione egiziana e di gettare ulteriori semi per la crescita democratica nella regione.”

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